Arriva l’autunno e niente sarà più come prima, ma l’Italia non lo sa

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Chi era adolescente o poco più nella seconda metà degli anni ’60, ricorderà che anche allora un conflitto scosse per molto tempo il mondo. Fu la guerra che combatterono gli Usa in Vietnam a fianco della popolazione della parte Sud contro quella del Nord, di cui fu alleata l’Urss. Per tentare di venire fuori da quel pantano di morte e distruzione, fu deciso di istituire un tavolo di negoziazione a Parigi, al quale si sarebbero dovuti sedere, oltre ai rappresentanti delle parti interessate, anche quelli dei paesi alleati. Il servizio che ogni sera veniva riportato nei telegiornali della Rai, al tempo unica emittente, era sempre lo stesso, come il commento: si vedevano berline scure, per la precisione Citroen DS, che scaricavano davanti alla sede della conferenza i delegati e il commento, laconico, fu a lungo sempre lo stesso, cioè che non si riscontravano progressi. Intanto i combattenti di ambo gli schieramenti continuavano a affrontarsi in maniera più che mai violenta con perdite umane enormi. Qualcosa del genere è in atto anche attualmente. Da quando è iniziata la guerra di invasione dell’Ucraina per mano della Russia, contrabbandata da Putin come Esercitazione Militare Speciale, progressivamente il mondo non è stato più lo stesso, soprattutto per i forti e diffusi turbamenti innescatisi, anche se in maniera diversa, in tutti o quasi i sistemi economici. Anche in questo caso si stanno susseguendo incontri, finora itineranti, che a tutt’oggi non hanno dato il seppur minimo segnale concreto di fattività. È in corso l’ennesimo summit fuori sede volto a dirimere la questione Ucraina, e si fanno voti che almeno qualche passo avanti né venga fuori. Intanto il Cremlino entra a gamba tesa nella vicenda elettorale italiana e conferma, semmai fosse ancora necessario, la vera faccia di quel tipo di organizzazione sociopolitica: il potere fine a se stesso, libertà di ogni genere azzerate e pratica di un dispotismo della peggiore specie. Intanto, dove più dove meno, continua una vera e propria guerra al massacro con un enorme numero di vittime civili e un’ altrettanto grande distruzione di ricchezza. Il secondo dei due fatti appena accennati ha una valenza almeno duplice. Una, circoscritta in loco, sono le distruzioni a tappeto dell’apparato produttivo nonché del patrimonio civile della nazione. Un’altra, con valenza multipla e prospettica è lo scombussolamento di diversi mercati delle materie prime, soprattutto quello dei cereali. Altrettanto decisamente negativo si sta dimostrando l’effetto del caro energia. Oltre al danno comportato da un ricarico a doppia cifra difficilmente trasferibile sugli acquirenti intermedi e finali di ogni tipo di bene e servizio, deve essere tenuto nella massima considerazione la durata nel tempo dell’effetto leva negativo che le variazioni macroscopiche innanzi accennate comporta. Gli incrementi dei prezzi messi in atto a stretto giro, richiedono tempi ben più lunghi per essere assorbiti, seppure parzialmente.Tentare di pianificare un’evoluzione della situazione al momento è impresa ardua e soprattutto contenente una forte alea: quella del nuovo equilibrio che, obtorto collo, i paesi in guerra e i loro alleati dovranno raggiungere. Di certo c’è solo che il mondo non ritornerà allo stato quo ante pandemia e guerra, aggiungendo che il tempo rema contro e quindi urge trovare al più presto una soluzione negoziale della questione del vicino est. L’ inverno è in cammino per raggiungere il versante occidentale del pianeta e dal Cremlino è giunta già notizia che in autunno ci sarà un incremento del prezzo del gas ben superiore alla metà di quello attuale. Intanto la politica italiana ha ritenuto opportuno concedersi il divertissement di sciogliere le Camere, pertanto la stessa, almeno fino alla fine del prossimo mese, sarà in tutte altre faccende affaccendata. Il bello verrà dopo, quando dovrà formarsi il nuovo governo. Gli italiani si stanno trovando in una situazione paragonabile a quella del becco bastonato. Al momento chi si occupa della materia prevede una scarsa affluenza alle urne. Come finirà, questo non si sa, cantava Sergio Endrigo molti anni fa. Di questi tempi di sicuro sarebbe stato disponibile a concedere il bis.