1973, la prima crisi energetica 

Claudio Quintano prof. ass. di Statistica economica
Revival di strumenti di analisi multivariata per l’analisi regionale italiana, pre e post la prima crisi energetica mondiale del 1973
Dipartimento di Statistica e Demografia dell’Università degli studi di Napoli “Federico II” 

Presentata alle “Journèes de Statistique”de Lyon,24-27 maggio1983 – Università Claude-Bernard , Lyon I – Studi Economici n. 18 – 1982 

“Nell’autunno del 1973 la guerra dello Yom Kippur rivelò i limiti della crescita economica occidentale basata sull’abbondanza e i bassi prezzi del petrolio, i cui derivati rappresentavano quasi la metà dell’energia primaria utilizzata a livello mondiale. Il 1973 vide la rottura dell’ordine economico emerso dopo la Seconda guerra mondiale, caratterizzato dalla crescita sostenuta dei Paesi capitalisti sviluppati; un’epoca che in Francia fu significativamente denominata Les Trente glorieuses (i gloriosi trenta) per la sua durata di quasi tre decenni. A partire da quell’anno, la crescita subì un brusco rallentamento, il cui elemento più evidente fu il forte aumento del prezzo del petrolio, considerato il fattore scatenante della crisi per i suoi effetti sull’economia. Il simbolo di quel cambio di tendenza fu l’embargo sulla vendita di greggio agli stati che avevano sostenuto Israele durante la guerra dello Yom Kippur, decretato dai Paesi arabi esportatori di petrolio”. (Il 1973 la prima crisi energetica: qui una sintesi fotografica su National Geograhic)”.   

…In base al metodo applicato agli indici di contabilità nazionale prescelti registrano una diminuita capacità di sintesi tramite le componenti principali nell’indice del grado di sviluppo economico passando dal periodo pre-crisi, al periodo post-crisi petrolifera. D’altra parte se viene fatta una comparazione con l’applicazione guida Predetti-Zani si appura un trend di capacità di sintesi degli indici considerati in diminuzione, Evidentemente ciò lo si deduce primariamente dall’aliquota spiegata dalla prima componente e dalla maggiore variabilità dei coefficienti da utilizzare per la costruzione dell’indice del grado di sviluppo. A parità di aliquota spiegata dalla prima componente tra regioni italiane considerate sottosviluppate (con indice inferiore alla media nazionale) hanno un recupero solo l’Umbria, le Marche, il Molise e gli Abruzzi mentre tutte le altre regioni peggiorano la propria posizione e tra queste massimamente la Campania……

Trasferirsi su Research Gate  [56] 1982 – Claudio QUINTANO, La disparità regionale dello sviluppo italiano misurata con una tecnica multivariata, Studi Economici, n. 18, ISSN 0039-2928, pp. 139 -155. (qui)