Alla fiera del torrone

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1.
Una sorta di “bancarella del torrone”, quelle delle feste patronali di paese. Gian Antonio Stella sul Corriere di lunedì 8 di gennaio, nota: “Fatichiamo a ricordare una campagna elettorale così gonfia di promesse”. A questo sembra avviata la campagna elettorale, dopo i primi “annunci” da parte di tutte le forze in campo. Nessuno che abbia come presupposto un disegno di Paese, una prospettiva che riguarda il governo della nostra realtà complessa e complicata. Sul piano interno e su quello internazionale. Naturalmente, mi colpiscono di più i proclami che vengono dalle cosiddette forze alternative, come quella guidata, si fa per dire, da Pietro Grasso. Che le “sparino” grosse, ed insopportabili, la Lega o il Movimento Cinque Stelle mi sembra nell’ordine delle cose. Che il fu Cavaliere ripercorra il suo vecchio percorso, che pure gli è stato propizio, mi sembra patetico. Anche se potrebbe risultare ancora efficace, come lo fu nel “duello” finale, a Porta a Porta, per le elezioni del 2006, vinte da Romano Prodi, ma con un margine ben più limitato di quanto non dicessero i sondaggi. L’annuncio, a sorpresa, dell’allora Cavaliere dell’eliminazione dell’ICI sulla prima casa gli valse qualche milione di voti in più. Anche perché Prodi non ebbe il tempo di replicare con gli argomenti della ragione. Ora, a parte la controversa, e male spiegata, mossa del PD di eliminare il canone RAI, meraviglia molto la contromossa di “Liberi ed Uguali”, che con il suo leader (!?) Pietro Grasso va a promuovere l’abolizione delle tasse universitarie. L’abolizione per tutti gli studenti universitari, quelli ricchi e quelli poveri: tutti “uguali” di fronte all’eliminazione di quelle tasse. Ma si può? Eppure una volta le tasse si pagavano in base al reddito. Nel 1960, quando mi iscrissi all’Università Cattolica, pagai una tassa davvero irrisoria, perché alla maturità avevo superato la media del 7 e mio padre, contadino virtuoso e… mezzadro, aveva un reddito bassissimo. E così fu anche negli anni successivi: la condizione era quella di conseguire la media del 27. La logica era, a quel tempo, di consentire gli studi universitari, alla Cattolica anche con borse di studio, già prima che arrivasse il presalario, a giovani “meritevoli e bisognosi”. Merito e bisogno coniugati già prima che Claudio Martelli ne elaborasse la teoria in una memorabile convegno del PSI a Rimini. Ora una forza che si dichiara di sinistra, alternativa al Pd, va a proporre una misura che mette sullo stesso piano ricchi e poveri. E quando mai i ragazzi meritevoli e bisognosi diventeranno “uguali”? E “liberi”, almeno dal bisogno?! Senza contare il depauperamento delle risorse per l’università, da destinare alla Ricerca, al Sapere e ad una organizzazione moderna di quella Istituzione fondamentale . Questo, ed altro, passa il “convento” della politica. E della Sinistra, ritenuta tale da tanti radical-chic, che vedono in Pietro Grasso l’espressione di una possibile politica di Sinistra: se queste sono le avvisaglie, stiamo “freschi”. Dai proclami ti aspetteresti scelte alla Robin Hood: togliere ai ricchi e dare ai poveri. Invece il nuovo eroe della Sinistra (?!), al secolo Pietro Grasso, propone di dare ancora ai ricchi: anche gli spiccioli, per loro, di una tassa di iscrizione all’Università
2.
Ho conosciuto Anton Valentino Angelillo. Un grande del calcio italiano e mondiale. Argentino, con antenati italiani, della Lucania. Arrivò in Italia insieme a due altri grandi, Omar Sivori ed Umberto Maschio. Li chiamavano gli “Angeli dalla faccia sporca”, credo perché nella foga non avevano timore di cadere anche nel fango, che “sporcava” le loro facce. Angelillo all’Inter, Sivori alla Juventus, Maschio al Bologna. La stampa di questi giorni, nel riportare la notizia della sua scomparsa, ha raccontato della sua bravura e del record di goal, 33, che ancora detiene per il campionato italiano a 18 squadre. Io lo ricordo per una piacevole serata trascorsa insieme a mia moglie Anna, con lui e sua moglie. Al ristorante Il Soccorso, a Forio fra il 1973 ed il 1974. Angelillo era l’allenatore del Campobasso, che militava nell’allora Serie D. La squadra Molisana era venuta sulla nostra Isola per giocare contro l’Ischia Isolaverde, che pure militava in serie D. Preparava la partita sul nostro campo di Forio. Avevamo, noi del Forio, ceduto proprio al Campobasso il nostro “gioiello”, Antonio Patalano, un’ala sinistra davvero talentuosa. L’amichevole faceva parte della contropartita che il Campobasso ci doveva per quella cessione. Fu una partita bellissima, che il Forio vinse addirittura. Dopo la partita stemmo a cena insieme. Ebbi l’impressione di trovarmi di fronte ad una persona di grande sensibilità e di bella compagnia. Rivivo quella serata come una di quelle da ricordare: un grande campione, una persona piacevole e sensibile. Ha lasciato il segno nel mondo del nostro calcio.