Aerospazio, Marotta Srl: dalla Campania parte la sfida del volo ipersonico

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C’è un pezzo di Campania lassù, nello spazio. Viaggia a bordo di una navicella che la Nasa mantiene in orbita da alcuni anni con una missione precisa: eseguire lo screening, completo e totale, vale a dire 24 ore su 24 e sette giorni su sette – delle emissioni con ricadute nocive su natura e clima del nostro Pianeta. All’anagrafe risulta col nome Hexapod, ed è nato nel 2001, lo stesso anno di “Odissea nello spazio”. Messo a punto da un’eccellenza della manifattura italiana di settore, con sede in Campania, per la precisione in uno dei centri che formano il collier urbano che cinge le falde del massiccio che il Vesuvio forma col Monte Somma. Siamo a Cercola ed è qui che la Marotta Srl, azienda che opera nel settore delle lavorazioni meccaniche di precisione dal 1957. Vi si giunge dopo aver tagliato distese verdeggianti di terreno verde coi tornanti formati dai raccordi della Statale che corre parallela al parco del Vesuvio. Ed infatti il cancello dà su un giardino di limoni, citazione dalla memoria dei tempi in cui qui primeggiavano le colture di agrumi. E’ uno spicchio rimasto vivo della lussureggiante biodiversità tipica di un territorio fecondato da ceneri laviche fin dalla notte dei tempi. Ancora due passi, qualche gradino e il salto nel futuro remoto è compiuto. Un balzo da catapulta, come un tuffo nella realtà virtuale di un videogame.
Ecco le produzioni a marchio Marotta srl. Da sempre elementi basici di strumenti scientifici al servizio della ricerca aerospaziale e per l’astronomia. Leonardo Finmeccanica, l’Agenzia spaziale italiana e l’ESA (Agenzia spaziale europea) sono alcune delle realtà dell’aerospazio con cui l’azienda collabora. Con una quindicina di operai e due “Dioscuri” sul ponte di comando – il project engineer Pasquale Manzo e il program manager Luca Grosso, giovani ingegneri animati dal giusto accordo di passione e ambizione – l’azienda si avvale di moderne macchine a controllo numerico per lavorare con alta precisione e velocità componenti meccanici per differenti settori, provvedendo all’intero ciclo produttivo del componente: dall’acquisto dei materiali grezzi ai processi speciali. L’obiettivo? “Porsi al servizio anche di programmi per l’aeronautica civile – spiega l’ingegner Lino Grosso, amministratore delegato – come Boeing 787, Airbus A380, ATR, e di programmi per il settore Difesa tra cui Meteor, Aspide, Aster, Mu90, Black Shark. Ed è in questo territorio di mezzo tra aerospazio e aeronautica che ha collocato i suoi case history più rilevanti, che l’hanno lanciata nel mondo delle intese con i big player mondiali del settore. E’ la storia di due realizzazioni ad alto contenuto tecnologico che in comune hanno il numero sei: “Hexapod” e “Hexafly”.
Non sono due personaggi da film di fantascienza, uomini-robot o macchine mutanti che popolano la trilogia di Guerre Stellari. “Si tratta di due progetti – aggiunge Grosso – che dicono molto su peso e significato della componente ingegneristica e tecnologica della nostra terra, una delle poche regioni italiane che vanta un interesse speciale per l’aeronautica e lo spazio che dura da circa cento anni”
Il percorso del progetto Hexapod risale quindi al 2001. Il 19 febbraio del 2017 dalla Terra partì SAGE III, lo strumento di osservazione diretto alla Stazione Spaziale Internazionale ISS, fu lanciato a bordo della navetta “Dragon” della Space-X. A bordo c’è l’apparecchiatura scientifica Hexapod, realizzata dall’Agenzia Spaziale Europea per conto della Nasa. Nata nello stabilimento Marotta, svolge la funzione di studiare dallo spazio le variazioni dell’ozono e degli aerosol negli strati verticali della atmosfera. Venne installata sulle strutture esterne dalla stazione spaziale senza l’ausilio dell’opera di astronauti. E da allora continua il suo lavoro di monitoraggio, raccolta e spedizione dati alla Terra. Informazioni che si squadernano, in modalità grafica che ricorda una sciarpa, per rappresentare la superficie terrestre interessata dalle varie emissioni nell’arco degli anni. Registrando anche le variazioni dovute non solo ai gas climalteranti originati dal sistema industriale di ogni singolo Paese, ma anche da eventi naturali come le eruzioni vulcaniche, capaci di sprigionare colonne di materiali gassosi provenienti dalla crosta terrestre a seguito degli eventi esplosivi. Una parte importante della struttura dello strumento di Sage III è stata costruita e assemblata a Napoli dalla Marotta Srl per conto della Gavazzi Space, oggi OHB Italia: Hexapod, nome che allude al dispositivo a sei gambe che serve a catturare la luce del Sole e della Luna durante l’alba e il tramonto, condizione necessaria al corretto rilevamento di aerosol, ozono e altri gas responsabili di emissioni nocive e impattanti sulle condizioni del clima terrestre.
In collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea l’azienda è in campo con un altro progetto, non meno ambizioso: un velivolo dimostratore, totalmente costruito in titanio, che ha il compito di studiare le condizioni estreme del volo ipersonico. Il progetto prevede la costruzione di un velivolo non motorizzato che verrà lanciato da un vettore che gli consentirà di superare l’atmosfera e raggiungere l’altezza di 90 chilometri, da dove percorrerà una traiettoria parabolica raggiungendo a una velocità circa sette volte superiore a quella del suono: Mach 7.4. Siamo sulla frontiera avanzata del volo civile condotto con tecnologie spaziali. La strada è tracciata per realizzare l’ultra velocità aerea per i viaggiatori del futuro, che si potranno spostare da un capo all’altro del globo nello stesso tempo con cui un Freccia Rossa compie il percorso da Milano a Napoli. Quattro ore, forse anche meno.