Bankitalia: “Spread già costato 1,5 miliardi”

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Roma, 9 nov. (AdnKronos) – L’aumento dello ”è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi negli ultimi sei mesi”. A fare i conti è il vice direttore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, riunite per l’esame del disegno di legge di bilancio. ”Occorre abbattere lo spread”, sottolinea, trovando una soluzione che ”concili il rispetto sostanziale delle regole” con ”accorte misure di sostegno all’economia”. L’aumento dello spread sovrano, nota palazzo Koch, ”si ripercuote sull’intera economia: famiglie, imprese, istituzioni finanziarie”.

Gli effetti della politica di bilancio ”non possono essere valutati come se essa fosse isolata; risentono delle condizioni finanziarie di contorno, particolarmente importanti quando il debito è ingente e queste, a loro volta, sono influenzate dagli annunci e dalle politiche”, sottolinea Bankitalia. A determinare un ”considerevole innalzamento dei tassi di interesse”, spiega Signorini, è stato un mix di fattori tra cui: ”La protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti relativi all’equilibrio di bilancio, e sulla credibilità dell’impegno del Paese a riprendere con decisione la strada della diminuzione del debito, e da ultimo, ma certo non ultimo per importanza, il conflitto con gli organi dell’Unione europea sul rispetto delle regole comuni”. Rispetto a quanto si sarebbe pagato con i tassi di interesse ad aprile l’aumento, registrato negli ultimi mesi, ”costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati”.

Una politica di bilancio espansiva ”non garantisce la crescita nel medio termine e può metterla in pericolo a lungo andare”, afferma il vice direttore generale di Bankitalia. Il prossimo anno, continua, il governo programma di attuare interventi espansivi valutabili in 34 miliardi di euro, coperti da aumenti delle entrate e riduzione della spesa per poco più di un terzo. Il disavanzo aumenterebbe di quasi a 22 miliardi.

”Le riforme attuate negli ultimi anni, o meglio nei decenni, passati hanno cominciato a dare frutti”, dice Luigi Federico Signorini. La ripresa, osserva palazzo Koch, ”ha generato più lavoro di quanto ci si sarebbe potuti aspettare: anche se il pil rimane inferiore di circa il 4% rispetto al 2007, il numero degli occupati ha raggiunto un massimo storico”. Nel complesso, conclude, gli andamenti dell’economia ”rendono ambizioso il conseguimento degli obiettivi di crescita prefigurati dal governo per il prossimo anno”.