Antonino Laspina, neo direttore Ice negli Usa: Made in Italy, è già ripresa. Pmi del Sud, le tre sfide da vincere

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in foto Antonio Laspina

di Vincenzo Pascale

È il nuovo direttore dell’Ice (Istituto per il commercio estero) di New York e coordinatore degli uffici Ice negli Stati Uniti (Chicago, Los Angeles, Houston, Miami ed ovviamente New York). Una carriera nell’Ice che si estende per oltre 40 anni. Profondo conoscitore dei mercati commerciali asiatici, con esperienze negli uffici Ice di Seul, Kuala Lumpur, Taiwan e ben 12 anni in Cina, a Pechino. Da un anno nominato alla guida degli uffici di New York. “È una grande sfida che raccolgo – dice – in un momento di profondi cambiamenti commerciali e di comunicazione dovuti alla pandemia”.
Siamo ricevuti nella sede dell’Ice di New York, ancora parzialmente chiusa al pubblico, ma attivissima sulle piattaforme digitali. Nell’ufficio del direttore Laspina troneggiano un De Chirico ed una litografia gigante della Dea di Morgantina.

Direttore ci spieghi l’accostamento.
Il De Chirico è qui da anni a simboleggiare la grande creatività artistica italiana ed il genio di uno dei maestri dell’arte del Novecento. La Dea di Morgantina rappresenta il mio legame culturale e se vogliamo affettivo: sia con la mia città Aidone (ove la Dea ora è collocata, nel locale museo) che con l’America. Vede? Io posso affermare di essere cresciuto con gli americani.

Davvero? Ci dica…
Per prima c’è la storia migratoria, in America, del mio bisnonno materno. Arrivò con il fratello a New York nel 1906. Vi restarono due anni poi rientrarono ad Aidone. Rimase in loro il ricordo americano. La loro casa era decorata con mobili ed ornamenti che portarono da New York. Ho un vivo ricordo di quegli oggetti. Poi gli scavi archeologici a Morgantina. Iniziarono nel 1955. Da bambino andavo ad osservare il lavoro degli archeologi che venivano, come ancora oggi, da Princeton University. Ero bene accolto, tanto che mi permettevano di accedere al loro grande magazzino, ove collocavano i ritrovamenti.

Interesse archeologico accantonato?
Non proprio. Dopo il liceo a Piazza Armerina, mi iscrissi alla Facoltà di Scienze Politiche a Catania. Laureandomi con 110 e lode. Avevo un forte interesse ai viaggi e così decisi di fare il concorso all’Ice ed avviare la mia carriera in giro per il mondo. Vede? Quando si nasce in un territorio così ricco di storia, cultura, arte (quale l’area di Aidone, Morgantina, la Sicilia), ma poi tutta l’Italia è così, non si può che continuare ad occuparsi di storia, di arte. Così dopo tanti anni di viaggi e di attività in Asia ho promosso insieme a studiosi ed amici la Fondazione Prospero Intorcetta, dedicata ad un gesuita nato a Piazza Armerina che tradusse per primo in latino l’opera di Confucio. Dimorò a lungo in Cina ove si spense nel 1696.

Ritorniamo alla sua missione economico-diplomatica a New York…
È stato un anno difficile ma sotto diversi punti di vista molto importante perché mi sono ritrovato dentro nuovi scenari commerciali, nuove modalità operative, nuovi partenariati. Lo scenario commerciale italiano nel mercato Usa è certamente positivo e presenta ancora ampi margini di miglioramenti. Alla fine del 2019 avevamo esportato ben 54 miliardi di dollari, con 5 miliardi di dollari nel settore food and wine, 9 miliardi nella moda, 3 nell’arredo e ben 12 miliardi nella tecnologia. Nell’anno del Covid il settore food and wine ha retto, anzi vi è stata una leggera crescita nell’export. Un segno positivo che denota una forza del settore ed un apprezzamento del mercato americano per la qualità agroalimentare italiana. In questo settore è presente tanto Sud. Tante sono le aziende meridionali presenti sul mercato Usa, con prodotti che combinano molto spesso tradizione con innovazione.

