Benvenuti al Sud

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Questa Rubrica arrossisce per l’ardire di rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi alla vigilia dell’annunciata trasferta a Napoli fissata per giovedì 14 agosto e attesa come liberatrice dell’inerzia che ne paralizza ogni possibile azione positiva.

Viene per sbloccare l’annosa vicenda di Bagnoli, il capo del governo, e in particolare per annunciare un “nuovo modello di governance territoriale per le aree di crisi industriale” ma è chiaro che il suo gesto, per di più in un giorno così particolare, ha un significato ben più largo.
E la Rubrica ne approfitta.

Caro presidente Renzi, dunque, innanzitutto grazie per l’interesse manifestato nei confronti di questa straorinaria e disgraziata città che è stata capitale di un Regno e oggi fatica a riconoscersi nella condizione di povero e caotico agglomerato urbano ultimo in ogni classifica.
La storia della mancata riconversione dell’area dove un tempo sorgeva e produceva l’Italsider, in un quartiere piccolo borghese dove si svolgeva una vita dignitosa, grida vendetta per la sua lunghezza (due decenni), la quantità dei soldi spesi e l’assoluta mancanza di risultato.

La società che avrebbe dovuto garantire la trasformazione dei luoghi tra i più suggestivi al mondo è fallita letteralmente per scelte locali sbagliate e un contenzioso tra pezzi dello Stato che avrebbe trovato in Kafka un narratore perfetto. La Procura, intanto, indaga.
Peccato. Ora confidiamo nella spinta che saprà imprimere e in una rinnovata fiducia di cui c’è molto bisogno per sollevare gli animi, tirar su le maniche delle molte camicie linde che si ritroverà intorno e completare un’opera che dovrebbe portare reddito e occupazione.

A poca distanza troverà quello che resta del padiglione andato in fumo di Città della Scienza. Un siparietto tra Istituzioni, alla presenza di un ministro della Repubblica, ha regalato di recente alla cronaca nuovi motivi di divertimento e un ennesimo rinvio delle decisioni. La Procura indaga.
Se vorrà spingersi un po’ più in là s’imbatterà nel complesso monumentale della Mostra d’Oltremare il cui presidente si è da poco dimesso per contrasti sul bilancio con un socio pubblico. Si consuma in beghe quello che doveva essere il centro congressuale per eccellenza.

Il Centro storico – tra i più vasti d’Europa, patrimonio dell’Unesco – cade a pezzi nonostante sia stato destinatario di 200 milioni per il suo rifacimento. Per mancanza di un piano di gestione degno di questo nome i milioni sono calati a 100 e i pezzi continuano a cadere. La Procura indaga.
Una delle perle più preziose dell’eredità Borbonica, il teatro di San Carlo che tutto il mondo c’invidia, costruito nei primi del Settecento in dieci mesi, è nelle mani di un commissario (bravo) a seguito di pasticciate soluzioni del suo organo di gestione. Si tenta un recupero.

A poche centinaia di metri anche la principale industria della città, il famoso o famigerato Porto, è in cura da un commissario subentrato a un altro commissario che a sua volta ha preso il posto di un commissario… mentre i traffici languono e la Procura indaga.
Si festeggia per l’apertura di stazioni del Metrò che somigliano a musei d’arte moderna e intanto i lavori di una tratta, complice l’aggravamento del traffico automobilistico dovuto alla chiusura del lungomare, si suppone siano la causa del disastroso crollo di un palazzo storico. La Procura indaga.

Accanto alla via che ospita il disgraziato edificio giace la Villa Comunale, già passeggiata dei reali, che versa in condizioni pietose rese ancor più gravi da frettolosi insediamenti realizzati in occasione del surrogato della Coppa America. Anche in questo caso la Procura indaga.
Nel mezzo della Villa si eleva una bella e grande costruzione che ospita la Stazione Zoologica Antonio Dohrn, dal nome dello scienziato tedesco che la fondò nel 1872: centro di ricerca tra più accreditati al mondo e allo stesso tempo meno dotato di risorse per sopravvivere.

Per non parlare poi delle lentezze burocratiche e delle indecisioni permanenti che impediscono a un gruppo d’imprenditori privati, pronti a investire il proprio, di provare a cambiare volto alla cosiddetta zona est strappandola al degrado urbanistico e sociale.
Tutto questo, Presidente, avvertendo che il catalogo è largamente incompleto. Senza voler tornare sul caso Pompei, scegliendo di tenere da parte i problemi di ordine pubblico e al netto degli incidenti mortali frutto d’imperdonabile incuria ma su cui non è giusto speculare.
Benvenuto a Napoli.