Albergo dei Poveri e dinosauri: un incubo culturale un flop imprenditoriale

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Illustrare qual è il legame tra l’Albergo dei Poveri di Piazza Carlo III e i trenta dinosauri a grandezza naturale, esposti fino al 14 febbraio in qualcuno degli ambienti di quel palazzo (che è uno dei più grandi d’Europa), credo sia la sfida delle sfide per chiunque non abbia assunto strane sostanze dai più strani poteri.

75 000 mq. Una cosuccia, una bazzecola direbbero i fiorentini. Un enorme struttura di cui una piccola parte concessa a una società sportiva, la copertura trasformata abusivamente in villaggio, due o tre ambienti al piano terra tinteggiati ed usati per manifestazioni. Si può restare davvero allibiti quando il potente di turno, ad una qualsiasi proposta di  vero recupero e serio sfruttamento, racconta che poiché l’Europa ha devoluto per il restauro dell’Albergo dei Poveri alcuni milioni di euro, allora l’edificio non può essere toccato, non può essere sistemato da altri che non siano coloro che ebbero il finanziamento.  Va bene, questi titolari d’incarico chi e dove sono? Che cosa fanno? Qualcuno ha visto qualcosa? Inutile controbattere che la tinteggiatura di una facciata (una su quattro) e di due o tre ambienti non giustificano quell’enorme quantità di denaro concessa. Ancora più inutile sostenere che il tetto dell’Albergo dei Poveri debba essere liberato da chi lo abita abusivamente. 

La risposta è un mantra ripetuto come una giaculatoria feticista. “L’Albergo dei Poveri non si può toccare.” La domanda: “Perché?”. La risposta: “L’Albergo dei Poveri non si può toccare.”

Poi improvvisamente si scoprono vecchi progetti anch’essi arenati dopo i finanziamenti, nuovi progetti che nulla hanno a che vedere con la messa a reddito dell’immobile, o un progetto per la città che usi il monumento come polo centrale per una nuova stagione economico-culturale.  Usare il monumento. Questo è la metodologia da applicare e non per il bene di chissà chi altri. Per la città, per la sua gente. Mettere a reddito il bene significa innescare un ciclo economico che coinvolge ogni stato sociale, ogni categoria di lavoratori. Non serve inventare un nuovo ammortizzatore sociale che diventa l’ennesimo gravame per una città dal bilancio saltato in aria come un palloncino mentre si sgonfia.  E’ stato troppo facile regalare alla cittadinanza un immagine gonfiata di ovvietà, paradigmi di sicura presa e considerazioni senza fondamento che mirano solo al consenso. Per questo motivo abbiamo chiesto all’Europa (questa misteriosa entità che colloquia con gli europei, ulteriore figura aliena di abitante di un pianeta ancora in aggregazione molecolare) spiegazioni circa il regolamento di questi finanziamenti, sul controllo del buon fine delle erogazioni…sulle regole, insomma. Le risposte, per quanto non immediate, sono arrivate, Cito riportando fedelmente il testo: 

I servizi della Commissione Europea, ed in particolare quelli competenti per la gestione dei Fondi strutturali relativi al Programma Operativo Regionale (POR) Campania, sono al corrente della situazione … evocata nella ..richiesta d’informazioni. Più precisamente, la struttura “Reale Albergo dei poveri” è stata oggetto di un finanziamento a valere sulle risorse del POR “Campania” 2000-2006 per un ammontare di circa EURO 12.301.166,45. Nel quadro della procedura di chiusura della programmazione 2000-2006, non avendo una chiara evidenza del completamento e piena operatività del Progetto – che è condizione sine-qua per l’ammissibilità della spesa relativa a tale progetto – la Commissione europea (Direzione generale politica regionale e urbana) ha chiesto ufficialmente alla Regione Campania chiarimenti in merito a tale intervento.”.

Di certo l’unico effetto conseguito è stato la nuova organizzazione della mostra sui dinosauri. Neanche un incubo firmato Walt Disney. Davanti all’ingresso di sua immensità l’Albergo dei Poveri non si notano però resse, file e nemmeno qualche gruppetto di visitatori fermo sulle scale d’accesso. Saranno tutti dentro, pensi. E invece proprio no. Si legge sui quotidiani: “ I bambini hanno determinato la proroga dell’esposizione”. Senza parole. 

Il rapporto Symbola-Unioncameredice che oggi la cultura frutta al Paese il 5,4% della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 76 miliardi di euro, e dà lavoro a un milione e quattrocentomila persone, cioè al 5,6% del totale degli occupati.  Però se in Campania paga il biglietto uno su due visitatori di musei, questo significa che i soldi per mantenere struttura e dipendenti provengono per lo più dallo stato. Noi che siamo lo stato, e viviamo una condizione di penuria di quattrini ormai cronica, proprio noi, paghiamo e manteniamo tutto questo. Forse è il caso di trovare una soluzione più imprenditoriale per migliorare questo stato.

Certamente non è con i dinosauri all’Albergo dei Poveri che si può immaginare di risalire la china. Il principio da cui partire è sfruttare la struttura per ricentrare l’attenzione su Napoli, ma in modo diverso. Attraverso l’uso della cultura secondo principi economici. Scandalizzati? Non è il caso. Non si tratta di togliere dignità a questo o quel museo, a quell’attività o a un’altra. Credo che un affronto peggiore dei dinosauri l’Albergo dei Poveri non potesse subire. Il povero Fuga nella tomba starà ballando il can can. Un approccio sistemico grazie all’Albergo dei Poveri coinvolgerebbe tutta la città. La ricchezza di Napoli è Napoli. Sfruttiamola, ma non come una miniera da portare a esaurimento, cosa già successa, ma come un industria da incrementare con amore e rispetto per i suoi dipendenti e per il suo target.