Affonda Shanghai (-6,4%), rischio bolla per la borsa cinese

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A cura di Antonio Arricale

Grecia, altro capitolo oggi di una storia infinita. E, tuttavia, mentre va in scena l’ennesima puntata di quella che sempre più somiglia, ormai, ad una pessima soap opera – se non fosse per gli imprevedibili risvolti che in ogni caso si porta dietro sarebbe il caso neanche di parlarne più – è il caso forse di non perdere di vista ciò che accade altrove. In Cina, per esempio, dove il Shanghai Composite ha registrato una forte correzione dopo il +140% dell’ultimo anno. Negli ultimi cinque giorni di contrattazioni, infatti, l’indice ha ceduto -12,9%, segnando un tonfo fino a -6,4% nelle contrattazioni del giorno. Non solo, lo Shenzhen Composite ha perso -11,4% nell’ultima settimana, segnando la peggiore ottava dal febbraio del 2009. Le forti vendite sui mercati azionari cinesi fanno temere la bolla, anche se JP Morgan sembra in un qualche modo voler tranquillizzare gli investitori parlando più semplicemente di opportunità di acquisto.

Borse asiatiche

Mercati asiatici in recupero questa mattina ad eccezione di quello cinese che sta perdendo 4 punti percentuali circa. Il motivo di tale ribasso è da imputare come già accaduto in passato alle intenzioni da parte delle autorità competenti di voler ridurre i margini sulle operazioni di trading, circostanza che potrebbe allontanare parte degli investitori. In rialzo invece il Nikkei che ha guadagnato lo 0,92% a 20174 punti mentre Hong Kong sale dello 0,86% e Seoul ha chiuso in crescita dello 0,25%. Gli acquisti sono arrivati in scia al buon andamento di ieri a Wall Street, nonostante si continui a guardare con preoccupazione all’evoluzione della crisi greca, con il paese ellenico ormai ad un passo dall’uscita dalla UE. Sul fronte macroeconomico da segnalare che la Bank of Japan (BoJ), confermando per l’ennesima volta le sue politiche monetarie con il piano di quantitative easing (riacquisto di asset per 80.000 miliardi di yen pari a 572 miliardi di euro al cambio attuale l’anno) che è stato approvato da 8 dei 9 membri del board, ha annunciato una drastica revisione delle sue politiche in termini di comunicazione. A partire dal 2016 verrà infatti ridotto il numero dei meeting del board da 14 a 8: quattro di questi dedicati alle previsioni economiche. Sarà invece aumentata la frequenza dei rapporti sull’outlook: le previsioni della BoJ saranno pubblicate su base trimestrale invece che semestrale. Verranno inoltre presentati report economici per ognuno dei nove membri del board. Il ministero giapponese di Economia, Commercio e Industria ha reso noto che l’indice delle attività industriali in aprile è cresciuto su base mensile dello 0,1% dopo il declino dell’1,4% del mese di marzo (+0,2% in febbraio), ma sotto allo 0,2% di progresso atteso dagli economisti. Su base annuale l’indice segna un incremento dell’1,3% in aprile dopo il declino del 2,5% di marzo (-1,2% in febbraio), nel primo aumento dall’aprile dello scorso anno. La lettura dell’indice anticipatore secondo quanto comunicato dall’Ufficio di Gabinetto nipponico, per il mese di aprile è stata rivista al ribasso a 106,4 punti da quella preliminare di 107,2 punti, che era anche il valore atteso dagli economisti, e a fronte dei 106,0 punti del dato finale di marzo (104,7 punti in febbraio). L’indice di coincidenza, che sintetizza lo stato attuale dell’economia, è stato invece abbassato per aprile a 111,0 punti da 111,1 punti della lettura preliminare (109,2 punti il dato finale di marzo e 110,7 punti il consensus). La fiducia delle aziende cinesi ha segnato un significativo progresso in giugno. L’Mni China Business Sentiment, sondaggio condotto mensilmente tra 200 società quotate a Shanghai o Shenzen da Mni (parte di Deutsche Börse Group), con un progresso del 7,6% segna infatti una lettura a 53,5 punti in giugno rispetto ai 49,7 punti di maggio e toccando i massimi dallo scorso gennaio. L’indice sale ampiamente sopra alla soglia di 50 punti che separa ottimismo da pessimismo. Era sceso sotto tale soglia in aprile (48,8 punti) per la prima volta dal gennaio 2009. Bank Indonesia, l’istituto centrale del Paese asiatico, ha confermato ancora i tassi d’interesse al livello introdotto lo scorso febbraio del 7,50% (tagliato dal precedente 7,75%), evidenziando come gli sforzi per sostenere l’economia del Paese asiatico debbano ancora fare i conti con l’elevata inflazione, balzata al 7,2% in maggio. L’obiettivo dell’istituto centrale è contenere l’incremento dei prezzi al consumo al 3-5% per quest’anno e il prossimo. Nel 2014 il Pil dell’Indonesia è cresciuto del 5,02% (progresso più debole degli ultimi cinque anni) e del 4,7% nel primo trimestre di quest’anno (contro il 5% del quarto trimestre 2014).

