Addio a Giorgio Mazzanti, ex presidente dell’Eni

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in foto Giorgio Mazzanti (Imagoeconomica)

È morto all’età di 95 anni Giorgio Mazzanti, l’ex presidente dell’Eni che alla fine degli anni ’70 fu investito dallo scandalo Eni Petronim, una intermediazione (all’epoca legale per l’Italia) per una ingente fornitura di petrolio saudita ai tempi della seconda crisi petrolifera. Si formò al Politecnico di Milano con Giulio Natta e con Piero Pino negli anni ’50, con un’attività che culminò in una serie di brevetti di prodotto e di processo depositati nel 1954 per il polipropilene isotattico, oggi tuttora seconda materia plastica nel mondo, e per le gomme etilenepropilene. Per queste ricerche Natta fu insignito del premio Nobel per la chimica. Dopo il Politecnico, Mazzanti proseguì il suo lavoro dapprima in Montecatini, come direttore della Divisione ricerche, poi in Montedison come amministratore delegato con responsabilità per l’intero settore chimico. Nominato presidente dell’Eni nel 1979, fu investito dallo scandalo Eni Petromin e accusato dai socialisti, in particolare da Bettino Craxi e Rino Formica, di voler dirottare una parte di quei fondi verso il finanziamento di partiti e giornali italiani e dovette dimettersi. La magistratura non ravvisò mai motivi per aprire un procedimento nei suoi confronti. Prima di dimettersi, Mazzanti “per disperazione” aderì alla loggia massonica P2, una scelta subito dopo sconfessata e che in seguito definì “il più grande errore della mia vita”. Dopo l’esperienza dell’Eni, Mazzanti continuò a lavorare nel campo dell’energia e dell’industria. Fu tra l’altro presidente della Tamoil, consulente del gruppo Erg per progetti innovativi e commissario straordinario di grandi imprese da risanare per conto del ministero dell’Industria. A 88 anni, fu assunto dalla Synhelion, società spinoff del Politecnico di Zurigo, per contribuire alle ricerche per la produzione di combustibili che non aumentino la quantità di CO2 nell’atmosfera e ha continuato fino all’ultimo a lavorare su questo progetto. Pochi mesi fa ha cofirmato il suo ultimo brevetto. Trent’anni dopo la vicenda Eni Petromin, il volume “L’intrigo saudita” del giornalista Donato Speroni, ex direttore per le relazioni esterne dell’Eni, avvalendosi anche della testimonianza resa dal mediatore iraniano della tangente, Parviz Mina, ricostruì minuziosamente la vicenda dimostrando l’innocenza di Mazzanti. In un’intervista pubblicata nel libro, l’ex presidente della repubblica Francesco Cossiga dichiarò che la tangente doveva servire in larga misura ai sauditi per finanziare il movimento palestinese, con il consenso dei nostri servizi segreti.