Assemblea di Confindustria, Boccia: Cambiare senza distruggere, lavoro e industria temi centrali

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“Meno enfasi sulle pensioni e più sul lavoro, che acquista una centralità assoluta”. Lo afferma il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nella relazione all’assemblea annuale, sottolineando che “occorre ricucire lo strappo intergenerazionale, spostando l’attenzione oggi troppo rivolta alle pensioni”. Che, aggiunge, “sono importanti, un diritto acquisito e sacrosanto. Ma non possiamo scaricarne l’onere sui giovani, già gravati”. E poi, prosegue, “il lavoro abbassa il bisogno di garantire chi un reddito non riesce a procurarselo”.
“Il lavoro, qualificato ed efficiente, è la migliore garanzia di riattivare quell’ascensore sociale che si è inceppato. E può essere il campo dove sperimentare una tassazione che favorisca, attraverso la defiscalizzazione, i premi legati all’aumento della produttività e l’assunzione dei giovani”, afferma inoltre Boccia, rimarcando che “la missione di oggi, tanto attuale quanto ignorata, si chiama lavoro”. E la necessità, per crearlo, di “avere un’industria forte e competitiva”.
Un lunghissimo applauso della platea di industriali interrompe le prime parole della relazione del presidente Vincenzo Boccia, quando salutando il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sottolinea: “Apprezziamo la sua presenza, qui, che conferma la capacità di dialogo del suo Governo sui temi dell’industria italiana”. La relazione sottolinea, al contrario, che “l’industria sembra essere scomparsa dal dibattito di questi mesi”. Lungo applauso, con la platea in piedi, anche quando Boccia ricorda che oggi è l’anniversario della strage di Capaci.
“Non è più tempo di inflazione e il nostro nemico rimane il debito pubblico” sottolinea il leader degli industriali. “2.300 miliardi di euro – dice – che ci costano oggi 63 miliardi all’anno per pagare gli interessi e che domani ci potrebbero costare di più, una volta che verranno meno le misure di sostegno della Bce”. Per questo, chiede Confindustria, “occorre una politica che rassicuri sulla graduale riduzione del debito pubblico, creando le condizioni per la crescita e la creazione di lavoro, vera missione Paese”.
“Non bisogna più consentire che fallisca chi ha crediti certi verso la Pubblica Amministrazione, ancorché non pagati” dice Boccia. “Questo è un atto di inciviltà e di abuso”, sottolinea con un riferimento indiretto a Sergio Bramini, l’imprenditore sfrattato da casa nonostante sia in forte credito con lo Stato. “Per accelerare i pagamenti della Pubblica Amministratore” Confindustria chiede che venga “attribuito ad un unico soggetto, da individuare nell’ambito di ciascuna amministrazione, la responsabilità di tutto il ciclo degli acquisti”. E “va rispettata la direttiva Late Payment”.
“Cambiare senza distruggere”, avverte il leader di Confindustria che chiede di puntare sulla questione industriale “vera questione nazionale”, lavoro, Europa, e di non fare passi indietro su riforme e infrastrutture. “Non ci può essere una politica forte senza economia forte” anzi “se la politica pensa di essere forte creando le condizioni per indebolire l’economia lavora contro se stessa”. Non può passare l’idea che “ad ogni cambio di maggioranza politica si torna indietro su scelte strategiche”.
Da qui il monito a chi è chiamato a governare. “C’è differenza tra il modo di fare di chi ha bisogno di raccogliere il consenso tutto e subito, perché il suo orizzonte è corto e vive nella condizione di una perenne campagna elettorale, e di chi pensa invece alle generazioni future” avverte Boccia. La democrazia ha “bisogno di competenze”, “ha bisogno di leader che sappiano scegliere, assumere responsabilità e avere sempre chiaro l’interesse nazionale”.
Quanto alle strategie dell’Italia nel contesto internazionle “L’Europa è imprescindibile”, è “la nostra casa comune” dice il presidente di Confindustria sostienendo che il Paese “deve far sentire la sua voce a Bruxelles” e “difendere gli interessi” propri, ma per farlo “diciamo forte e chiaro che c’è un aspetto sul quale non arretriamo e rivendichiamo una posizione di parte: si tratta dell’Europa”. Così come sull’euro. Dunque, l’Italia “deve sentirsi a pieno titolo parte del gruppo di testa di questa Europa, che va cambiata, sì, ma dal di dentro”.
Questa dell’Europa, prosegue Boccia, “è la discriminante per una Confindustria non protezionistica e che non si vuole chiudere in piccole rendite di posizione, ma vuole affermare che l’Italia vince e avanza con l’Europa e dentro l’Europa”. E, quindi, “conquistando la legittimazione ad essere ascoltati con la ragionevolezza delle proposte e la coerenza dei comportamenti. Con una presenza costante e competente nei luoghi dove si decide. Con l’autorevolezza e la forza di una grande economia e di un grande Paese industriale”. Il presidente di Confindustria rimarca, inoltre, i punti su cui agire “fin da subito”, dagli investimenti infrastrutturali alle risorse per ricerca e innovazione. “E non – dice – su un’inutile battaglia per avere qualche decimale in più di flessibilità: risorse per fare più deficit e più debito”. Debito pubblico che, aggiunge, “rimane il nostro nemico”. E, prosegue Boccia, “occorre rovesciare il principio del Patto di stabilità e crescita perché è la crescita che garantisce la stabilità e non il contrario”.