Alluvioni, fatti gravi, soluzioni non facili ma anche rimedi semplici, semplici

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di Franco Fronzoni

Si discute molto sulle alluvioni. Si cerca di individuarne le cause per apporvi i rimedi. Tesi contrastanti ed avverse vengono discusse, quali le eccezionalità metereologiche, le bombe d’acqua, per cui fiumi straripano, così come torrenti, torrentucci e canali artificiali; si discute di situazioni orografiche locali preesistenti e come diversificate da comportamenti intenzionali degli uomini intenzionati alla necessità di recuperare territorio spesso anche molto paludoso per destinarlo a coltivazioni, industrie ed abitazioni – determinano situazioni locali di difficile gestione. Le modifiche del territorio, non sempre perfette e sicure specie in rispetto ad eccezionalità di eventi, rendono alcune aree molto vulnerabili, in particolare, quelle bonificate, che restano, spesso, sottoposte rispetto al livello delle acque che scorrono nei limitrofi alvei naturali e nei canali appositamente costruiti, appunto, per bonificarle. Si discute molto e, mai troppo.

Altra concausa certa proviene da inadeguate o scarse manutenzioni degli alvei e dei canali, da esercitarsi ad opera della mano pubblica, specie quelle dei Consorzi, preventivamente ed accuratamente, nei tempi di secco.

I danni, a volte, sono gravi, anzi gravissimi, come per l’ultima alluvione che ha colpito grosse arre dell’Emilia e della Romagna, alle coltivazioni, alle industrie, ai commerci ed alle abitazioni.

Ora, mentre per le vaste aree agricole e stradali è l’organizzazione pubblica a dovere intervenire e a dover provvedere sia per le manutenzioni sia per i miglioramenti del sistema idrologico, area per area, ritengo che anche i singoli privati potrebbero intervenire preventivamente nel proprio esclusivo interesse, per evitare almeno i danni insorgenti ai propri manufatti – abitativi, commerciali ed industriali – siti ai piani terreni ed ai cantinati sottostanti.

Perché nessuno ha pensato – come sembra – di difendere i propri beni apponendo ad ogni apertura dei piani terreni una difesa mobile metallica idonea a non far entrare acqua?

Basterebbe realizzare per ogni vano di ingresso una paratia metallica, da infilare fra due guide verticali fissate ai lati del vano ed, altra sulla soglia dell’ingresso, appositamente munite di idonee guarnizioni; altrettanto si dovrebbe fare per i finestrini di areazione dei cantinati, a mo’ di scudo (vedere grafico di testata). 

La difesa così realizzata costerebbe molto poco, ma difenderebbe molto fino ad una consistente altezza dell’acqua sul piano stradale; comodamente, fino ad un metro di altezza, ma anche più se prevedibilmente necessario, con paratie sovrapponibili.  

E’ del tutto chiaro che i detti accorgimenti possono restare utili in taluni casi, ossia nei casi in cui le acque di allagamento raggiungano un’altezza modesta e che lo si faccia per tempo, quale precauzione indispensabile. 

Altro accorgimenti per i casi di cui sopra, ma comunque di norma, dovrebbe essere quello di istituire l’obbligo di introdurre negli impianti domestici ed industriali di scarico nella rete fognaria, valvole di non ritorno, oppure chiavi di chiusura, allo scopo di evitare che possano avvenire riflussi inversi negli edifici, allorché le acque risalgono oltre il normale, per piogge e/o alluvioni.

Lo consiglio fortemente e non sarebbe male diffonderne l’invito.

Quanti danni potrebbero essere evitati a privati e alla collettività!