Bergamo: Manageritalia, presenza manager porta sviluppo

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Roma, 15 ott. (Labitalia) – “Le imprese più innovative e capaci di internazionalizzarsi e portare crescita di fatturato e sviluppo per il territorio sono senza ombra di dubbio quelle che hanno all’interno manager esterni alla famiglia dell’imprenditore. Premiante è anche avere dirigenti laureati in posizioni apicali, avere nella squadra manageriale anche dirigenti con meno di 50 anni e generalmente anche manager con esperienze in altre aziende”. Così Cristiana Cattaneo, professore associato dell’Università degli studi di Bergamo, aprendo i lavoro dell’incontro ‘Sfide e opportunità della managerializzazione’, organizzato stamattina presso l’Università di Bergamo dall’Università stessa, dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Bergamo e da Manageritalia Lombardia.

L’evento, come si legge in una nota, “ha visto una folta partecipazione di pubblico, oltre ai rappresentanti della business community anche tanti giovani studenti, e una fortissima convergenza su quello che serve oggi alle imprese per competere in tempi di digitalizzazione e impresa 4.0″. Una necessità, continua la nota, di ‘managerializzazione’ che, oltre ai dati di fonte Mise (ministero dello Sviluppo Economico) presentati dalla professoressa Cattaneo, ha tante altre evidenze”.

L’ultimo rapporto Mediobanca Unioncamere, per esempio, si legge nella nota, “dice chiaramente che le due principali sfide per le nostre aziende sono governance e 4.0. E in merito alla governance evidenzia che a una concentrazione superiore al 75% dei membri della famiglia ai vertici aziendali, corrisponde un Roi minore rispetto a board ‘misti’ tra famiglia e manager esterni”.

“Così come è noto -spiega anche la nota- che in Italia – a parità di percentuale di imprese familiari sul totale come nei principali paesi europei – solo il 33% delle imprese familiari ha anche management esterni (non solo di famiglia) contro il 70-90% dei principali competitor europei (Efige Unicredit) e questo si riflette soprattutto negli ultimi anni nella nostra minore competitività”. Sempre Cattaneo, prosegue, “ha fatto riferimento a un contesto economico che attualmente vede l’imprenditore sempre al centro, ma con l’obbligo di sostenere la sua impresa con i quattro pilastri di: formazione, manager, professionisti e consulenti”.

“Il ruolo del commercialista -ha detto Simona Bonomelli, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Bergamo – è anch’esso in forte cambiamento. Dobbiamo evolvere le nostre competenze per essere non solo dei bravi fiscalisti e commercialisti nel senso classico, ma per consigliare l’imprenditore su come muoversi al meglio in un contesto in forte cambiamento. Dobbiamo aiutarlo a comprendere come cambia il suo business e a spingerlo ad avvalersi di manager esterni, consulenti e formazione per riuscire veramente a fare il necessario gioco di squadra”.

“Siamo -ha continuato Bonomelli- in una posizione privilegiata e di fiducia, ma per agire al meglio dobbiamo mettere gli imprenditori davanti alla realtà. Noi non possiamo fare i manager, ma dobbiamo spingere l’imprenditore a far entrare manager con i quali poi lavoreremo su vari fronti. Le imprese prive di managerializzazione vera che incontro non sono più in grado di stare efficacemente sul mercato e ancor più di gestire i passaggi generazionali e/o i sempre più frequenti e indispensabili cambi dei modelli di business”.

“Gli incentivi per industria4.0 -ha detto Sergio Cavalieri, prorettore dell’Università e direttore SdM-School of Management dell’Università degli studi di Bergamo- hanno costituito una grande spinta a fare investimenti e quindi sono stati forieri di sviluppo. Ma nelle troppe aziende con scarsa managerializzazione si sono spesso scontrati con l’incapacità di cambiare i modelli di business e l’organizzazione. Questo è problema serio perché la tecnologia è solo un mezzo e oggi l’imprenditore deve poter contare su manager che diano anima e gambe alle sue idee evolvendo i modelli di business per stare e vincere sul mercato. E per quanto riguarda la formazione bisogna farla e tanta, ma a ragion veduta sulla base delle competenze che servono per il proprio business”.

“Il ruolo dell’impresa e dell’imprenditore -ha detto Roberto Beccari, presidente Manageritalia Lombardia- è oggi fondamentale e necessario ancor più di prima per creare sviluppo. Però l’imprenditore deve capire che a fronte della sempre più ampia complessità dei mercati deve essere il capitano di una squadra che non può fare a meno di avere manager esterni alla sua famiglia, insieme ai classici professionisti e consulenti di valore. Una squadra che deve avere il manager come propulsore di un’organizzazione del lavoro capace di trovare la massima e migliore sinergia tra tecnologia e persone e avere i lavoratori al centro dei nuovi modelli di business”.

Dal punto di vista manageriale in provincia di Bergamo dal 2008 al 2016 i dirigenti sono calati nel settore privato dell’11%, soprattutto nell’industria (-21%) colpita da chiusure e razionalizzazioni, mentre sono in crescita nel terziario (+8%) settore tutt’ora in forte sviluppo. A Bergamo ci sono 2.465 dirigenti privati (Fonte Inps 2016, ultimo dato ufficiale disponibile) e pesano lo 0,8% sui lavoratori dipendenti, contro una media nazionale di 0,9 e il 2,6 di Milano. Le donne sono 263 pari al 10,7%, contro una media nazionale del 16% e il 20% di Milano.