Alla ricerca del tempo nei colori di Moebius. Fino al 4 ottobre al Mann la mostra dedicata al grande fumettista

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di Fiorella Franchini

La prima cosa che ha fatto l’uomo è stata illustrare, raccontare per immagini eventi accaduti o immaginati. L’oralità è arrivata dopo e la scrittura ancora più tardi. Narrare attraverso la raffigurazione del reale fa parte, dunque, del nostro codice genetico e tutti i popoli se ne sono serviti declinandolo in diverse forme di Arte. Anche il fumetto e l’illustrazione relegate, da principio, a mero complemento di testi per l’infanzia, hanno raggiunto livelli creativi di grande pregio. Il Mann non è nuovo alla collaborazione con il Comicon, il Salone Internazionale del Fumetto e del Gioco, che si svolge ogni anno a Napoli, e alla contaminazione tra le forme artistiche del passato e quelle moderne. Ispirandosi ad un museo nient’affatto statico ma in continua connessione con le espressioni culturali contemporanee, dopo aver ospitato i lavori del grande fumettista Tanino Liberatore e un allestimento dedicato al Corto Maltese di Ugo Pratt, l’istituzione museale napoletana presenta, fino al 4 ottobre, la più grande mostra realizzata in Italia riservata a Jean Giraud, uno dei più importanti fumettisti e illustratori di tutti i tempi, meglio noto con il nome d’arte di Moebius, che si riferisce al matematico tedesco August Ferdinand Möbius e alla particolare superficie che da lui prende il nome e che, nella sua rappresentazione più famosa, dovuta al disegnatore olandese M. C. Escher, è simile al simbolo dell’infinito in matematica. E’ una retrospettiva che attraverso tavole a fumetti, schizzi, quadri, acquerelli, riproduzioni e Realtà Aumentata, fotografie, volumi e riviste, rievoca l’infinito immaginifico dell’autore. C’è tutto un mondo che gira intorno alla fertile fantasia di Moebius e non si può semplicemente girargli attorno; come un vortice magnetico costringe il visitatore a entrarci dentro, ad avventurarsi in un universo parallelo dove passato e futuro, realtà e invenzione si mescolano in un microcosmo originale e bizzarro.

S’incontreranno personaggi come il guerriero Arzak, il maggiore Grubert o i viaggiatori spaziali Stel e Atan, ci si perderà nelle immagini vertiginose dei taccuini di Inside Moebius e nelle invenzioni fantastiche de La Faune de Mars. Il tratto è molto nitido e attento ai particolari, estremamente realistico nella rappresentazione, lo sguardo curioso è volto alla fantascienza, l’attenzione all’antichità. Opere che generano stupore e alimentano quel senso dell’avventura proprio della dimensione umana: “Allacciate le cinture per viaggiare nella fantasia artistica più sfrenata. – scrive il direttore Paolo Giulierini nell’introduzione al bellissimo catalogo – Alla fine del viaggio non sarete più gli stessi: vedere l’infinito mescolarsi di passato e futuro vi porteranno in una dimensione atemporale.” Come un abile regista Moebius ci guida in un film fantasmagorico, dove i primi piani si alternano agli scorci di città e gli sguardi dicono già tutto. D’altra parte non è necessario rappresentare l’interezza, basta evocare. Sono testi visivi in cui le immagini ci trascinano repentinamente nell’atmosfera che l’artista intende suggerire, come quel suo particolare legame con l’Italia, Venezia, Milano, e con la città protagonista dei suoi racconti a fumetti Vedere Napoli e Muori e poi vedi Napoli: “È strano, ogni volta che lavoro su una storia che riguarda Napoli non ci sono problemi: tutto fila liscio. – confessava Giraud in Mourir et Voir Naples, pubblicato nel 2000 – Napoli ha qualcosa che mi affascina, che mi tocca sempre in un modo speciale…” In dialogo con la sezione Magna Grecia del Museo, sono esposte alcune illustrazioni dedicate ai miti greci che
hanno ispirato anche il manifesto: Ercole, Orfeo, Edipo riproposti come simboli di una sacralità primigenia e inesauribile. Un’intera sezione è dedicata a Dante, in occasione del settecentesimo anniversario della scomparsa del sommo poeta, nella quale, spirato dai disegni di Gustav Dorè, Moebius ci affida la sua straordinaria interpretazione del Paradiso, ideata per la Galleria Nuages. La dimensione più intima del suo lavoro, quella della sua ricerca sul “deserto interiore”, è rappresentata dalle tavole tratte da 40 jour dans le Désert B e dalle originali sperimentazioni sulle forme
fantastiche di cristalli e gemme. Una ricca rassegna di preziosi minerali esposti grazie alla collaborazione con Mineral Art Gallery di Napoli, accompagna il lavoro dell’artista. Scrive Jean Michel Folon nella sua introduzione al catalogo della mostra milanese Visioni di fine millennio, del 1997: “… Moebius guarda l’infinita banalità del quotidiano con gli occhi di un mago. È diverso dalla maggior parte della gente che guarda la realtà con l’indifferenza di chi non vede nulla. Per lui, tutto è partenza…Trasforma una pietra in una montagna. Vede l’oceano in una goccia d’acqua. L’infinitamente piccolo diventa l’infinitamente grande davanti all’orizzonte infinito…”. Il percorso è arricchito da due film: un 3D animato diretto da Moebius e BUF Compagnie, ispirato al racconto La Planète Encore e METAMOEBIUS documentario di 52 minuti di Damian Pettigrew e Olivier Gal, tuttavia, l’elemento innovativo del progetto di allestimento è rappresentato dalla realtà aumentata: lungo il percorso, basterà scaricare una APP e inquadrare le opere con un semplice smartphone e alcuni quadri prenderanno vita. In questa girandola di colori e di figure ognuno perde e riacquista la propria personale misura del tempo, una magia che indugia negli occhi e nella mente, recupera il nostro senso originario, e ci fa chiedere: “Per quanto tempo è per sempre? A volte, solo un secondo”.