Arcelor-Mittal, senza scudo fiscale addio all’Ilva. Panico nel Governo. E Salvini va all’attacco

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Arcelor-Mittal molla gli ex stabilimenti Ilva. La bomba esplode dopo l’approvazione definitiva del Parlamento del dl salva-imprese, dal quale i senatori del Movimento 5 Stelle avevano fatto espungere lo scudo penale a favore del gruppo anglo-indiano, che era stato introdotto nel 2015 dal governo Renzi, con Carlo Calenda allo Sviluppo economico, per favorire gli investimenti nell’area dell’ex acciaieria di Taranto evitandone la dismissione: il provvedimento di fatto escludeva la nuova proprietà, che si era impegnata per 1,1 miliardi di euro in un piano di riqualificazione ambientale dell’impianto, da eventuali responsabilità penali per mancanze avvenute nella precedente gestione. Proprio la revoca della norma ha fatto tornare sui propri passi ArcelorMittal che oggi tramite il gruppo Am InvestCo Italy ha inviato ai Commissari straordinari di Ilva una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione del contratto per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva Spa e di alcune sue controllate, a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018. ArcelorMittal ricorda nella nota che “nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto” e che per l’appunto “con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso”.
Oltre a questo, c’è che i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto “obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il contratto”. La decisione del gruppo, che aveva preso in affitto con diritto di acquisto gli stabilimenti di Ilva, ha creato immediatamente un terremoto nel governo, con il premier Giuseppe Conte che ha immediatamente convocato una riunione al Ministero dello Sviluppo economico: dall’esecutivo, per ora, si fa sapere che si farà di tutto per evitare la chiusura degli impianti, ma il leader della Lega Matteo Salvini già incalza: “E’ una vicenda drammatica, in un paese normale il presidente Conte verrebbe già domani a riferire alle Camere”.