Viaggiando per gli Stati Uniti si noterà che su quasi ogni palazzo di ogni città,grande o piccola, sventola una bandiera a stelle e strisce. Segno della coesione di quel popolo sotto un’idea comune e condivisa. In Europa questo non succede. Le bandiere che sventolano sono quelle nazionali e quasi sempre in occasione di qualche partita di pallone. Segno che l’unione in questo caso è un obiettivo ancora da raggiungere. L’Europa, al centro del convegno caprese dei Giovani industriali,è chiaramente un’incompiuta. Capirlo, ammetterlo, farci i conti, è l’unico modo perché non resti tale e si riprenda l’opera dei nostri padri. I quali, tuttavia, non avrebbero voluto che ci trovassimo a questo punto del cammino con la via evidentemente smarrita. Non basta fare un’Europa qualsiasi. Quella ce l’abbiamo già e serve a poco. I problemi che crea sono pari a quelli che risolve. L’Europa che serve deve risvegliare l’orgoglio dell’appartenenza. Deve far nascere il bisogno spontaneo di afferrare una bandiera per farla garrire al vento in segno di ottimismo. Deve tornare a farci sognare.
Alfonso Ruffo