Borsa Usa

A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato l’1%, l’S&P 500 lo 0,99% e il Nasdaq Composite l’1,34%. Il listino tecnologico ha superato il massimo storico del 10 marzo 2000 toccando un nuovo record a 5.143,31 punti. I mercati azionari a stelle e strisce hanno beneficiato dei buoni dati macroeconomici pubblicati in giornata. Nel mese di maggio l’indice grezzo dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,4% rispetto ad aprile (poco sotto le attese pari al +0,5% ma al di sopra della lettura precedente pari a +0,1%). Su base annuale l’indice ha registrato una variazione nulla. L’indice Core (esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato un incremento dello 0,1% dal +0,3% rilevato ad aprile. Su base annuale l’indice è salito dell’1,7%, in lieve calo dall’1,8% della rilevazione precedente. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 12 giugno si sono attestate a 267 mila unità, inferiori al dato rilevato la settimana precedente (279 mila unità) e alle attese degli analisti pari a 275 mila. Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,222 milioni, superiore ai 2,200 milioni attesi. Nel mese di maggio l’Indice Anticipatore (Leading Indicator), che misura l’andamento dell’attività economica statunitense nei prossimi 6-12 mesi, è cresciuto dello 0,7% su base mensile, risultando superiore alle previsioni degli economisti (+0,4%) ma in linea con il dato precedente. La Federal Reserve di Philadelphia ha reso noto che il proprio Indice, che monitora l’andamento dell’attività manifatturiera dell’area di Philadelphia, si è attestato nel mese di giugno a 15,2 punti dai 6,7 punti di maggio, risultando superiore alle attese degli analisti che si aspettavano un valore dell’indice di 8,0 punti.

Europa

Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,6%, il Cac40 di Parigi lo 0,4%, l’Ibex35 di Madrid lo 0,55%. Poco mosso il Ftse100 di Londra. Grecia e creditori internazionali non sono riusciti a trovare un accordo nella riunione di ieri dell’Eurogruppo. Lunedì i leader della zona euro terranno un summit su Atene. Le Borse europee ieri hanno chiuso sopra la parità nel giorno dell’Eurogruppo. Parigi ha chiuso in rialzo dello 0,27% a 4.803,48 punti, Londra ha messo a segno un +0,41% a 6.707,88 e Madrid grazie a un +0,54% ha terminato a 10.871,9. Incremento superiore al punto percentuale per il Dax (+1,11%) che si è fermato a 11.100,3.

Italia

Piazza Affari in territorio positivo durante i primi scambi. Il F tse Mib segna un rialzo dello 0,11% e il Ftse Italia All Share guadagna lo 0,16%, in recupero anche il Ftse Italia Star (+0,49%). L’Eurogruppo di ieri non ha raggiunto, come accennato, un accordo sul caso greco ed è stato previsto un Euro Summit per il prossimo lunedì 22 giugno ribadendo l’importanza di discutere il caso greco ai più elevati livelli politici. Ieri Piazza Affari ha chiuso in rialzo accelerando nel pomeriggio dopo l’avvio positivo di Wall Street, in scia ad alcuni dati macroeconomici ampiamente migliori delle attese. L’indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo dell’1,05% a 22.460 punti. Nel comparto bancario Mps (-2,19% a 1,829 euro) ha tirato il freno dopo la corsa delle ultime sedute, innescata dalle attese degli investitori per una possibile aggregazione dopo la conclusione dell’aumento di capitale. Gli acquisti hanno invece premiato Popolare di Milano (+1,77% a 0,918 euro), Intesa SanPaolo (+1,72% a 3,18 euro), Ubi Banca (+1,28% a 7,105 euro) e Unicredit (+1% a 6,035 euro). Su di giri Telecom Italia (+4,05% a 1,155 euro) ancora in scia alle indiscrezioni secondo cui Vivendi starebbe pensando di rafforzare la sua quota nel gruppo tlc al 10-15%. Ancora ben comprata A2A, che ha mostrato un progresso dell’1,72% a 1,118 euro, mentre nel resto del comparto energetico da segnalare la performance brillante di Enel (+2,03% a 4,206 euro). Tonfo di Saipem (-5% a 9,215 euro) in scia ad alcune indiscrezioni di stampa che ipotizzavano un possibile aumento dell’indebitamento nel secondo trimestre, notizia che se confermata renderebbe ancor più pressante una possibile ricapitalizzazione del gruppo petrolifero.


I dati macro attesi oggi

Venerdì 19 giugno 2015

08:00 EUR Indice tedesco dei prezzi di produzione (Mensile)

14:30 CAD Indice principali prezzi al consumo (Mensile)

14:30 CAD Vendite al dettaglio beni essenziali (Mensile)

14:30 CAD Indice dei prezzi al consumo (Mensile)

14:30 CAD Vendite al dettaglio (Mensile)

14:30 CAD IPC Core (Annuale)

17:40 USD Discorso del Membro del FOMC Williams

18:00 USD Discorso di Mester, Membro del FOMC