Banco di Napoli, confronto tra economisti, accademici e società civile su un futuro possibile

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In foto una fase del convegno
Recentemente, il 16 Ottobre 2025, si è tenuto un convegno dal titolo “Banco di Napoli: genesi di una scomparsa” presso il Circolo Canottieri di Napoli. L’evento ha visto la partecipazione di illustri relatori, tra cui il professor Giancarlo Bracale, presidente del Circolo Canottieri di Napoli, iprofessori universitari Pietro Spirito, marketing delle Infrastrutture della università Mercatorum, il professore Andrea Rey della Facoltà di Economia e Commercio Federico II e il professor Adriano Giannola, presidente della SVIMEZ.
Sono intervenuti fra gli altri relatori, Marcello Taglialatela, presidente della Associazione Campo Sud,uno degli organizzatori del convegno, il presidente della Bcc Napoli Amedeo Manzo, il presidente del Centro Studi Eu-Med, Stefano Stanzione, altro organizzatore del convegno e il dottor Gennaro Cortucci, ex amministratore del Banco di Napoli, che ha presentato il suo libro “IL CAPITALE PERDUTO”, edito da Giannini Editore e il gionalista Paolo Pantani, promotore del convegno.
Il convegno ha rappresentato un’importante occasione di riflessione e dibattito sulla scomparsa del Banco di Napoli e sulle sue implicazioni economiche e storiche.
È stato molto rischioso fare un convegno di studio e approfondimento in piena campagna elettorale regionale, paventavamo una assenza di partecipazione, invece la sala è stata riempita, malgrado il blocco del traffico cittadino per gli incontri euromediterranei a Palazzo Reale di Napoli.
 È concreta e realizzabile la rifondazione del Banco di Napoli.
Ci battiamo da decenni per dimostrare che il Banco, quando fu “scippato” era vivo e vitale, che la clausola di salvaguardia imposta dal professore Gustavo Minervini, poteva essere giuridicamente azionata.
Si propone di utilizzare un eventuale risarcimento per investimenti bancari, ma l’alternativa naturale dovrebbe esse quella di partire da quel risarcimento per coinvolgere i maggiori rappresentanti del mondo economico meridionale e creare una nuova banca, fortemente capitalizzata, profondamente radicata nel mezzogiorno, a sostegno di un vigoroso processo di sviluppo per il quale esistono tutti i presupposti.
 Del resto, tutti si dicono, a parole, convinti dell’esigenza di una grande banca meridionale ma, di fatto, ognuno si guarda bene dal fare il primo passo. A nostro giudizio l’iniziativa la si dovrebbe assumere impegnandosi, come punto basilare, a pretendere il giusto risarcimento.Tutto il resto potrebbe venire come conseguenza e problemi tecnici di realizzabilità, non ne esistono. Questa Importante iniziativa, ha fatto luce sulla vicenda della scomparsa del Banco di Napoli, consegnato alla concorrenza del sistema bancario legato ai territori settentrionali. Eguale fu la sorte del Banco di Sicilia, l’altro grande e storico istituto bancario meridionale che, non per caso, aveva un accordo di fondo con il Banco di Napoli: non si sovrapponevano nelle regioni in cui avevano le rispettive sedi legali.
Al netto del fatto che le due vicende sono innanzitutto figlie della inefficienza, dalla passività, inerzia e debolezza delle classi dirigenti politiche meridionali, si e’ comunque trattato di un gravissimo colpo all’economia meridionale a cui è’ stata tolta la massa complessiva dei risparmi dei suoi cittadini che e’ stata posta a disposizione di strategie lontane dalle esigenze dei territori del sud.
Pertanto queste tristi vicende saranno la piattaforma ideale per la costituzione di un soggetto nuovo, propositivo e rappresentativo, di queste inanielabili istanze economiche e sociali.
Paolo Pantani