Anoressia ai tempi dei social: occhio ai blog “pro ana” dove si disimpara a mangiare

E’ attraverso i social che oggi, più che mai, si propaganda il canone estetico del corpo filiforme, con numeri ormai da pandemia sociale. Il luogo di ritrovo sono i blog “pro ana”. E’ lì che le “amministratrici” reclutano ragazze, spesso poco più che bambine e le invitano a lasciare il loro numero di cellulare. Pochi minuti dopo si ritrovano inserite in un gruppi creati su watsapp per celebrare l’anoressia e cercare nuove adepte. Una modalità che bypassa tutti i controlli di rete da parte della polizia postale. Una spirale che avvolge e velocemente travolge. L’obiettivo minimo è perdere cinque chili in dieci giorni, ma con il passare del tempo diventa sempre più elevato. Nel gruppo compagne che insegnano a rifiutare il cibo e a vomitare, chi spiega che non puoi assumere più di dieci calorie al giorno, chi suggerisce di bere litri di acqua ghiacciata per ingannare la sensazione di fame, chi suggerisce di digiunare dopo le cinque del pomeriggio. Sono dieci i comandamenti da seguire:
1. Se non sei magra, non sei attraente.
2. Esser magri è più importante che esser sani.
3. Compra vestiti, tagliati i capelli, prendi lassativi,
muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra.
4. Non puoi mangiare senza sentirti colpevole.
5. Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo.
6. Devi contare le calorie e ridurne l’assunzione.
7. Quello che dice la bilancia è la cosa più importante.
8. Perdere peso è bene, guadagnare peso è male.
9. Non sarai mai troppo magra.
10. Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo;
ogni sette giorni bisogna comunicare il proprio peso. Se non si raggiunge la soglia fissata si èfuori dal gioco. Un punto di non ritorno l’anoressia. Tre milioni di persone in Italia soffrono di disturbi alimentari. Il 95% sono donne e la fascia più colpita è quella dell’adolescenza. Nel mondo sono 70 milioni, un numero spaventoso ed in continua crescita. Il cibo diventa nemico, nella loro mente si fa largo l’idea che il cibo è sporco, contamina e se mangi ti devi vergognare, devi vomitare e punirti. Le diete “fai da te”, i consigli delle blogger, i canoni di bellezza che sfornano i social, influenzano e “aiutano” nel perdere peso, arrivando alla soglia dei 32 chili, quella che tanto viene desiderata da molte ragazzine che entrano nel vortice dell’anoressia. Con quel peso, dicono gli esperti, senti solo un freddo atroce anche ad agosto, la pelle si spacca, le ginocchia non reggonono, il ciclo mestruale sparisce. Oggi non è più un’epidemia, ma una pandemia. Si tratta della seconda causa di morte per i ragazzi dai 15 ai 24 anni, dopo gli incidenti stradali. Secondo le statistiche il 15% di chi si ammala non ce la fa ad uscire. E’ la malattia delle società opulente. E oltre ai dati ufficiali c’è un sommerso di cui nessuno parla. Non esiste una causa sola, certo la moda ed i social influenzano e propongono un modello inesistente: taglie sempre più strette e longilinee, ma anche taglie sempre più piccole ed unisex, così è cresciuto anche il numero dei maschi che ne soffrono, ora sono quasi il dieci percento. Sui basta riportare gli hastag #meanspo, #thinspo, #thighap, #ana per trovarsi davanti ad una galleria degli orrori. Ragazze che si fotografano orgogliose delle loro gambe scheletriche, graziosi muscoli, ossa dove si contano solo le costole. Le diciture riprendono la frase “voglio essere skinny”, “ana è la mia unica amica. Lei non mi abbandonerà mai”. I social amplificano. Dai gruppi watsapp chiusi e clandestini, si passa al pubblico e ai social più usati: Instagram. C’è il gusto di mostrale, il premio è nello sguardo dell’altro. I like rafforzano il sintomo. Sono sempre più giovani quelle colpite dalla malattia, arrivano al ricovero, dopo lunghi digiuni, bambine di otto/nove anni. Molte lo fanno per attirare l’attenzione a casa, spesso hanno un rapporto conflittuale con la famiglia. L’anoressia è un attacco a mano armata alla madre. Giovani che non hanno bisogno di cibo ma di amore, adolescenti che vogliono regredire all’infanzia, culla della sicurezza. Si tratta di perlopiù di ragazzine sensibili e molte sole, magari con le mamme a dieta da sempre; con la convinzione che se non sono magre non valgono niente. Un male oscuro, i segnali di una battaglia sembrano lontano. Andrebbe prevista una legge che preveda il reato per chi istiga in rete, chi inneggia all’anoressia e induce a non mangiare. I disturbi del comportamento alimentare dovrebbero essere riconosciuti come malattia sociale. Ulteriore passo sarebbe quello di potenziare i centri specializzati, troppo pochi ancora in Italia, nel Sud Italia sono quasi inesistenti. E curarsi contro l’anoressia è già di per sé un’odissea che viene alimentata ancor di più dalla mancanza di strutture, personale e dalla possibilità di intervenire in tempo utile.