Arcipelago metropolitano largo ed altra città. Converasazione tra Franco Dragone, Franco Arminio e Pasquale Persico

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In foto il professore Pasquale Persico

Riceviamo dal professore Pasquale Persico,(Ordinario di Economia Politica, Scienze della Comunicazione alla Università di Salerno), questa conversazione immaginaria che presenta le aree interne con Franco Arminio e Franco Dragone.
Franco Arminio è nato e vive a Bisaccia, in Provincia di Avellino, collabora con “il manifesto” e “Il Fatto Quotidiano ed è animatore del blog “Comunità Provvisorie”. E’ documentarista e animatore di battaglie civili.
Franco Dragone e un regista e un direttore teatrale italiano naturalizzato belga.
Si stima che,tra alcuni shows del “Cirque du soleil” da lui diretti e quelli della sua casa di produzione, quasi ottanta milioni di persone nel mondo abbiano visto un suo spettacolo.Questa è la conversazione immaginaria a tre voci:

Cari Amici, lo scorso anno avevo confrontato l’esperienza fatta dal grande jazzista Fresu nel suo paese della Sardegna con l’esperienza di Franco Armino: quest’anno dopo aver scoperto la passione di Fresu per il vino mi sono ricordato che avevo promesso di istallare una vigna ad Aliano per il Parroco don Pierino che non ha più vino locale come offerta di comunità.
Quest’anno, poi, ho conosciuto Franco Dragone a Cairano ed il progetto della sua Master Class per il teatro e lo spettacolo ci consente uno sguardo lungo sulle sperimentazioni in campo.
Vi richiamo quanto ho già scritto, lo scorso anno,  prima di iniziare la nostra conversazione.
“Berchidda come Aliano era il paese del sogno , infatti qui Paolo Fresu , oggi Jazzista italiano tra i più noti al mondo, aveva portato la musica e la gioia legandola ad un ancestrale futuribile da condividere come contemporaneità in evoluzione.
Oggi dopo quasi trenta edizioni del suo Festival è nata una identità riconosciuta e nuova , poggiata su concerti in movimenti che come per Aliano e la poesia in movimento , avevano solo la pretesa di far succedere qualcosa.
La condivisione locale e regionale è cresciuta con lentezza come le risorse disponibili ; sono state accumulate discontinuità, successi e scoramenti. La musica produceva qualità dei nuovi comportamenti fino ad essere percepita come marketing parallelo di un progetto fortemente in campo. Oggi oltre  quindici paesi della Sardegna allargano la condivisione dello stare insieme e si percepisce l’effetto città ma che è Altra città che progetta in termini euro infojazzcity , cioè città che prova ad essere  innovativa e aperta, inclusiva e neutra,  che sa comunicare il suo saper moltiplicare i risultati di un evento, fino a provocare comportamenti di nuova educazione all’accoglienza.
Finalmente, oggi, le comunità chiuse della grande Lucania e della Sardegna accettano di ibridarsi e la cultura accetta il nuovo necessario, la musica si fa bastevole ed il progetto di città bastevole emerge come varietà tematica mozartiana.
Oggi a Berchidda  si va oltre la musica ma con la musica nel cuore e nella mente, mentre ad Aliano è trascorso appena il primo quadriennio e per fortuna c’è ancora tanta tanta poesia da inventare, cantare e suonare, sapendo dell’importanza di arrivare tardi alla contemporaneità complessa ed incompleta, forse finalmente moderna.
