Assemblea sul Sud, De Luca: Un piano per occupare 200mila giovani nella Pa

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Un piano straordinario per occupare 200mila giovani nella Pubblica Amministrazione del Sud: il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca presenta al Paese la sua proposta “shock”. Lo fa nel corso della prima giornata dell’assemblea sul Mezzogiorno alla Mostra d’Oltremare. Ad ascoltare le sue parole rappresentanti del mondo produttivo, delle istituzioni e della cultura intervenuti per un appuntamento sul Sud destinato a riaprire un dibattito per molto tempo sopito. “Forse qualche economista salterà sulla sedia – dice De Luca cercando di allontanare fraintendimenti – ma io credo che l’Italia non può reggere altri sette anni di disoccupazione giovanile al 52% al Sud. Ci vuole qualcosa che dia una scossa”, altrimenti il Paese è “destinato ad un lento declino”. Queste parole sono la parte centrale di un intervento articolato che parte dall’analisi della situazione iniziale, quella di un Mezzogiorno “che ormai è scomparso dall’agenda politica nazionale” e di un’Italia che assomiglia “a Zora la città che Italo Calvino dipinge come una città condannata all’immobilità per esser meglio ricordata”.
Un Paese dunque paralizzato nel quale “la disgregazione delle grandi forze politiche”, la “scomparsa di una classe dirigente meridionale forte” e “l’avanzamento della sottocultura leghista che guarda al Sud come una palla al piede” hanno determinato l’arretramento della questione meridionale nelle priorità del dibattito generale.
Eppure, dice ancora il governatore, “le possibilità di un rilancio ci sono. Ci sono se ci si rende conto che esiste un interesse economico unitario che lega Nord e Sud, se ci si rende conto che il conflitto Nord-Sud è un elemento del tutto secondario rispetto a quello che esiste tra l’Italia e il Nord Europa, se ci si rende conto che è anche interesse del Nord far decollare un piano di infrastrutturazione nel Mezzogiorno o utilizzare le nostre risorse umane”.
Alcune luci De Luca le intravede parlando delle misure messe in campo dalla Regione e dalla capacità di recupero nell’utilizzo delle risorse della programmazione europea. Nonostante questo “i dati di fondo sono preoccupanti”. Pensando agli ultimi studi Svimez il presidente della Regione avrebbe voglia (e lo ammette anche) di usare toni più drammatici. Si limita a dire che esistono “dati strutturali negativi che rischiano di rimanere tali nei prossimi anni”. Basti pensare alla caduta degli investimenti che “nel mezzogiorno ha raggiunto il 43%” o al recupero dell’occupazione che “al Nord è stata quasi del 100% mentre nel Mezzogiorno vede un deficit di 500mila occupati”. A questo si aggiunge la “desertificazione totale di alcune aree meridionali” e la decrescita demografica. Considerazioni che portano De Luca a dire che “di questo passo si va incontro ad una morte lenta”, un declino inesorabile a cui si assiste “per dirla con Calvino, orgogliosi della nostra assenza”.
Da qui l’esigenza di una sterzata. Prima leva fondamentale è un miglior uso dei fondi europei. Il che significa riuscire a equilibrare “la rapidità di spesa con la capacità di indirizzare le risorse su pochi ma decisivi interventi”, esigenze che a volte sono in conflitto tra loro. La rotta che indica il governatore è quella che porta alla “realizzazione di un piano di infrastrutturazione e di riqualificazione urbana”. A tal proposito lancia un messaggio chiaro al legislatore nazionale parlando della nuova disciplina degli appalti. La definisce, usando un eufemismo, “complicata” e spiega l’aggettivo facendo la carrellata di procedure che porteranno i “primi cantieri ad essere aperti solo nei primi mesi del 2018”. Una situazione “insostenibile” grida il governatore suscitando l’applauso della platea.
Tornando ai fondi europei De Luca guarda con favore la nascita delle “zone economiche speciali come già esistono in tanti altri Paesi”, poi ammette: “Senza un massiccio intervento pubblico il Sud non ce la fa”. L’invito è a guardare al Medioriente e al Mediterraneo che possono essere grandi mercati per il Mezzogiorno e a percorrere la strada dello sfruttamento di alcune grandi potenzialità del territorio: l’ambiente, l’energia sostenibile, l’agricoltura, la ricerca genetica, i grandi sistemi idrici.
Più di tutto però c’è un tema da tenere sotto controllo, la disoccupazione giovanile, “una emergenza assoluta” la definisce il presidente. Introduce così la proposta che avanza alla platea. Il Piano straordinario per l’occupazione di 200mila ragazzi nella pubblica amministrazione può essere quel trauma di cui ha bisogno il Sud dopo “10 anni di turn over bloccato. Oggi – argomenta – nei comuni si fa fatica finanche a organizzare una segreteria o servizi informatici anche per mancanza di professionalità. La nostra macchina amministrativa va rinnovata e ammodernata”. Dietro la proposta “non c’è alcuna intenzione di ingolfare gli organici” come è accaduto in passato, semmai di “adeguare quelli attuali alla media nazionale”. A supporto della richiesta De Luca cita dati che vedono la Campania tra regioni col rapporto tra numero di dipendenti pubblici e abitanti più basso in Italia.
Il governatore propone “un meccanismo scalare di retribuzioni per i giovani nuovi assunti, uno scaglionamento delle retribuzioni nell’arco dei tre anni”. La sintesi è chiara: “Buttate il sangue, avrete un’occupazione”. E’ poi necessaria “l’introduzione dei filtri” perché l’esigenza non è solo numerica ma anche qualitativa. De Luca la spiega ricordando che troppo spesso oggi giovani qualificati che hanno superato un concorso si trovano ad essere diretti da persone messe lì senza essersi sottoposti ad alcuna valutazione pubblica e che ne sanno a volte meno di loro. “Anche le funzioni dirigenti vanno sottoposte a concorso” spiega.
E incalza: “Destiniamo i 500 euro di bonus diciottenni per dare lavoro. Riserviamo una quota delle risorse del Piano Juncker per affrontare il tema della degenerazione del tessuto sociale” che potrebbe derivare dalla permanenza di tassi elevatissimi di disoccupazione giovanile.
Altro tema da affrontare, per De Luca, è quello della “sburocratizzazione”. L’Italia, dice, “ha cassetti pieni di progetti che rimangono lì”. Questo perché “per combattere il fenomeno della corruzione abbiamo finito per paralizzare il Paese”. Il riferimento è alle recenti norme sul tema.
Il governatore chiude invitando a seguire “la scelta del rigore, a non temere la sfida dei costi standard”. Agli “amici del Nord dobbiamo dire questo, dobbiamo presentarci con il volto di una borghesia laica, aperta, il volto di Veronesi. Ma accanto a Milano deve esserci l’umanesimo di Vico e Croce. L’Italia è l’Italia se ci sono Troisi, Totò, Eduardo insieme con Gaber, se all’efficienza di Milano si uniscono i valori umani di Napoli. Io sono per combattere, credo che ce la faremo”.