Autonomia, si tratta ancora

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Roma, 8 lug. (AdnKronos) – Si tratta ancora. Il si conclude, dopo oltre tre ore, con un nuovo rinvio: Conte, i due vice e i ministri interessati si riaggiorneranno giovedì mattina alle 8.30. Benché il dialogo proceda in un “clima positivo”, di fatto anche oggi non esce un testo definitivo sull’autonomia differenziata.

“Abbiamo trovato dei bei punti d’incontro, non lascio il tavolo finché non si finisce” ha detto la ministra per le Autonomie Erika Stefani, al termine del vertice. “Abbiamo fatto grandi passi in avanti, in materia di salute, di ambiente, ma anche in tema di lavoro e di istruzione – ha sottolineato – Domani avremo qualche altro incontro, oggi abbiamo modificato qualche altro inciso”. “Noi – ha assicurato la leghista – andiamo avanti a oltranza, finché non si chiude la questione, oggi comunque siamo riusciti a fare una carrellata di tutti gli articoli”. Stefani ha spiegato che “la parte delle risorse è stata aggiornata, il testo base sulla normativa finanziaria è stato modificato, per cui oggi non si è discusso nel merito” della parte economica del testo sulle autonomie.

Dal fronte M5S, a quanto apprende l’Adnkronos, tanti ancora i nodi da scogliere. In particolare, riferisce una fonte di primo piano, il M5S non è d’accordo sul cosiddetto costo medio, uno dei temi centrali nella partita autonomie. E anche sulla parte finanziaria, dove nel vertice della settimana scorsa sembrava essere stata raggiunta un’intesa, in realtà – stando a fonti M5S e Lega – alcuni nodi sarebbero ancora da sbrogliare e, proprio per questo, si attende la presenza al tavolo del ministro Giovanni Tria, oggi assente all’appuntamento a Palazzo Chigi perché impegnato all’Eurogruppo a Bruxelles. Stando almeno alla lunga lista snocciolata sui punti di disaccordo, la strada appare ancora lunga prima di chiudere. Una dilazione dei tempi che potrebbe acuire le tensioni tra i due alleati di governo. E soprattutto far lievitare i malumori dei governatori interessati – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – che già nei giorni scorsi non hanno mancato di sottolineare il loro disappunto per i continui rinvii.

TRA NODI ASSUNZIONE DIRETTA DOCENTI REGIONI – Tra i nodi che il vertice non è riuscito a sbrogliare c’è anche l’istruzione. In particolare, a quanto si apprende, nel corso della riunione è stato sollevato il tema dell’articolo 12 del testo Stefani sull’assunzione diretta dei docenti che, in sostanza, prevede i concorsi regionali. Un punto sempre criticato dal M5S, ritenuto dai grillini “dannoso” per le altre Regioni, “con il rischio di istituire scuole di serie A, serie B e persino C”. Il sottosegretario 5 Stelle Salvatore Giuliano, riferiscono alcune fonti, nel corso del vertice ha evidenziato una sentenza della Consulta del 2013 che definiva “incostituzionale” il principio su una richiesta già espressa in passato dalla Lombardia. Si tratta, nello specifico, della sentenza 76/2013 con cui la Corte Costituzionale si pronunciava sulla legge regionale lombarda 19/2007 art. 8 sull’assunzione diretta dei docenti. Ma c’è anche un’altra questione relativa all’istruzione, quella sulle norme generali non cedibili rispetto a cicli, piano di studio, valutazioni di sistema, alternanza scuola-lavoro, formazione degli insegnanti, contenuto dei programmi, norme sulla parità scolastica, organizzazione su offerta formativa. Sempre a quanto si apprende, oggi si è anche deciso che le Sovraintendenze culturali non possono essere trasferite alle Regioni, con ogni probabilità anche le Ferrovie e le Autostrade: su questi punti non è stato trovato un accordo. Da fare, viene inoltre spiegato, anche valutazioni sull’impatto ambientale.

LEP E FONDO PEREQUAZIONE – Fonti M5S fanno trapelare “ottimismo e fiducia sull’ipotesi di trovare la quadra a partire da una proposta più equilibrata”, livellata in base a due principi cardine. Il primo è l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, ovvero i Lep, livelli di servizi che “devono essere garantiti ad ogni italiano indipendentemente da dove vive”. Il secondo riguarda il Fondo di perequazione: una volta trasferita una quota di gettito alla Regione, “se la situazione economica dello Stato dovesse cambiare è necessario che parte del maggiore gettito venga indirizzata alle altre Regioni, proprio per garantire stessi servizi da un estremo all’altro della Penisola”, spiegano le stesse fonti.