Alla Biblioteca Nazionale di Napoli fino al 20 maggio la mostra Ebrei a Shanghai

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di Fiorella Franchini

Dopo Milano, Venezia e Torino, anche Napoli ospita nella sala della Biblioteca Nazionale, la mostra “Gli Ebrei a Shanghai” che documenta un nuovo episodio della diaspora ebraica. Una vicenda poco conosciuta che vide nel 1933, a seguito dell’avvento del nazismo, delle leggi razziali, la partenza dalla Germania e dai Paesi occupati dai nazisti o loro alleati di un gran numero di popolazione ebraica diretta verso l’Estremo Oriente. Secondo le stime fino al 1941 arrivarono a Shanghai su navi da crociera salpate dai porti di Genova e Trieste o dai porti sull’Atlantico, almeno 18.000 ebrei europei. Il massiccio afflusso terminò a seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia e alla Gran Bretagna, che sancì la chiusura della rotta verso la Cina, e del bombardamento giapponese di Pearl Harbour che diede il via alla guerra del Pacifico. L’esposizione, organizzata dall’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, l’Istituto Confucio e la Biblioteca Nazionale di Napoli, in collaborazione con Shanghai Jewish Relugges Museum, l’Istituto Italiano di Cultura del Consolato Generale d’Italia a Shanghai, la Comunità Ebraica di Napoli e il Centro di Studi Ebraiciun, racconta attraverso documenti ufficiali e privati, foto, passaporti, contratti di matrimonio, permessi, le storie dei rifugiati, le rotte di questo esodo, la vita nel ghetto di Shanghai e il rapporto degli esuli ebrei con il popolo cinese. Un riflettore acceso sugli aspetti storici, gli avvenimenti personali e collettivi, le speranze e i drammi di uomini, donne, vecchi e bambini alla ricerca di una vita dignitosa e sicura. Non si ebbero deportazioni e rimpatri, tuttavia, i Giapponesi proclamarono l’istituzione di un ghetto nell’area di Tilanqiao, nel distretto di Hongkou e obbligarono tutti i rifugiati ebrei a stabilirvisi. Nonostante le condizioni di miseria e privazione, con grande spirito di adattamento, la comunità conservò la propria identità culturale.  Alla fine della guerra la maggior parte dei residenti preferì trasferirsi negli Stai Uniti, in Canada o in Israele ma restò vivo un profondo senso di riconoscenza nei confronti della Cina. Nel 2007 l’ex sinagoga di Shanghai, Ohel Moshe, fu restaurata e destinata a ospitare ilMuseo dei Rifugiati Ebrei di Shanghai e il Console generale della Cina a Vienna, il dottor Ho Feng Shan che concedette numerosi visti agli ebrei offrendo loro una via di fuga verso l’estremo oriente, fu insignito del titolo di Giusto tra le Nazioni.  La mostra, aperta fino al 20 maggio, è arricchita da documenti offerti dalla Comunità Ebraica di Napoli e da una preziosa selezione di testi antichi e moderni sulla Cina della Biblioteca Nazionale che confermano l’antichissimo rapporto con la città, iniziato nel 1724 con la fondazione del Collegio dei Cinesi, primo nucleo dell’Università L’Orientale, la più antica scuola di sinologia e di orientalistica di tutto il continente europeo. Per una volta la Storia ricorda, accanto ai mali della discriminazione e della violenza, la fede dell’accoglienza e della ragione umana.