Come avete affrontato il 2020, anno del Covid?
Tanti webinar su diverse tematiche ed un massiccio ricorso alle piattaforme digitali per le imprese italiane. Tanti eventi per sviluppare eventi tematici sul B to B (Business to Business). Il 2021, anche grazie alle piattaforme digitali, è iniziato bene per l’export italiano. Nei primi cinque mesi dell’anno abbiamo avuto un incremento del 18%. Non accadeva da tempo.

Parliamo delle industrie meridionali sul mercato americano. Quale è la situazione?
L’era Covid, ormai quasi alla fine, ha evidenziato tre grandi sfide per le industrie meridionali: la digitalizzazione, la comunicazione di nuovi valori con nuovi mezzi e la distribuzione. Il Sud, comunque, negli Usa non è solo agroalimentare. Importanti casi di successo sono nella filiera della moda e dell’arredo. In forte crescita, anche se fenomeno più recente, sono alta tecnologia ed aerospazio.

Ci vuole spiegare estesamente queste sfide?
Certo. La digitalizzazione riguarda le skills interne delle aziende. Gli aspetti della spedizione e la blockchain. Sono aspetti importanti per competere sul mercato mondiale. Poi la comunicazione. Una comunicazione che deve mirare a portare al consumatore americano i temi della sostenibilità e del green. La capacità tutta italiana e del Sud di far convivere l’attività produttiva con un basso impatto ambientale. E questo oggi va comunicato meglio e soprattutto attraverso i social media. Poi, aspetto importante, la distribuzione. L’Ice ha lanciato una campagna di educazione alle imprese del Sud sul Sistema di distribuzione negli Usa, attraverso la multicanalità, il canale fisico e l’e-commerce. Bisogna intercettare la grande distribuzione americana. Uno specifico progetto Gdo (grande distribuzione organizzata) sta facilitando la presenza dei prodotti italiani in molte aree dove il Made in Italy è sottorappresentato o negli stati dove il prodotto italiano non è presente.

Dove ad esempio?
In aree metropolitane diventate molto ricche. Ad esempio il Texas. Uno stato che ha un potere di acquisto straordinario. Alcune aree del Midwest e della California.

E per quanto riguarda gli investimenti Usa in Italia?
Esiste un notevole interesse americano verso vari settori dell’industria meridionale. Noi, come Ice, parte del Sistema Italia, e sotto le direttive del Maeci, seguiamo con attenzione questi interessi in alcuni comparti di punta come il settore aerospaziale (in particolare di Campania e Puglia) anche con le nuove realtà imprenditoriali di Amazon, Tesla e Virgin. Poi esiste una nuova grande opportunità per le imprese italiane negli Usa.

Quale?
Il nuovo grande piano nazionale Usa per le infrastrutture, lanciato dal Presidente Biden, potrebbe fornire alle aziende italiane una grande opportunità per conquistare nuovi spazi di mercato, nei settori del manufacturing, della meccatronica delle tecnologie energetiche ed ambientali, negli Usa. Infine, il programma Export Sud.

Ce ne vuol parlare?
Negli ultimi sei- sette anni abbiamo varato come Ice un progetto mirato a rafforzare l’export delle aziende del Sud. Numerose iniziative studiate e realizzate solo per le aziende del Sud sono state portate avanti e ciò ha coinvolto anche gli Usa: dalla Biat (Borsa dell’Innovazione e della Alta Tecnologia) in programma nel settembre 2021 a Taormina, ad un altro grande evento a Pescara per moda donna, all’evento a Salerno presso la stazione marittima progettata da Zaha Hadid, Dress for evening dove porteremo buyers americani a conoscere la moda meridionale. Infine, il grande progetto delle startup negli Usa, che ha coinvolto anche le innovazioni provenienti dal Sud Italia. È un grande momento. Siamo pronti per ripartire con il Sistema Italia.