A Berchidda il gruppo storico che ha alimentato l’esperienza sente di avere interpretato un paradigma importante, Identità e sviluppo, la metamorfosi è avvenuta e la nuova identità poggia su un possibile nuovo paradigma fatto di creatività ed innovazione, ma nello stesso tempo sente la necessità di un ricambio generazionale proprio per dare al progetto la qualità di fattore impollinatore, come un insetto vagabondo che altri pensano molesto mentre è stato protagonista dello sviluppo ad ecologia profonda.
Aliano, oltre a Berchidda, ha altre esperienze gemelle che aspirano ad uscire dal provvisorio per strutturare comportamenti riconoscibili fuori dalle traiettorie consolidate del turismo di consumo, fuori dalle valutazioni strettamente economiche sui benefici della collaborazione tra pubblico e privato. Gli intendi sono diversi ed accompagneranno  da non tanto vicino i processi innovativi che investono  il materano verso nuovi sentieri di riconoscimento della sua storia. La paesologia è già entrata nel postpaesologia avendo rivisitato il concetto di Paesaggio , paese visto da lontano, nel più profondo noi siamo il nostro landscape, cioè le persone che insieme alla Natura scrivono la storia del paesaggio esistente, anche attraverso il racconto de “ La breve storia de La luna ed i Calanchi”.
Ciò premesso, a  Franco Dragone vorrei chiedere se il suo essere ancora legato a Cairano ha contribuito a che il progetto visionario del sindaco e dell’architetto Verderosa dopo quasi un quindicennio trovasse un precipitato anch’esso improbabile ma assolutamente contemporaneo.
Franco Dragone: A livello mondiale la mia scuola di teatro e di arti visive e performative viene chiamata a diminuire l’asimmetria tra il concetto di Ville e quello di Citè che nella visione di Richard Sennett è la stessa che esiste tra il costruire e l’abitare. La ville è la città ch cresce come arcipelago metropolitano largo dove come in Turchia o negli stati del nord Africa l’effetto città, cioè le relazioni immateriali dello stare in comunità larghe è completamente imprevedibile, ed il costruito formale è lontano dal desiderio di spazio neutro necessario alla società plurale.
Il mio teatro totale mischia linguaggi e discipline, rompe schemi predefiniti e l’immaginario e la visione inattesa prendono il sopravvento. Ecco per il mio Cairano Paesaggio ancora pieno di vuoti voglio approfittare di una possibilità impossibile e creare una master class di teatro che rompe gli schemi, come tanto tempo fa fecere J. Cage, Merce Cunninghan e Robert Rauschemberg creando un miscuglio indisciplinato che attraverso la visione delle adiacenze tra musica, danza e arti visive finì per  rigenerare le visione dello spazio pubblico, dello spazio libero e dello spazio neutro a cui far corrispondere dei nuovi beni da produrre, come beni bastevoli della città che verrà.
Pasquale Persico: Ecco, a Milano alla biennale di Architettura, Mario Cucinella, presenta l’Arcipelago dei paesi dell’Appennino come nuova città da vivere dove il piccolo ed il nuovo progetto possono essere riconnessi come progetto contemporaneo di nuova urbanità; a Franco Arminio chiederei se ricorda che, anche senza il suo consenso alcuni anni fa, con la sabbia di Montemurro ed Aliano, dubbio geologico sulla sua datazione , ho previsto una sua metamorfosi verso la post, post paesologia . Oggi che anche lui usa la parola Arcipelago e quella ancora più legata a Cunninghan, di Eventi improbabili, perché non ipotizzare un investimento forte sul tema connessioni e riconnessioni, tra paesi, per aumentare la soggettività istituzionale delle aree interne  e parlare di altra città come arcipelago delle innovazioni sociali, nuova cité estesa lungo l’Appennino?

