Roma, 26 lug. (AdnKronos Salute) – Nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone che hanno scoperto di essere Hiv positive solo pochi mesi prima della diagnosi di Aids: dal 20,5% del 2006 al 74,5% del 2015. In altre parole, 74 persone su 100 passano da sieropositivi a malati in meno di sei mesi. Ma la ricerca va avanti: due studi dimostrano la sicurezza e l’efficacia della nuova formulazione ‘QD-once daily’ di Isentress* (raltegravir, il primo inibitore dell’integrasi ad essere stato approvato) e doravirina, un nuovo inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa, nel trattamento dell’Hiv.
I risultati degli studi (Oncemrk e Drive Ahead) presentati da Msd in occasione della 9th International Aids Society Conference on Hiv Science (Ias), in corso a Parigi, confermano come la strada della somministrazione once-daily in regime combinato sia quella che meglio si adatta alle esigenze di pazienti che, proprio grazie alle terapie disponibili, hanno oggi la possibilità di convivere a lungo con il virus.
Purtroppo però – si legge in una nota – secondo le Linee guida italiane sul trattamento dell’Hiv-Aids, delle 134 mila persone con Hiv che si stimano nel nostro Paese solo 120 mila sarebbero a conoscenza di aver contratto il virus e solo il 74% sarebbe inserito in un protocollo di cura.
In particolare, risultati dello studio registrativo di fase 3 ‘Drive Ahead’ hanno fornito una solida evidenza del profilo di efficacia e di sicurezza della doravirina nel trattamento in prima linea di pazienti affetti da Hiv-1 e mai trattati in precedenza. In particolare, questo studio, ha dimostrato, in 48 settimane di trattamento, la non inferiorità della combinazione a dose fissa di doravirina/lamivudina(3Tc)/tenofovir disoproxil fumarato (Tdf) rispetto al regime con efavirenz (Efv)/emtricitabina (Ftc)/Tdf.
Nello studio ‘Drive-Forward’ doravirina ha dimostrato un’efficacia potente e durevole anche nei pazienti naive al trattamento, con carica virale elevata o una bassa conta di Cd4. Lo studio ha confrontato doravirina con la combinazione darunavir/ritonavir, entrambi in associazione a 2 Nrti. I dati a 48 settimane, presentati recentemente, hanno dimostrato la non inferiorità della molecola verso l’inibitore della proteasi, darunavir. In particolare il nuovo Nnrti di Msd ha dimostrato un miglior profilo lipidico e un basso tasso di resistenza.
La possibilità di essere assunta con o senza cibo e l’assenza di interazioni clinicamente significative (può essere assunta insieme ad altre terapie come, ad esempio, gli anticoncezionali orali) rende doravirina particolarmente maneggevole. La terapia sarà disponibile sia come compressa singola in monosomministrazione giornaliera, che in single tablet regimen con una compressa a dose fissa di combinazione (doravirina/tenofovir disoproxil fumarato generico/lamivudina generico).
Novità anche per Raltegravir, il capostipite degli inibitori dell’integrasi che -a dieci anni dalla registrazione in Europa- resta un farmaco di prima linea nelle linee guida nazionali ed internazionali nel trattamento dell’infezione da Hiv. Raltegravir riformulato (rRal) 600 mg Qd ha, invece, ottenuto l’approvazione all’immissione in commercio da parte dell’Ema lo scorso 13 luglio. Il farmaco è indicato in associazione con altri medicinali antiretrovirali per il trattamento dell’Hiv-1 in adulti e pazienti pediatrici con un peso di almeno 40 kg.
I dati dello studio di fase III ‘Oncemrk’ sono stati presentati a Parigi. Si tratta di un’estensione a 96 settimane dello studio registrativo nei pazienti naive al trattamento, che ha dimostrato un’attività antivirale potente, una buona efficacia immunologica ed un ottimo profilo di tollerabilità.
Inoltre sono attualmente in corso i trial clinici per MK-8591, inibitore nucleosidico della traslocazione della trascrittasi inversa (Nrtti) con una lunga emivita, e con un meccanismo d’azione innovativo, differente rispetto a tutti i farmaci per l’Hiv approvati fino ad oggi. La ricerca, presentata ha dimostrato che il farmaco è molto potente in studi su animali ed esseri umani. Una singola dose orale ha raggiunto concentrazioni del farmaco intracellulari desiderate per più di una settimana ed una formulazione iniettabile ad azione prolungata può mantenere livelli farmacologici efficaci più di sei mesi.