Acquacoltura, made in Italy da primato: vale 400 mln

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Dati da primato per l’acquacoltura italiana: con un giro di affari da 400 milioni di euro, detiene in Europa il 13% del volume delle produzione e il 10,7% del valore. Il tutto offrendo produzioni di eccellenza, con garanzie di sicurezza lungo tutta la filiera. A ricordarli è la Federcoopesca-Confcooperative, nel precisare che il comparto, con 800 impianti e 7 mila addetti, vanta una produzione di 140 mila tonnellate l’anno che contribuisce al 40% della produzione ittica nazionale e al 30% della domanda. In Italia vengono allevati 30 specie tra pesci, molluschi e crostacei ma il 97% della produzione nazionale si basa su appena cinque, trota, spigola e orata, cozze e vongole veraci. In particolare per quanto riguarda le vongole veraci l’Italia è il principale produttore europeo, coprendo il 94,2% dei volumi e il 91,6% del valore; i mitili italiani sono i due terzi della produzione comunitaria, come anche il 45% di storioni e il 20% circa di trota iridea. L’acquacoltura italiana è caratterizzata da una forte diversificazione produttiva, che va dalle tradizionali tecniche estensive (lagune costiere, delta, valli, stagni) alle produzioni intensive (bacini, vasche e gabbie in mare), oltre alla molluschicoltura. Un settore, infine, che ha anche un certo appeal sui giovani. Per 3 su 4 l’acquacoltura, secondo un sondaggio delle Federcoopesca, è ideale per creare un’impresa nell’ambito della filiera ittica, da arricchire con produzioni di quarta e quinta gamma, prodotti pronti al consumo e con la ristorazione. Tra gli elementi di criticità che però frenano le potenzialità del settore ci sono una particolarmente burocrazia complessa, oltre ai costi di attivazione e gestione delle imprese.