Franco Arminio.
Quest’anno l’esperienza di Bisaccia e quella di Aliano che vivremo realizzano un sogno che io stesso definisco improbabile. La perseveranza nel credere nella poesia sottraendo parole al discorso letterario potesse aprire nuove  ospitalità, come la musica ed i suoi intervalli, mi ha fatto convocare mille  abitanti temporanei in  questi nuovi spazi, essi  hanno creato ad Aliano, anche per me che non sono un paesaggista, una visione larga del Paese Aliano che oggi è legato con cento e più connessioni a luoghi e persone lontane;  ogni anno tutti si riconnettono, guadagnando economie di scala( nel tuo linguaggio, presenze nel  mio) ed economie di scopo ( cioè molteplicità imprevista che i calanchi stentano a nascondere). Ecco questo effetto città e ricerca di nuovo umanesimo mi ha sorpreso ed in parte mi preoccupa perché vedo attacchi che ancora non distinguo se provocati dall’invidia, dal pettegolezzo, o dalla voglia di diminuire lo spazio politico potenziale di quanto si fa in più luoghi detti di periferia o marginalità.

Pasquale Persico: seguendo e modificando Francesco Indovina (è stato un regista cinematografico  italiano morto il 5 Maggio 1972).

Il territorio di area vasta è utilizzato, in questo contesto, come una struttura metropolitana, direi io, molto, molto larga dove lo spazio viene vissuto per ambiti locali e nell’insieme globale . L’esperienza di vita individuale e collettiva,
per i suoi aspetti funzionali, produttivi, culturali, di relazioni affettive e sociali, ecc., si svolge a due livelli: per ambiti locali, cioè più spazialmente e socialmente ristretti, ripetitivi, spesso conformisti, che spesso assumono connotato di comunità chiusa , e per ambiti metropolitani larghi, dispersi a funzionalità plurale. Questa doppia esperienza, che, va detto, si presenta anche all’interno della grande città , costituisce il connotato specifico, in questo campo, dell’arcipelago metropolitano largo e determina, forse, una nuova dicotomia , che declina insieme, combinandole, due esperienze che tradizionalmente erano separate.
L’arcipelago metropolitano si caratterizza ancora per flussi di massa
ma insieme a flussi di individui  e questi tendono a prevalere, come flussi di potenza (informazioni), dando così luogo a nuove ma anche  più labili gerarchie territoriali.
La tendenza messa in luce costituisce, prevalentemente, l’esito di un processo di
auto-organizzazione. Non siamo quindi alla presenza di una struttura territoriale
progettata e pianificata, risultato di un’intenzione esplicita ed esplicitata, ma
piuttosto al risultato di sforzi, decisioni, e azioni non coordinate e singolarmente rilevanti, non slegati alle nuove gerarchie create dalla globalizzazione finanziaria e commerciale, che allarga continuamente il confine per le esigenze della produzione e distribuzione delle merci (materiali ed immateriali)
È ovvio che la condizione economica-sociale ha un peso rilevante nella possibilità di cogliere le opportunità offerte dalla situazione descritta.
Di questa situazione
appare:
– positivo il fatto che si è in presenza ad una tendenza dell’organizzazione dello
spazio che risponde ad esigenze reali, dipendenti da trasformazioni
economiche, tecnologiche, di abitudine, ecc.;
– negativo il fatto che si tratti di una soluzioni non coordinata, risultato di azioni
individuali, essendo chiaro che una buona organizzazione del territorio non
può scaturire da una somma di decisioni parziali. Nel contempo emergono
contraddizioni (usi impropri del territorio, consumo di suolo, inquinamento,
conflitti tra usi alternativi o vicini, ecc.) che evidenziano l’inefficienza
dell’organizzazione territoriale.
. L’azione e le azioni da intraprendere dovrebbero  insieme coniugare centralità e
autonomia
Centralità: come punto di vista generale che esalta l’interesse collettivo di tutta
l’area, in grado di costruire una strategia unitaria per tutto il territorio, all’interno
della quale ciascuna parte sociale possa trovare un proprio spazio di azione. I temi di tale strategia unitaria non possono non essere: equità (tra le diverse zone e le diverse forze sociali), densificazione (un obiettivo che punti ad un uso meno compromissorio del territorio, che eviti isolamento, lo sfrangiamento spaziale, ecc.), controllo del consumo delle risorse (soprattutto di quelle non rinnovabili) promozione della crescita economica e sociale (si tratta di un’occasione da cogliere), diffusione dell’innovazione scientifica e tecnologica (le nuove frontiere della produzione e dei servizi), valorizzazione delle risorse locali (in un quadro di mercato allargato), avanzamento culturale della popolazione (base dello sviluppo futuro, infrastrutturazione del territorio, seguendo nuovi modelli di infrastruttura complessa e non settoriale.
Autonomia: come esaltazione del contributo che ogni singola zona può fornire alla
definizione della strategia unitaria. Essendo chiaro, tuttavia, che tale strategia non
può essere un risultato somma (delle richieste delle singole parti) ma piuttosto
disegno complessivo che fornisca opportunità a tutte le zone.

Franco Dragone: Ti seguo con interesse, ma per la scala di lavoro e di azione che ho scelto posso solo ipotizzare che le persone che porterò come docenti di azioni sono persone che hanno salito tutte le scale, dal locale  all’emigrazione , dalla emarginazione fino a trovare una identità creativa riconosciuta nel campo delle arti ed oggi il mio teatro produce nuove idee sullo spazio di vita e l’immaginario: le visioni e le credenze tendono a moltiplicare l’idea del possibile. Ecco per Cairano il vuoto creato dall’emigrazione segnala anch’esso un potenziale che non può essere solo la ripetizione delle attività andate in crisi ( la famosa identità )ma deve utilizzare una riproposizione del potenziale che vada oltre il pensiero adattivo, un approccio non euclideo al progetto o processo che segua anche la storia delle mie invenzioni e delle mie sperimentazioni. Una master class del teatro e della performance con aspiranti selezionati con criteri aperti al nuovo non potrà che portare a nuove azioni ; come l’anguilla che emigra per riprodursi e trasmettere nel  dna delle sue nuove generazioni la voglia di affrontare il viaggio ogni volta che lo spazio non è più vitale, così la presenza di questi giovani ibridanti e dei maestri sperimentatori potrà ridefinire  lo spazio nuovo nell’Alta Irpinia per riconnetterlo  a luoghi oggi difficilmente individuabili, che solo la qualità e la densità del laboratorio di nuova urbanità aperto a Cairano potrà prospettare come nuovi luoghi del cinema o del teatro..
Ecco, non vorrei aggiungere altro, per me è vitale iniziare le azioni e sperimentare per produrre il nuovo al quadrato , anche diverso dal mio passato, perché l’esito non è e non deve essere prevedibile, sarebbe già adattivo.

