Banca d’Italia, il lascito di Ignazio Visco per il suo successore

In foto Ignazio Visco (fonte Imagoeconomica)

Ieri si è abbassato il sipario del Festival dell’Economia di Torino, iniziato il primo del mese. Ha ospitato diversi personaggi del mondo economico internazionale e le loro relazioni sono state tutte di livello adeguato alle aspettative di quella platea. Per quanto concerne il panorama nazionale e quello della EU, di particolare interesse è stato sabato il contributo portato dal Governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco. Quel documento è stato redatto con una visione a 360 gradi del contesto economico politico del Paese, inserito nella più ampia attività della EU, sia al suo interno che fuori dai suoi confini. Quello del Governatore è sembrato il secondo capitolo – il primo era stato quello della presentazione qualche giorno addietro, in maggio, della relazione annuale della Banca d’ Italia – del discorso di commiato di quel Grand Commis con chi sia stato e sia suo interlocutore ancora oggi. A novembre, dopo dodici anni trascorsi al piano alto del palazzo Koch a gestire la politica monetaria del Paese, in uno con i ministri del Tesoro che si sono nel frattempo succeduti, Visco concluderà il suo ultimo mandato. Lo farà quando, nella migliore delle ipotesi, l’Italia sarà in un mare ancora fin troppo agitato, quello dove incrociano le crisi oggi ancora in corso. Quello del Governatore si sta palesando sempre più come un decalogo da consegnare a chi proseguirà la sua opera. Quindi non un canto del cigno, si legga una sterile autocelebrazione, ma un vero e proprio là per consentire al suo successore di continuare la sonata da lui iniziata col passo giusto. Uno dei passaggi che sembrano interpretare meglio quella connotazione è stato quello in cui Visco ha voluto rafforzare un avvertimento dato dalla Scuola di Chicago, che concentrò, fin dalla seconda metà del secolo scorso, le sue ricerche sugli effetti della regolazione dei connotati della circolazione del denaro. Già allora i suoi proseliti affermavano che le operazioni che sarebbero state messe in essere sia dai governi che dagli istituti centrali collegati agli stessi, l”ultimo è il caso della Fed, avrebbero dovuto avere vita non lunga. Quindi giusto il tempo necessario a quei sistemi politico economici di riprendere a camminare sulle proprie gambe da soli. Per fare un paragone con la vita quotidiana di un qualsiasi cittadino del mondo, se questi viene colpito da una febbre da cavallo, per prima cosa dovrà assumere un medicinale che la faccia ritornare a valori normali. Subito dopo va studiata la natura del male che ha generato quel problema, per poterlo combattere con farmaci mirati. In sintesi, ha continuato il Governatore, il vero problema è il dosaggio tempestivo e accurato del medicamento scelto, mirando al cuore del male. Detto a livello di chiacchiere da bar, adottare l’unico rimedio ritenuto valido dalla maggior parte delle rappresentanze popolari: l’ esecuzione di quanto previsto dal PNRR. Nota bene: in questo caso non esistono succedanei, paragonabili ai medicinali equivalenti. Con tutte le attualizzazione di cui certo avrà bisogno, l’unica nave appoggio su cui può contare la bull carrier Italia, in cui alla rinfusa sono contenuti i problemi del Paese, è quel maxi compito a casa assegnato all’ Italia dalla EU. Sarebbe solo serio, non in grado di stupire con effetti speciali, continuare a prendere in considerazione, da parte del Governo, di fornire istruzioni per l’uso semplici e facili da eseguire. Diverse da quelle di quanti tentano di insegnare ai gatti come si sale sugli alberi. Tutt’altra cosa accade per quanto spetta di diritto all’Istituto di Emissione: non fa niente di più che svolgere la sua funzione di eminenza grigia, non solo nei limiti dell’ attività di braccio operativo del Tesoro, quanto anche di pensatoio economico parallelo ma indipendente rispetto all’ attivitá del Governo. Visco ha indicato in definitiva al suo successore la rotta che converrà mantenere. Tanto per evitare che accada come a quel Martino che, per un punto, perse la cappa. L’intervento del Governatore, dall’inizio alla fine, ha avuto un unico leitmotiv: quanto era opportuno che, stando lui al timone della Banca d’ Italia, fosse importante fare, è stato fatto. Chi gli succederà verso fine anno, farà bene a proseguire su quel sentiero. Del che è verbale.