Beni culturali vivi. No al cimitero degli elefanti

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Con  una  certa  meraviglia  ho  appreso,  durante  gli  stati  generali  del  Turismo  al  Museo  di  Pietrarsa,  che  nel   2015  c’è  stato  un  incremento  del  numero  di  visitatori  del  93%.  Ullala’.  Per  chi  non  lo  conoscesse    il  Museo  si   trova  a  Portici,  l’ingresso  è  ubicato  alla  fine  di  un  vialetto  ,  non  offre  possibilità  di  parcheggio  auto  per  cui   bisogna  soffrire  un  po’  prima  di  poter  abbandonare  la  macchina  e  dedicarsi  alla  visita.    Raccoglie  locomotive   e  carrozze  ferroviarie  di  pregio    tecnologico,  artistico  o  documentale    che  illustrano  l’evolversi  del  mezzo   ferroviario  dall’antica locomotiva a vapore Bayard , dotazione della ferrovia Napoli-Portici, fino alle piu’ moderne creazioni. Fino a un paio d’anni fa il Museo era aperto soltanto nei giorni feriali e dalle 10 del mattino. Ovviamente il pubblico dei visitatori era ristretto, essendo per lo più costituito da appassionati o intenditori, una nicchia di pubblico che era anche costretta a frequentare il museo in un giorno sottratto al lavoro, a prezzo di mirabolanti ricami tra gli impegni che quotidianamente riempiono la vita delle persone. Risultato? Il museo era sempre per lo piu’ deserto e soltanto durante il “maggio dei monumenti” apriva i battenti nelle giornate festive. Come una fatina buona il MIBAC ha affiancato recentemente, la Fondazione FS e con un operazione culturalmente travolgente ha operato una modifica degli orari e dei giorni di visita, e ha istituto un servizio settimanale di trasporto dalla stazione centrale al museo in un trenino d’epoca. Un ulteriore innovazione è stata quella di aprire il museo a cerimonie private. Anche i matrimoni. Cosi’ adesso è possibile usare gli stessi ambienti dove gli illuminati dei Beni Culturali hanno dato luogo agli stati generali del turismo, per le libagioni e i festeggiamenti di un matrimonio. Non ho ancora potuto leggere l’incremento economico che queste innovazioni hanno portato al Museo. Certamente non è sufficiente che qualche treno passi sui binari di Pietrarsa per far sviluppare l’indotto che dovrebbe far esplodere l’appeal turistico di questo bene. Meglio di niente però. Il problema è che Pietrarsa continua però a conservare l’aspetto del cimitero degli elefanti: questi enormi freddi locali dove giacciono morte carrozze e salme di locomotive piazzate li’ sui loro supporti , mentre in un altro locale c’è qualche strumento, un plastico, un audiovisivo … La società del gruppo Ferrovie dello Stato, che gestiva Pietrarsa, probabilmente lo aveva iscritto tra i musei per poter usufruire dei finanziamenti necessari per mantenere un po’ di personale e pagare le spese vive. Nel 2003 conflui’ nella Fondazione FS Italiane con l’obbiettivo ufficiale di dare impulso alla riscoperta della cultura delle Ferrovie Nazionali. Nazionali, appunto. Nell’aprile 2015 si promosse una piattaforma di nuove strategie per un turismo sostenibile, motore di crescita sociale, economica e culturale, con un progetto nel quale il Mibact insieme alla Fondazione delle Ferrovie dello Stato Italiane, si è impegnato per la promozione e valorizzazione di una parte del patrimonio culturale per lo più sconosciuto al turismo di massa. In questa parte di patrimonio è compreso il Museo di Pietrarsa. Lo stato che aiuta lo stato. Sembra una nota reclame. Si potrebbe non eccepire alcunchè se pero’ le politiche adottate fossero diventate piu’ significative. Il museo degli elefanti, una ferrovia vecchia e poco tecnologica quanto volete, ma chiusa con i binari tombati nel cemento è una sconfitta per lo stato che invece di prenderne atto e correre ai ripari esalta questo funerale facilitando la visita all’estinto con l’istituzione del trenino storico ed altre amenità. Quei treni in disuso hanno un valore storico, estetico e funzionale. Se fossero stati tutti messi in funzione, proprio con le loro antiquate caratteristiche e velocità, sfruttando il vecchio sistema di binari sarebbero ad oggi una ferrovia storico turistica a dir poco esaltante e sarebbero stati strappati al ruolo di simulacro che andrà in malora al primo ammanco di finanziamenti. Ovviamente oggi il biglietto costa pochissimo. L’organizzazione chiarisce anche che l’importo potrà essere ulteriormente ridotto se qualche ambiente espositivo dovesse essere chiuso per restauri o altro… Spiegatemi, gli ambienti espositivi in tutto se non sono 4 saranno 5. Non sarebbe piu’ onesto programmare un periodo di chiusura per restauro? Ed essere aperti ma con serietà, quando il museo è interamente fruibile? Il mistero di questi accorpamenti burocratici, degli annunci squillanti, degli eventi incerti non fa bene alla cultura ed ai beni culturali. L’incremento del 93% significa il raddoppio dei visitatori dell’anno precedente. Erano pochissimi, adesso non saranno neanche sufficienti. Il museo non incrementa gli introiti….Di cosa parliamo? La verità è che un idea concreta di come si gestisce un bene culturale in Italia ancora non esiste. Ma si parla, e quanto.