Pasquale Persico:  È importante, per me e per  Francesco Indovina, identificare un adeguato ruolo locale per un’articolata autonomia operativa.
Troppi soggetti istituzionali hanno potere sul territorio , determinando inefficacia, contraddizioni e veri e propri conflitti che alimentano contenziosi, ritardi nelle realizzazioni, impossibilità di rendere espliciti, ai diversi soggetti sociali, indirizzi e prospettive.  La sussidiarietà deve essere il tema principale delle azioni ed il filtro selettivo per le alleanze tra comuni dell’Arcipelago Appennino ed Alpino, senza escludere Calabria e Sicilia che non hanno Appennino..
Della pianificazione di area vasta si hanno diverse esperienze, ma non pare, né sul piano teorico, né su quello disciplinare,né su quello della pratica, una situazione consolidata. Bisogna pertanto rinnovare l’approccio e la definizione istituzionale, ma guai a trascurare la visione di area vasta per dare luogo ad azioni.

Franco Arminio: La mia esperienza recente per il progetto aree interne non allontana l’idea che il processo possa valorizzare le potenzialità locali,  inserendole in una dimensione di peso maggiore, integrandole con altre potenzialità. La valorizzazione delle
specificazioni locali costituisce una delle linee per contrastare gli effetti
negativi della globalizzazione. In se stessa considerata le azioni delle aree interne , tuttavia, esse sembrano deboli e ad efficacia ristretta, mentre un’integrazione in ambiti maggiori  potrebbe migliorare la portata delle stesse; forse si potrebbe  migliorare il processo di innovazione e la diffusione delle innovazioni  proprio in ragione dell’integrazione di esperienze diverse.
Forse potrà, questa integrazione, rompere le incrostazioni locali fornendo la formazione debole ma allargata di nuova identità , e  promuovere così l’efficacia del potenziale  territoriale, proprio perché integra le risposte individuali e parziali in un contesto di strategia comune; e forse potrà determinare un virtuoso indirizzo ambientale riguardo all’uso del suolo, all’utilizzazione delle risorse, alla riduzione dell’inquina mento, etc…
Ma tutto questo lo lascio agli esperti ed alle persone che hanno più esperienza, la mia di “paesologo” inquieto che con il suo nomadismo ha appreso dai luoghi, così come li ho trovati,  abbandonati e dalle città del contraddetto e dell’indesiderato ,  devo continuare a dare spazio alla possibilità di abitare il silenzio ed i vuoti in maniera diversa, la mia parola arcipelago è riferita di più ai tanti gesti d’arte e di vita che abitano il Festival di  Aliano ; e abitandolo temporaneamente hanno allargato la conoscenza di questo luogo remoto dando al passato uno spessore culturale che la Basilicata e tanti luoghi del SUD meritavano . Nel 2019 la Basilicata soffrirà anch’essa del turismo di consumo, al territorio largo spetta la responsabilità di strutturare un diverso nomadismo a stanzialità temporanea creativa e germinativa.
Ecco se io ed Altri, partiti da Bisaccia o Lacedonia, da Cairano o da altri luoghi minori avremo la costanza di continuare mantenendo un’etica del comportamento qualcosa accadrà. E questa speranza ci salverà anche dall’invidia o dalla politica avversa che oggi propone temi regressivi. Caro Pasquale portami ancora nel mare largo di Maratea ma ricordati che solo da poco ho imparato a nuotare e non sott’acqua.
Pasquale Persico: ecco l’azione.
Cari amici, Angelo Verdirosa, ha predisposto negli spazi del teatro di Cairano la possibilità di piantare una piccola vigna madre.
Nelle mie ricerche sullo sviluppo locale e i vitigni erranti ho scoperto che a Caggiano era stata riprodotta una varietà rara di Vitigno Aglianico: Aglianico Bianco già segnalato anche ad  Ariano Irpino.
Ho promesso al Sindaco di Cairano ed ad Angelo Verderosa che durante la sperimentazione di Franco Dragone la vigna nuova crescerà insieme al teatro delle arti e tutti coloro che vorranno potranno prendere in inverno le marze della vigna madre e produrre vini erranti o ibridanti; io come promesso qualche anno fa produrro aglianico bianco da varietà bianca, vino per il Parroco di Aliano nella speranza di avere nuovamente una vigna madre anche ad Aliano per produrre Alianico Bianco Mediterraneo Interiore.
Ecco il triplo arcipelago, quello di Franco Dragone connesso alle arti nel Mondo, quello di Franco Arminio che moltiplica le connessioni impensabili nel territorio piccolo di Aliano, diventato grande , e quello di un certosino errante che attrae altri certosini a valenza plurale ipotizzando lo sviluppo del paradigma identità creativa e diversità fertile.

Pasquale Persico