Archeologico di Pontecagnano, sos trasporti e comunicazione

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in foto una sala del Museo Archeologico di Pontecagnano

16 luglio venerdì: 3; 17 luglio sabato: 4; 18 luglio domenica ore 11,30: 5. Totale 12. Quando si dice: ”dare i numeri”. Dodici dunque le visite registrate al Museo Archeologico di Pontecagnano in un caldo fine settimana di metà luglio. Tadan. La strenua ricerca di un aspetto positivo in questa, poco edificante, condizione è che il contagio da Covid-19 in una struttura con queste presenze, appare inquadrabile con il terzo tipo di periodo ipotetico, quello dell’ipotesi impossibile. Più concretamente, il dubbio sull’opportunità di tenere aperta una struttura con un numero di presenze ancor meno che inconsistenti, è da considerarsi più che legittimo. L’ingresso al museo sembra pensato proprio per consentire la visita solo ai turisti che, con buona pace di Vittorio Alfieri, vogliono, fortissimamente vogliono, riuscire nell’intento. Turisti poco motivati vade retro. Al museo si accede dal retro dell’edificio che lo contiene. Sortilegio etrusco, o negligenza contemporanea. Indovinala grillo. Un comico d’annata avrebbe biascicato il tormentone: lasecondachehaidetto.
Una volta dentro al museo la meraviglia. Allestimento quasi perfetto: piccole scene con manichini e reperti che mostrano l’uso, altrimenti di difficile comprensione, di tanti oggetti e una narrazione che seguendo il filo temporale permette anche ai meno esperti di capire la connessione tra il mondo etrusco, quello greco e le contaminazioni con la Sardegna la Sicilia ed Ischia. Probabilmente, insieme al Museo Archeologico Nazionale di Paestum, è la struttura museale che meglio illustra le origini e le evoluzioni dei popoli antichi su questo territorio. Dove sono le file di turisti che, al freddo o al caldo aspettano il proprio turno per entrare. Altro che chiusura.
I manichini inchiodano l‘attenzione del visitatore sugli oggetti e il loro uso, spiegano in modo accattivante (interpretazione) le tecniche di realizzazione di alcuni utensili. Le ceramiche sono esposte in modo da permettere a tutti di comprendere l’evoluzione delle tecniche di fattura e della decorazione dagli etruschi fino ai greci dell’Attica. Applausi. Per la standing ovation ripassare a problemi di raggiungibilità e pubblicità risolti, prego.
Il museo non è fine a sé stesso, è un mezzo al servizio dell’umanità. Se non si centra il fine, cade la sua ragion d’essere. Elementare Watson. Realizzare esposizioni straordinarie e accontentarsi di un caloroso scambio di pacche sulle spalle tra addetti ai lavori e gestori non serve a portare pubblico alle strutture museali. Non è un impresa di grande impegno economico: l’organigramma del personale addetto dovrebbe contemplare le giuste professionalità che, con qualche migliaio di euro, potrebbero costruire una buona campagna di comunicazione e informazione. Usare le tecniche dell’interpretazione può servire sia per limitare la spesa che per l’efficacia della campagna. Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria nel 2019 ebbe 227 021 visitatori con una spesa per la comunicazione di € 8000,00.
Eventi pubblici di diversa natura, la costante attività di informazione e di coinvolgimento dell’imprenditoria privata nel programma, serviranno a portare alla ribalta la struttura, a renderla indipendente e facilmente raggiungibile. Sarà indispensabile la parità dialogica tra i soggetti coinvolti, che condivideranno le responsabilità. Non c’è tempo, è ora di mettersi all’opera.