Arte, al Palazzetto delle Arti FortoreSannio incontro con Ferdinando Creta e Giuseppe Leone

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in foto da sinistra Giuseppe Leone e Ferdinando Creta

Il Palazzetto delle Arti FortoreSannio di Buonalbergo con Giuseppe Leone , accoglie Ferdinando Creta, già Direttore del Museo Arcos di Benevento e neo nominato Direttore dell’Area Archeologica Teatro Romano e Direttore del Museo Archeologico del Sannio Caudino di Montesarchio, per un incontro che guarda al futuro, in questo speciale luogo dell’entroterra. Creta e Leone, entrambi votati alla crescita culturale di un territorio ‘fuori dal centro’, in cui al concetto di ‘periferia’ fa da contraltare l’idea di ricchezze da scoprire e di sinergie da ampliare, anche in funzione di un rapporto con l’arte in grado di abbracciare le più incredibili diversità, hanno trovato nel Palazzetto delle Arti un unicum straordinario, scrigno da aprire al di là dei confini, ove lo spazio delle cose antiche – il già Palazzo Angelini, edificio nobiliare del ‘700 restituito alla comunità dagli eredi della famiglia buonalberghese – interagisce con relazioni nuove, con linguaggi senza tempo che, tuttavia, guadano oltre, scevri da confini e limiti. Chi ben conosce il lavoro di Ferdinando Creta e di Giuseppe Leone, in special modo in ambito di ricerca critica e storica e di ricerca artistica come visione profetica, sa quanto, entrambi, credano fermamente nell’assegnazione di nuovo significato di un luogo od ampio contesto, in funzione dell’arte contemporanea, sfidando, molto spesso, dei sovrastimati clichés. Arte e cultura come volano di un omaggio alla propria terra ma anche come fonte di rinascita, non in scia ad un allineamento che segua le mode del momento, bensì, in seno ad una ragionata interpretazione di circostanze ed opportunità che molti non hanno saputo cogliere.
‘Due principi, salvatori dell’arte’ potremmo definirli, senza alcun sarcasmo, ma in una nuova fiaba del Sannio e del Fortore, due animi che non rinunciano ai proprio sogni e che tentano di salvare e saldare tradizione e novità, ciò che appare immutabile con quanto, invero, ha energia per espandersi e rinnovarsi.
I principi, si sa, sulla loro strada, nel loro cammino errante, incontrano molti personaggi con cui intraprendono avventure, dialoghi, stringono nuove amicizie, oltre a nemici. In una dimensione che ha quasi del ‘magico’, come su un tappeto dalle qualità fantastiche, quello compiuto qualche giorno fa a Buonalbergo, ha assunto i connotati di un viaggio senza tempo, capace di fondere il Sannio Fortore con la Persia. In questi mesi, infatti, il Palazzetto delle Arti, nell’ambito del progetto sviluppato da Leone, ‘Buonalbergo città dell’arte’ si è confermato luogo simbolo, aperto al dialogo interculturale, in grado di spaziare attraverso il linguaggio universale dell’arte ed incontrare personalità provenienti da altre latitudini. L’antico palazzo, nel centro storico dell’antico borgo, con immensi sforzi e tenace passione, nel 2018, è divenuto ed è stato definito dalla critica nazionale, culla della cultura, aperto ai grandi ed ai piccini, al popolo locale ed a un pubblico giunto persino dagli Stati Uniti per visitarne le sale. Un percorso museale ma non soltanto, quello che esso ospita. Nomi di grandi artisti, come lo street artist Jorit o il compianto Luciano Caruso, installazioni di artisti della terra del Sol Levante o straordinari esempi italiani, scandiscono un percorso che si fa largo nella storia e che, oggi, sperimenta la residenza d’artista con Vishka ed Amir Sabet Azar, giovani artisti persiani. Pittori, già noti alla critica, apprezzati per un tipo di linguaggio figurativo che guarda alla lectio classica ma la rinnova secondo un profondo rapporto con la materia – con lo studio approfondito delle matrici accademiche introiettate mediante una lettura originale e dalla sensibilità inusitata – i fratelli Sabet Azar offrono un consapevole esempio di libertà concettuale, figurativa ed identitaria che ritrova, nell’antico idioma pittorico, una energia pura, nuova, rivoluzionaria.
Quella che può definirsi ‘la verità delle arti’ è quanto ricercato, fortemente, sia da Ferdinando Creta che da Giuseppe Leone, il quale, nella veste di direttore artistico del Palazzetto delle Arti FortoreSannio promuove un colloquio con il territorio costante, una interazione che apra ad una nuova consapevolezza i più piccini come chi giunge da lontano, sviluppando progetti con le scuole e non solo, laboratori che si figurano come omaggio ma anche come contaminazioni felici di quanto altrimenti impensabile, pur con tutte le difficoltà nello scontro con i parametri istituzionali e con la scarsa attenzione del sistema centrale data alla cultura.
L’incontro con il direttore Creta si denota come una sorta di stravolgimento dello status quo, una manifestazione d’intenti che ribadisce e fortifica un reale avvicinamento non solo di arte e cultura ma anche di istituzioni, volto a far crescere il complesso contesto territoriale, i suoi partners in un incontro che va ben oltre il gioco delle parti. Tutto ciò è, come per una strana alchimia, accaduto al cospetto delle opere di Vishka ed Amir Sabet Azar, caratterizzate da una aspirazione che tende al concetto profondo di libertà e liberazione, di germogliante vita che si affranca da costrizioni nate attorno all’umanità, al fine di ingabbiarla e che, al contrario, grazie al potere dell’arte, si libra in un cielo che non pare più così sfuggente.