Agroalimentare, Coldiretti: Record per il made in Italy sulle tavole mondiali

50

Mai cosi tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali, con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy, che nel 2018 hanno raggiunto per la prima volta il valore di 42 miliardi grazie all’aumento del 3%. E’ la Coldiretti a tracciare il bilancio dell’anno appena concluso, sulla base delle proiezioni su dati Istat. Si tratta di un ottimo risultato che conferma le potenzialità del Made in Italy a tavola per la ripresa economica ed occupazionale del Paese. Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari interessano i Paesi dell’Unione Europea, dove il principale partner è la Germania mentre fuori dai confini comunitari sono gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell’italian food. “A spingere la crescita – sottolinea la Coldiretti – sono i prodotti base della dieta mediterranea a partire dal vino che è il prodotto italiano più esportato e fa segnare un aumento del 3% in valore ma la vera star e’ la categoria degli spumanti che balzano del 13% e raggiungono un valore delle vendite all’estero superiore a 1,5 miliardi durante l’anno”.
“A seguire – continua la Coldiretti – l’ortofrutta fresca che in valore fa segnare pero’ una leggera frenata del 4%, mentre buone performance vedono protagonisti i salumi, i formaggi con un incremento del 3% in valore e la pasta che aumenta del 2%. Si tratta di un risultato ottenuto grazie ai primati qualitativi e di sicurezza conquistati dell’agroalimentare nazionale che secondo la Coldiretti chiude il 2018 con un bilancio di 5056 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni, 294 specialita’ Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership europea nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, 40 mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione. Sul successo del Made in Italy agroalimentare all’estero – continua la Coldiretti – pesano in futuro i cambiamenti in atto nella politica internazionale che potrebbero tradursi in misure neoprotezionistiche che riguardano i principali mercati di sbocco”.