A che punto è la questione sociale in Italia

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In foto il discorso di Sergio Mattarella all'assemblea di Confindustria (fonte immagine frame video)
Venerdì si è tenuta l’assemblea di Confin dustria, la cosiddetta “Parte Datoriale”. A chi ha avuto occasione di osservare dall’esterno, non sarà sfuggito che quell’ importante assise abbia avuto una verve nel suo procedere non molto diversa da quella del cane bastonato. Si dirà che è il minimo che potesse venir fuori dopo un biennio abbondante di negatività di ogni genere che si sono materializzate sul pianeta. In Italia sono apparse subito più acuite che altrove e non poteva essere diversamente. Il Paese si trovava ancora impastoiato dalle conseguenze negative apportate dalla crisi d’oltreoceano, cosiddetta dei subprime. Erano presenti all’evento Il Capo dello Stato Mattarella e la Premier Meloni, accompagnati da diversi membri dell’ esecutivo. Al termine del suo intervento, il primo del qenere in quella celebrazione annuale, il Primo Cittadino ha ricevuto applausi a scena aperta e non che avesse portato la buona novella. Solo un importante conforto, e non è poco, assicurando che lo Stato con le sue istituzioni è vicino concretamente al mondo dell’imprenditoria. Per tutta risposta il Presidente di Confindustria Bonomi ha dichiarato che la “parte datoriale” è disponibile a rinunciare a 14 miliardi di agevolazioni statatali purchè vadano a alleggerire la tassazione dei lavoratori dipendenti. Per inquadrare meglio il contesto, va precisato che le questioni che ardono con le temperature più alte in quella parte della società, i lavoratori dipendenti, sono quella del salario minimo e del costo dell’ euro. Il primo è di competenza strettamente domestica e vede, non è il solo, le parti sociali in netto contrasto tra di loro. Non sarebbe il caso ogni volta che un problema coinvolge chi offre lavoro, gli stessi lavoratori e chi lo richiede, gli imprenditori, non si ritornasse su questioni ataviche che pregiudicano ogni tentativo di compromesso ? Probabilmente il problema più arduo, il costo del denaro, è vissuto dalla maggior parte degli interessati con preoccupazione solo per l’ indubbio disagio apportato dall’incremento del valore delle rate dei mutui. Ma sarebbe ingenuo e certamente di scarsa utilità una sottovalutazione degli effetti negativi che esso comporterá per il comparto produttivo e l’intero sistema sociale. Con ordine. La classe imprenditrice avrà certamente più riserve a investire con un onere del costo del servizio finanziario che, all’ incirca in un anno, è andato in orbita intorno alla lunail, giusto per indicare il raggiungimento di un traguardo lontano.Di conseguenza l’aspettativa di un aumento del numero dei posti di lavoro in senso lato resta una pia illusione o poco più. Arrivato a quel punto, il disagio sociale ha tutte le chanches per esplodere violentemente. Ora più che mai, è tempo di mettere la testa nel frigorifero da parte di coloro che stringono tra le mani le redini del Paese. Anche se da più parti si vuol far credere che almeno una parte delle criticità sia in via di risoluzione, non è senz’altro il proporsi nelle vesti di novelle Cassandre che possa essere di aiuto. Potrà sembrare banale, ma ciò di cui si avverte di più la mancanza di questi tempi è la rimozione di pregiudizi atavici, oggi più che mai fuori luogo. La ripresa del gioco (delle parti) dopo l’ assemblea di Viale dell’ Astronomia si è riavviata subito, ammesso che avesse fatto una pausa. Uomini avvisati, mezzi salvati, quindi sotto a chi tocca, perché il tempo utile non è molto.