Autonomia o Stretto, il “ricatto” della Lega

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in foto Giorgia Meloni

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 29 novembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Quanto potrà durare il “sospiro di sollievo” che la premier Meloni ha tratto dopo la presentazione del Bilancio? Non tutto nel predisporlo è andato liscio, nonostante la scontata approvazione per la larga maggioranza parlamentare di cui il Centrodestra può disporre (con le sue tre anime di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia). Le critiche non sono mancate e non tutte peraltro “pregiudiziali e scontate”, come sarebbe stato quasi naturale, da parte dei partiti di opposizione. “Io Giorgia” ha mostrato apprezzabile duttilità nel volerne tener conto. Nello stesso tempo ha però difeso i 35 miliardi di spesa (“una finanziaria coerente e coraggiosa che scommette sul futuro”). Due le priorità: crescita e giustizia sociale. Si poteva ottenere di più? (“se mancano i soldi, ti preoccupi soltanto di cosa sia più giusto fare”). Un sondaggio mostra un consenso popolare oltre il 70 per cento. Restano tuttavia i timori di Bruxelles per l’elevato debito pubblico che è su 2.757 miliardi e 800 milioni (solo il Governo Draghi era riuscito ad abbatterne un pò).

ALTRA SPINA L’AUTONOMIA. E’ quella che, ormai, si presenta congiunta con l’aggettivo “differenziata”. Si tratta di un’idea fissa che, a suo tempo, induceva Bossi a proporre un “nuovo federalismo”: la divisione dell’Italia nelle Repubbliche di Padania, Etruria e Borbonia. Per fortuna “sentimenti e ideologie”, in politica, cambiano velocemente. A quella stravagante idea, Roberto Calderoli sostituisce ora l’autonomia differenziata: niente tagli dello Stivale o secessioni, ma semplicemente un modo per garantire alle regioni settentrionali più denaro e più potere senza dar conto ad alcun organo di controllo. Così -scrive in sostanza Gianfranco Viesti- rischiamo soltanto “la secessione dei ricchi”. Nord e Sud su fronti contrapposti. Da una parte le regioni settentrionali “più abitate” (Veneto, Lombardia e Emilia Romagna con venti milioni di abitanti), dall’altra (Campania, Molise, Calabria e Puglia) schierate in difesa di Sanità e Lavoro, Scuola-Educazione e Trasporti. A Zaia governatore veneto (“autonomia o sarà disastro annunciato”), risponde il campano De Luca (“bisogna combattere la mossa truffaldina che deprime il Mezzogiorno e la domanda di servizi sociali”). In sostanza, è fin troppo evidente -dice il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi- il tentativo di “sganciare dal Sud le regioni del Nord”. Il timore è che la “contesa” possa trasformarsi in un “pasticciaccio” firmato Lega, del tipo: al Nord la differenziata, al Sud il ponte sullo Stretto.

MATTARELLA E MELONI. Repetita iuvant, dicevano i latini. In certi momenti occorre ripetere cose già dette, ma che è opportuno ribadire con forza. Così il Presidente della Repubblica: ”Dovere fondamentale è tutelare i cittadini secondo la Costituzione, perciò stessi diritti da Nord a Sud”. Così la Premier: ”L’Italia è tutta Italia o non è, nessuno rimarrà indietro” (e intanto si sorprende per alcune iniziative prese da Salvini senza preventiva consultazione; che il Ponte sullo Stretto possa essere fumo negli occhi meridionali per far passare inosservata l’Autonomia che differenzia e divide?).

ROBERTO MARONI “SUDISTA”. Che i napoletani abbiano reagito con “Giulietta è una zoccola”, dopo una offensiva chiassata antisportiva dei tifosi veronesi, non giustifica minimamente l’atteggiamento assunto dagli “ultras” partenopei, sostenitori del Napoli, contro Roberto Maroni deceduto nei giorni scorsi. Mentre si svolgevano i suoi funerali, hanno fatto comparire uno striscione con scritto “Volevi vederci morti, abbiamo visto morire te”. Da ministro dell’Interno, Roberto Maroni introdusse la “tessera del tifoso” affinchè gli stadi non fossero terra di nessuno, teatri di scontri e violenze. Contro camorra, malavita organizzata e clan dei Casalesi, propose nel 2008, d’intesa con l’irpino Antonio Manganelli capo della Polizia, il “Modello Caserta”: una mobilitazione straordinaria di Polizia e Magistratura i cui risultati, da lui ogni giorno verificati, si ritennero soddisfacenti. Uomo di sensibilità culturale, quando venne pubblicato il libro “Gli altri”, Maroni (allora Presidente della Lombardia) dichiarò di esserne stato uno dei primi lettori, e di aver apprezzato vivamente il napoletano autore Michele Prisco per spirito solidaristico e coinvolgente vena letteraria.