“Al Paese manca una visione che è di ecologia politica. La nostra incapacità di superare vecchie polarizzazioni ecopolitiche limita fortemente la dimensione fattuale. Non riusciamo a creare quel circuito virtuoso di investimenti, ammodernamenti, cambiamenti perché stretti tra le pieghe e le piaghe dei vecchi mali”. Angelo Bruscino, imprenditore e saggista, esperto di diritto dell’ambiente e tecnologie ambientali, risponde alle domande de ildenaro.it sulla svolta green che anche l’Italia tenterà di compiere in questi mesi attraverso il Pnrr.
La transizione verde è un processo ineluttabile. Cosa manca al Paese, a suo avviso, per guardare a questa svolta come un’opportunità e non più come un obbligo?
Al Paese manca una visione che è di ecologia politica, la nostra incapacità di superare vecchie polarizzazioni ecopolitiche, limita fortemente la dimensione fattuale. Non riusciamo a creare quel circuito virtuoso di investimenti, ammodernamenti, cambiamenti perché stretti tra le pieghe e le piaghe dei vecchi mali: in primis quello di una burocrazia inefficiente e poco preparata. Dovremmo cogliere invece questo momento per immettere nuove competenze nel sistema della PA, snellire le procedure e, ad esempio, impegnarci seriamente a costruire politiche energetiche, industriali, turistiche che premino ogni sforzo nella direzione del divenire sostenibili. Molte imprese stanno tentando di cogliere questo istante della storia per rientrare nella partita del futuro, impegnandosi a trasformare se stesse, trasformandosi in produttori di benessere sociale, economico ed ecologico.
Eco-investimenti e Green jobs, la Lombardia già guida la classifica…il Sud dove può migliorare?
Il Sud ha una prateria di opportunità davanti a sé. La rigenerazione dei territori grazie alla riscrittura urbanistica imposta, ad esempio, dalla riqualificazione degli edifici, l’elettrificazione delle nostre città, la trasformazione del turismo in un turismo ecosostenibile, consente soprattutto a noi cittadini del Meridione di immaginare casa nostra come quella che potrebbe realizzare il futuro dei nostri giovani. Non credo molto nella definizione di Green Job, invece, perché tutti i lavori dovranno essere eco compatibili, dovranno generare benessere e proteggere i nostri beni ambientali e culturali o, semplicemente, scompariranno nel breve termine. Se desideriamo continuità, anche generazionale del lavoro, o questo sarà green o semplicemente non sarà. Chiaramente questo è possibile se riusciremo a creare una santa alleanza tra tutti gli attori che trasformano il territorio, scuole, ragazzi, genitori, politica, aziende, la dicotomia che nel passato vedeva contrapposta economia ed ambiente è superata nei fatti oggi, anche il termine eco-nomia è rivisto nella chiave eco.
Il Pnrr è uno strumento utile a formare una coscienza green o rischia di diventare il nuovo libro dei sogni?
Il Pnrr è l’ultimo strumento messo a disposizione nella storia recente di questo Paese per affrontare antichi ritardi e recuperare molto tempo sprecato. Chiaramente, come ogni strumento saranno gli uomini che lo usano a fare la differenza. Questo è sicuramente l’ultimo piano Marshall per ridare all’Italia lo slancio e consentirgli di restare tra i grandi del mondo e per consentire a noi stessi di avere ancora un Paese all’altezza della sua antica storia, anche industriale. Speriamo semplicemente di farne buon uso, io personalmente ce la metterò tutta.