Il numero delle strutture turistico-ricettive all’asta in Italia è diminuito del 12% in sei mesi: le procedure in corso che riguardano alberghi, bed & breakfast, motel, campeggi e simili sono infatti 208, a fronte delle 237 individuate a luglio 2017. Era da un anno e mezzo che le rilevazioni non facevano registrare un calo nel numero delle strutture in vendita forzata. Lo rivela il Rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, che è stato presentato in Senato. Anche questo comparto, seppur con dati percentuali leggermente più contenuti, si muove ora nella stessa direzione di quello residenziale, al contrario di quanto accaduto in occasione dello studio di sei mesi fa. Se però si sposta lo sguardo sulla distribuzione geografica del dato, si evidenzia come solo il Nord del Paese abbia prodotto una novità significativa rispetto a luglio 2017: qui, in effetti, le strutture all’asta si sono quasi dimezzate, passando da 101 a 61. Le restanti macroregioni, invece, non presentano sostanziali variazioni in negativo: gli immobili in vendita forzata al Sud e sulle Isole sono rispettivamente 47 e 45 e in pratica confermano il livello precedente (erano 45 e 42), mentre al Centro l’incremento è stato addirittura più consistente e si è passati da 49 a 55.
La Toscana è la regione italiana con il più alto numero di strutture all’asta, 28, seguita dalla Sicilia (26), dal Piemonte (23) e dalla Campania (20). In doppia cifra anche l’Emilia Romagna (12), il Lazio (19), la Lombardia (11), la Puglia (13) e la Sardegna (19), mentre in fondo alla graduatoria si trovano Calabria, Molise e Trentino-Alto Adige con una vendita forzata a testa. Il dato più sorprendente è di gran lunga quello del Veneto, che sei mesi fa capeggiava la graduatoria con 34 procedure di vendita e che, invece, attualmente ne ha appena 2. A livello di province, invece, comandano Salerno e Sassari con 13 strutture in vendita: il dato è il solo a doppia cifra nel panorama nazionale insieme a quello di Rimini (11). A seguire troviamo Palermo con 9, Livorno e Taranto con 8, Cuneo, Frosinone e Roma con 7. Costante in tutte le rilevazioni, come accade parallelamente anche nel comparto residenziale, la grande incidenza nel dato complessivo delle realtà di dimensioni contenute: il 62% dei complessi turistico-ricettivi finiti all’asta ha un prezzo inferiore al milione di euro, a conferma che a pagare dazio negli anni della crisi sono state soprattutto le attività medio-piccole. Tra l’altro, la quota delle strutture più pregiate si è ulteriormente assottigliata rispetto a sei mesi fa: sono passate da 47 a 27 e rappresentano ora appena il 13% del totale. Questo dato, però, può anche significare che le prospettive economiche meno fosche abbiano incentivato chi aveva disponibilità finanziarie importanti a operare degli investimenti.