Affido e adozione, temi attuali e sinonimo di gesti d’amore con l’alt ai single

Chi fa il mio lavoro o opera nel sociale, la realtà seppur calda ed accogliente di una struttura per i minori la conosce, piccoli innocenti con alle spalle nonostante la loro tenera età un vissuto complicato, nei loro occhi si trova solo il desiderio di affetto e amore, la loro unica colpa: pagare le colpe di genitori disattenti e anaffettivi, e talvolta poco protettivi nei loro confronti. Alcuni dopo qualche tempo, anche anni, grazie alla legge 184/83 che disciplina l’affido e l’adozione, approdano in nuove famiglie. L’istituto dell’affido e dell’adozione nascondono un gesto di grande amore e altruismo, un percorso lento e difficile per molte coppie che diventano poi genitori. Un tema attuale più che mai, talvolta dimenticato. “A quasi 50 anni voglio un altro figlio. Da single in Italia non posso adottare. Perché un bambino deve stare in un istituto anziché con una mamma che gli vuole bene? Vorrei tanto che si aprisse un caso: magari, se la battaglia la fa un’attrice, ha più eco”, ha esordito così Claudia Gerini in un’intervista subito ripresa da ogni testata, sposando un sentimento comune a molte donne ed uomini che nel nostro Paese lottano per vedere realizzato il loro desiderio di genitorialità. Anche da soli. Occasione che ha portato alla creazione di una petizione che ha raccolto oltre 26mila firme. Dall’altra parte in questi giorni si assiste al racconto, racchiuso anche nella biografia appena presentata dalla comica Luciana Litizzetto, madre affidataria di due figli, seppur racconta di dubbi e paure sull’essere inadeguata, con amore riferisce “eppure io non tornerei mai indietro”. In Italia non esiste una legge che consente ai single di adottare bambini, se non affidi speciali. La differenza con l’adozione è però netta: nel caso dell’affido, infatti, lo scopo è sempre quello di reinserire il bambino o il ragazzo nella famiglia d’origine. In rari casi, e cioè quando il minore ha creato un rapporto profondo con l’affidatario e i problemi della famiglia d’origine sono insanabili, oppure quando il minore, orfano di entrambi i genitori, è affetto da disabilità e non è possibile trovare una coppia adottiva (aveva fatto notizia, in questo senso, il caso di Luca Trapanese, che aveva adottato una neonata affetta da sindrome di Down rifiutata da sette famiglie in lista d’attesa), il rapporto di affido può trasformarsi in adozione.

In molti dopo le parole della Gerini si sono chiesti se fosse un gesto d’egoismo o un gesto di profondo amore in lei come per le donne single. Ed è così che ci si schiera tra i tradizionalisti che pensano alla famiglia “normale e tipica” solo se i genitori sono due – e possibilmente di sesso diverso- e definiscono “egoista” far prevalere il desiderio di maternità di una donna sul diritto alla bigenitorialità del bambino – o tra gli avanguardisti, che guardano all’immenso gesto di generosità e di forza di una persona singola, che consapevole delle problematiche, sceglie di dare un destino diverso ad un bambino. Cosa è veramente giusto nell’interesse prevalente e superiore del minore? La “risposta giuridica” a questo dilemma non è arrivata. Probabilmente bisognerebbe cambiare la prospettiva d’osservazione e le proprie domande, anziché vederlo come un gesto d’egoismo personale e vedere la famiglia come unica e sola, riconoscerla nelle sue innumerevoli forme, anche quella di un single che insieme ad un bambino può formare un nucleo familiare, al pari se non in misura maggiore di quello composto da due figure genitoriali di riferimento, binomio che potrebbe essere “perfetto” e idoneo a garantire la crescita equilibrata di un bambino adottato, bisognoso solo di cure, attenzione e tanto affetto. Nel mentre si discute e nei fatti non esiste ancora una proposta di legge o un’apertura alla discussione, nelle strutture per minori restano tanti bambini che abbracciano il loro vissuto e desiderano affetto.