Albergo dei poveri, le luci della ribalta sono di nuovo per te

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in foto l'Albergo dei Poveri a Napoli

Sul quotidiano cittadino il reportage è sull’Albergo dei Poveri. Ancoratumanondovevamovedercipiù cantava il famoso cantautore d’eterna generazione. Ancora l’Albergo dei Poveri. L’articolo scandisce per paragrafi tutte, o almeno le più evidenti condizioni critiche dell’edificio ed annuncia che l’attuale giunta comunale non trova i soldi per risistemarlo. Ohibò, anche questa non giunge nuova. È vecchia, anzi, vecchissima. Soldi sprecati, persi, spesi male. Un mare di finanziamenti (dall’Europa circa 12 milioni di euro) mal investiti, persi o chissà che, invece di restituire alla città uno dei sui monumenti più qualificanti, ne hanno codificato lo stato d’abbandono. Di fatto anche la facciata su Piazza Carlo III ripitturata anni fa, e i due ambienti al piano terra, che servirono per una disastrosa quanto inopportuna mostra sui dinosauri, oggi mostrano il decadimento anche di quel belletto. La facciata su via Tanucci? Senza intonaco, l’interno fatiscente a tratti puntellato. Diciamolo pure un disastrino che viaggia immutato tra le amministrazioni che si susseguono in città e gli annunci di grandiose opere mai eseguite. Sufficiente per avvilirsi? Proviamo allora a chiudere gli occhi ed immaginiamo il palazzone più lungo d’Europa, non più imbellettato con qualche accorgimento, ma splendente di una completa, rispettosa, ristrutturazione. Entrate con gli occhi della mente in questo edificio e scoprite piano dopo piano, metro dopo metro, aula dopo aula un coacervo di scuole, sale di prova, palestre, sale di ripresa, laboratori di scenografia, aule di scrittura. Eh si, siete entrati nel cuore pulsante della cultura partenopea con tutti i risvolti di respiro mondiale conseguenti. Attraversano i cortili interni giovani danzatori, allievi attori, costumisti, registi, scrittori, scenografi, ceramisti. Qui batte il cuore della formazione alle arti e alla cultura. Insieme agli artisti che possono esibirsi, esporre, promuovere le proprie opere ai piani intermedi gli ultimi piani (e tenete presente che sono ben sette quelli da realizzarsi) tante piccole case d’artista. Certo non tutti possono ottenere con un contributo economico minimo, la possibilità dii vivere nel centro culturale più grande e completo d’Europa. Bisogna dimostrare ogni anno di aver raggiunto gli obiettivi enunciati all’atto della cessione dell’abitazione. Casa e poteca direbbero i napoletani, ed infatti, siamo a Napoli e quindi il detto calza a pennello. Tra i tanti volti dei sarannofamosioppureno, ogni tanto una faccia conosciutissima. All’ultimo piano infatti c’è il famosissimo albergo per artisti, una struttura di gran lusso estetico dove ogni artista che venga a Napoli per una manifestazione, non possa che ambire ad essere ospitato. La piazza e le strade all’intorno vivono nuovi fasti economici e morali: negozi specializzati, hotel, piccoli teatri. Napoli si riclassifica capitale della cultura occidentale. L’effetto economico ribalza sugli altri quartieri, crea nuovo indotto e … aprite pure gli occhi e guardate la piazza e il Palazzo Fuga con la consapevolezza che ogni minuto di ulteriore abbandono, perdita di fondi o peggio ancora di cattiva gestione, sono letteralmente rubati al futuro della città. Un futuro non lontano se, semplificando le pratiche amministrative ed irrigidendo i binari delle regole per realizzazioni corrette e rispettose della storia e del valore dell’edificio, la ristrutturazione fosse affidata a privati realmente capaci. La premessa per tutto questo è la reale voglia di cambiamento. Possibile da subito. Basta volerlo.