8 marzo: ricerca, solo a 36,5% donne pensioni vecchiaia, assegno sociale a 973mila

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Roma, 7 mar. (Labitalia) – I dati Inps sui beneficiari di pensioni in Italia mostrano chiaramente che, nonostante le donne beneficiarie di prestazioni pensionistiche siano 8,4 milioni (862 mila in più degli uomini), solo il 36,5% beneficia della pensione di vecchiaia – frutto della propria storia contributiva – contro il 64,2% degli uomini. E’ quanto emerge dalla ricerca la ‘Condizione occupazionale delle donne con figli’, realizzata dall’osservatorio statistico dei consulenti del lavoro.

Secondo la ricerca, la bassa partecipazione delle donne, e in particolare delle madri, al mercato del lavoro produce forti conseguenze anche sul piano pensionistico. Le poche donne lavoratrici, inoltre, hanno carriere discontinue e redditi inferiori agli uomini per via del largo uso del part-time. Queste condizioni non consentono di alimentare in modo continuo le posizioni previdenziali utili ad accedere alla pensione di vecchiaia.

Come emerge dall’indagine, la situazione migliora leggermente solo per quelle donne che possono beneficiare della reversibilità di una quota della pensione del coniuge: 1.322.000 donne vivono con la sola pensione ‘superstiti’ (contro i 118 mila uomini). Sono circa un milione (973 mila) le donne che percepiscono una forma di sostegno unicamente assistenziale (assegno sociale).

Per isolare l’effetto diretto fra pensione e lavoro, la ricerca prende in considerazione i pensionati che vivono di sola pensione di vecchiaia, cioè coloro che hanno maturato il diritto in forza della propria storia contributiva. Su cento beneficiari della sola pensione di vecchiaia, il 39,1% sono donne e il 60,9% sono uomini. Questi dati percentuali cambiano a seconda della regione di residenza. Le donne siciliane, per via della scarsa partecipazione al mondo del lavoro, raggiungono la quota più bassa (30,9%), seguite dalle pensionate residenti in Campania (34,3%), in Puglia (34,5%) e in Sardegna (34,9%). Sopra la media nazionale troviamo tutte le regioni del Nord Italia con l’Emilia Romagna in testa alla classifica (43,7%).

Se si osserva questo indicatore su base provinciale, si legge nella ricerca, Bologna è la provincia in cui il 45,6% dei pensionati è di sesso femminile, seguita da Modena (45,5%) e Biella (45,3%); mentre a Barletta-Andria Trani si raggiunge il 25,3% e a Siracusa il 24,5%. Non superano la quota del 30% le pensionate di Carbonia Iglesias (26,5%), Caltanissetta (26,7%), Catania (28,8%) e Trapani (29,5%).

Le donne, laddove arrivino a percepire la sola pensione di vecchiaia, si vedono riconosciuto un assegno mensile di un terzo inferiore rispetto a quello degli uomini. Dalla ricerca emerge, infatti, che in Italia il valore medio annuo della pensione delle donne (14.690 euro) è pari al 62,8% della pensione degli uomini (23.409 euro). La differenza per area geografica denota come le pensioni delle donne del Meridione si avvicinino a quelle degli uomini. La ragione è riconducibile ad una maggiore diffusione nel Sud Italia dell’occupazione femminile nel settore pubblico. Infatti, le poche donne meridionali che raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia provengono dal mondo della scuola e della sanità, gli unici settori in grado di garantire carriere continue per le donne di queste regioni.