Addio a Paolo Baffari, l’architetto-ambientalista che sfidò l’Eni sui reflui petroliferi in Basilicata

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E’ morto ad appena 60 anni l’architetto Paolo Baffari. Oroginario di Potenza, era affetto da circa un anno da un grave male. Grande emozione in Basilicata, in cui l’architetto era assai noto per le sue coraggiose battaglie ambientaliste e politiche. Baffari, racconta il Qotidiano della Basilicata,”si era laureato in architettura col massimo dei voti all’Università di Napoli. Quindi era tornato nella sua città dedicandosi alla libera professione, e poi all’insegnamento di Costruzioni e disegno tecnico all’Istituto tecnico per geometri “Gasparrini”, fino all’assunzione come funzionario della Regione Basilicata, nel 1998″.
“Nel 2001 – prosegue il Quotidiano -, era passato all’ufficio Azioni ambientali, e nel 2009 era arrivato il trasferimento all’Ufficio ciclo dell’acqua. Ed è proprio da quest’ultima postazione che avrebbe combattuto le sue principali battaglie ambientaliste”. Nei primi tempi del suo nuovo incarico Baffari ingaggiò
“un lungo braccio di ferro con l’Agenzia regionale per l’ambiente della Basilicata” per l’aumento dei controlli sulla qualità delle acque raccolte negli invasi lucani, destinate al consumo umano. “Una questione – fa notare il Quotidiano – che solo in concomitanza con l’arrivo di Baffari all’ufficio Acqua ha ottenuto l’attenzione dovuta”. “Poi, nel 2012, è arrivato lo scontro con la superpotenza Eni, e i vertici del suo stesso ufficio, in Regione. Uno scontro impari, che vide il mite architetto potentino dal ragionamento fine opporsi, in solitudine, alla proroga dell’autorizzazione alla reiniezione nel sottosuolo delle acque separate da greggio e gas estratte in Val d’Agri dal colosso petrolifero”. L’anno dopo – ricorda ancora il Quotidiano della Basilicata – la proroga dell’autorizzazione arrivò lo stesso, nonostante il parere con cui Baffari ne segnalava l’illegittimità (…) ma quando a distanza di qualche mese i carabinieri del Noe arrivarono in Regione per chiedere copia dell’intero fascicolo il parere di Baffari sarebbe stato misteriosamente scomparso dall’incartamento. E sarebbe occorsa una trasmissione ad hoc da parte di Baffari, perché fosse acquisita dai pm di Potenza.La cronaca di quei giorni concitati, nel racconto dello stesso Baffari, resta agli atti del processo, per cui a marzo dell’anno scorso sono stati condannati in primo grado per la gestione di quei reflui di produzione, con l’accusa di traffico di rifiuti, 6 ex dirigenti locali della compagnia petrolifera, e la stessa Eni, che dovrà pagare 44,2 milioni di euro (…). La deposizione di Baffari di fronte al collegio del Tribunale di Potenza presieduto da Rosario Baglioni, datata ottobre 2018, si può ancora ascoltare sul sito internet di radioradicale.it, ed è la più fedele testimonianza dell’impegno civico dell’architetto potentino”.