di Piero Antonio Toma
Tra le tante sue iniziative a favore dei Campi Flegrei, fra le quali il progetto culturale “La Terra dei Miti”, ora l’architetto e studiosa Maria Caputi si cimenta con un’altra testimonianza che continua a far rivivere e valorizzare la storia di questa unica area geografica e che è romanzo storico, “Il viaggio di Apione”. Tra l’altro nelle sue appendici ha un glossario e un elenco dei personaggi storici. L’autrice poi confessa quali sono le parti reali e quali sono frutto di fantasia, E ci racconta anche come, quando e dove, da Berlino all’Egitto, dall’Inghilterra all’Italia, ha potuto trovare sia le conferme della sua testimonianza storica sia le quelle della sua fantasia.
Sin dall’inizio il libro ci informa che tutta la storia deriva dalle ricerche di un gruppo di archeologi che trovano emerse dalla sabbie di un’oasi egiziana, una cassetta contenente due papiri da decifrare. Così il giovane egiziano Apione , parte dall’antica città Philadelphia per “legare i suoi giorni al mare” , per “partecipare al progetto di una grande patria…, per frequentare uomini di diversa provenienza geografica e culturale” e in particolare per affermarsi come marinaio esperto di vele a Miseno, epicentro della flotta romana, la più temuta del Mediterraneo. E qui convergevano uomini di tutte le razze. Quel viaggio assomiglia a quelli attuali dei nostri giovani che vanno all’estero per trovare un lavoro e una vita migliore. I romani avevano regole molto rigorose. Oltre alla loro lingua (con l’eccezione di Neapolis dove lasciarono sopravvivere il greco) essi imponevano anche i nomi di persona. Non più Apione, dunque ma Antonio Massimo. Il giovane si mette in luce tanto da essere scelto per far parte di una squadra incaricata di uccidere un generale molto autorevole, ma poi caduto in disgrazia ed è sospettato, insieme con altri tre congiurati, di voler far fuori l’imperatore Traiano. E lo ammette lui stesso: “Il mio tempo è scaduto il giorno in cui Traiano è morto”. Il racconto che si snoda lungo tutta la vicenda è ricco di descrizioni , di dettagli, di introspezioni, di curiosità molto appetibili e che ingolosiscono il lettore. E così sotto i nostri occhi scorrono luoghi, costumi e sembianze di una civiltà che si riverbera anche nell’attuale. E così rivivono Miseno, Pozzuoli, Baia e Cuma, le sue navi con liburne, triremi e quadriremi, i marinai, i mercanti, i pescatori, le statue, i monumenti, i templi, la religiosità rappresentata da Serapide e Iside, l’arena col tetto coperto con gladiatori, schiavi e beve feroci per rendere omaggio alla memoria di Traiano. E infine quelle acque termali che restituiscono benessere alla vita, l’incontro con l’amore della giovane Aufidia, il sacerdote che nell’antro di Cuma sostituisce la Sibilla nel pronunciare l’oracolo chiestogli da Apione. E gli antichi romani che da civili si salutavano stringendosi l’avambraccio e da militari battendosi il pugno sul petto. E tutt’intorno il panorama che è “uno spettacolo sulla natura e sull’abilità dell’uomo nell’entrare in sintonia con essa”.
Maria Caputi, Il viaggio di Apione, Homo Scrivens, pag, 212 € 16