Il Mondiale? Almeno non ci intossicheremo un’altra estate

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1.
Ma fosse Ventura il solo responsabile?! Fosse lo stesso Tavecchio, solo lui, che è stato eletto dai maggiorenti del calcio italiano, dal “nostro” De Laurentiis, dallo Andrea Agnelli in giù. Se volessimo essere superficiali potremmo dire che Ventura sta a Tavecchio come Tavecchio sta a Lotito e via dicendo. Come se il problema del calcio Italiano fosse nato con Tavecchio e con Ventura e non affondi, invece, almeno dalla vittoria ai campionato del Mondo del 2006 ed anche prima. Come se il problema non fosse strutturale e non riguardasse la spropositata circolazione di denaro che gira nel mondo del pallone, da quando sono stati “inventati” agenti e procuratori, di cui non è neppure il caso di fare nomi. Dai più famosi ad una pletora di soggetti che arriva fino al calcio minore. Non c’è un solo giocatore che non abbia un agente o un procuratore, anche nei campionati di “Eccellenza”. E qui entrano anche gli stranieri, ma non come intende Salvini Matteo: non c’entrano niente con gli immigrati. Ci sono squadre di “scopritori” di talenti che battono l’Africa palmo a palmo e poi invadono i nostri campionati. Non sempre con campioni. Perché i campioni arricchiscono il calcio e non solo gli agenti ed i procuratori. A prescindere dagli stranieri “naturalizzati”, di cui sono pieni le nazionali di mezza Europa, continuo a sostenere che un’intelligente politica dell’integrazione porterebbe nuova linfa alla nostra società, ed anche al mondo dello Sport, dove non nascono più bambini e quando nascono sono figli di coppie “anziane”. Intanto, ogni domenica, non giocano più di trenta giocatori italiani in serie A, mentre i tesserati in serie A, sempre italiani, non sono più di 50. Questo numero esiguo davvero è la base di selezione per le nazionali. Incredibile. Solo ora, e non dai vertici, si comincia a dire che un limite all’utilizzo degli stranieri dovrebbe porsi nelle formazioni domenicali. E questo non c’entra niente con la famosa sentenza Bosman, che consente la libera circolazione dei giocatori europei. Da decisioni semplici come questa scaturirebbe l’“obbligo” per le squadre di “investire” seriamente nei vivai. Senza dimenticare che un campionato di serie A a venti squadre è un’offesa alla logica ed al buon senso. Basti vedere il divario che c’è, in punti, fra le squadre di metà classifica e quelle che lottano per non retrocedere. Naturalmente, la diminuzione del numero delle squadre di serie A provocherebbe un ridimensionamento a scalare fino ai campionati dilettanti. Ma tutto questo provocherebbe una vera rivoluzione…negli interessi di tanti, così come provvedimenti forti per eliminare lo scandalo delle presenze inquinanti di agenti e procuratori determinerebbe un sano “bagno di sangue”. Temo che non succederà niente, salvo la nomina di un allenatore di prestigio che abbia ben altra autorevolezza, e competenza, rispetto a quella del “povero” Ventura, che ha la sola colpa di aver accettato un ruolo, che non era alla sua portata davvero modesta. Oltre all’altra colpa che riguarda lo stile: non si è dimesso, probabilmente, per salvare qualche stipendio in più. Ma lo stile è come il coraggio di Don Abbondio: se uno non ce l’ha, non può darselo da solo. Intanto una conseguenza immediata: passeremo un’estate senza correre il rischio di “intossicarci” com’è accaduto per le figuracce ai Mondiali in Sud Africa ed in Brasile. Inascoltati campanelli d’allarme. Non cambierà niente, perché gl’interessi in ballo sono troppo forti! Poi, un buon allenatore con un po’ di logica in più, insieme all’invocato “stellone”, ci aiuterà, come spesso è accaduto, e tutto continuerà come prima. Mentre Lorenzo Insigne, suo malgrado, è diventato “eroe” nazionale mancato e si è distinto anche per la sua correttezza e per il suo stile. Con buona pace di alcuni “senatori” d’Italia, che ne avrebbero determinato l’esclusione.

2.
Ma perché si dà tanto spazio sulla stampa e nelle Tv alla vicende non qualificabili del PD napoletano?! È dovere di cronaca o “intelligenza” con il nemico, al secolo i populismi di ogni risma, perché gli elettori abbiano di quel “partito”, inteso come participio passato, un totale disprezzo? Ma non ne parliamo più! E poi, mi verrebbe da chiedere ad alcune, o alcuni, “protagonisti”, che pure sapevo intelligenti e sensibili: come pensate che si possano regolare nella cabina elettorale gli elettori comuni, intendo quelli non “legati” da interessi specifici e personali!? La verità è che, a leggere con qualche filo logico, se per l’argomento possa ancora valere la logica, Matteo Renzi, ha rinunciato non solo al “lanciafiamme” minacciato, ma a qualsiasi interesse a Napoli, ritenendo questo tessuto dilacerato assolutamente immodificabile. E quindi lo ha lasciato al suo triste destino. Manderà questi “padroncini” delle tessere a “sbattere” nei collegi e riserverà per sé la nomina dei capilista, per raggiungere qualche voto di opinione. Come ha già cominciato a fare Paolo Siani ed altri soggetti, riconoscibili, funzionali al tentativo di una riqualificazione, comunque tardiva, del suo partito e tentare di salvare consensi, che già da tempo sono scesi sotto il livello di qualsiasi guardia. Bene ha fatto il Governatore a cercare, se gli riesce, di tirarsi fuori da quel pantano. Con la speranza, credo non solo mia, di leggere sempre meno di questa triste vicenda, ora anche giudiziaria, e dei suoi malinconici protagonisti. Meglio, alla fine anche per loro, l’oblio che la gogna!
Cordialmente

Franco Iacono