Il 2021 non è un anno come gli altri per Besana, leader nel comparto della frutta secca ed essiccata. Quest’anno, infatti, si celebrano i 100 anni della sua fondazione. Un secolo di storia che non racconta solo i traguardi, ma parla anche di modelli industriali innovativi, di decisioni controcorrente e di una visione lungimirante portata avanti da 4 generazioni dalla stessa famiglia. La storia di Besana, infatti, è intrecciata con quella della famiglia Calcagni, che dal primo dopoguerra ha condotto l’azienda all’epoca dell’Industria 4.0, dell’e-commerce e della globalizzazione, fino alla partnership con il gruppo spagnolo Importaco, conclusa lo scorso anno per dare vita alla più grande alleanza del Mediterraneo nel settore delle nuts.
Besana rappresenta oggi la principale piattaforma italiana a livello europeo per volume d’affari. Conta 450 dipendenti impiegati su 3 diversi stabilimenti produttivi (due in Italia e uno in Uk), nei quali lavora ogni anno 25 mila tonnellate di frutta secca ed essiccata. Esporta nei cinque continenti e importa materie prime da 30 paesi nel mondo.
Gli esordi
In 100 anni di storia, Besana ha saputo proseguire e innovare la propria attività, mostrando fin da subito un’originalità fuori dal comune. In primo luogo, c’è la scelta della sede. Investire nel Sud Italia, ancora oggi, richiede coraggio. Il capostipite Emilio Besana ebbe questa intuizione con un secolo di anticipo. Lui, proveniente dall’operosa terra brianzola e da poco giunto nei pressi del Golfo di Sorrento, nel 1921 decise che proprio qui sarebbe nata la sua storia imprenditoriale.
Presto a lui si affiancò il fratello Vincenzo e, insieme, scelsero di aprire il primo stabilimento accanto alla ferrovia, per sfruttare al meglio le opportunità logistiche del territorio. Tuttora Besana ha la sede centrale in via Ferrovia.
Superato il difficile quinquennio della seconda guerra mondiale, tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, quando Sophia Loren e Totò diventavano icone immortali del cinema italiano, l’attività dell’azienda occupava già 400 dipendenti e produceva annualmente attorno alle 4.000 tonnellate di frutta secca ed essiccata.
Uno sguardo aperto sul mondo
Mentre i libri di storia scrivevano le ultime pagine sul colonialismo e anche gli ultimi Paesi dichiaravano la loro indipendenza, ancora una volta Besana mostrava una visione in grado di precorrere i tempi: un’apertura mentale che spazia al mondo intero in una prospettiva imprenditoriale di partenariato. È negli anni ’60 che entra in azienda Giuseppe Calcagni, per tutti Pino, oggi presidente ad Honorem di Besana. L’azienda conosce quella forte espansione internazionale che perdura tuttora. Pino è un “cittadino del mondo”, come lui stesso ama definirsi.
Ai dipendenti in partenza per Londra (dove l’azienda è presente sin dal 1989) spiega gli obiettivi da perseguire ma racconta anche delle metropolitane e dei pub, perché il viaggio si trasformi in un’esperienza di crescita, personale oltre che professionale. Esemplificativo un aneddoto che ricorda Giampaolo Gentile, attuale Responsabile Acquisti di Besana: “All’epoca avevo poco più di vent’anni e un giorno Pino mi annunciò che dovevo partire per la Cina. Terminato il progetto, mi invitò ad approfittare della trasferta per restare qualche giorno in più: e così feci. Quei giorni da solo in Cina, da giovanissimo, sono stati grazie a Besana uno dei momenti più belli e formativi di tutta la mia vita”.
Empowerment femminile
Pesatura e insaccatura
Sin dalle origini, Besana si contraddistingue anche per la presenza di donne in azienda, spesso in ruoli apicali. “A 17 anni venivo in fabbrica per dare una mano – ricorda Pino – In quel periodo il nonno Emilio ci lasciò e fu mia nonna Giulia, energica romagnola di Bagnacavallo, a prendere in mano le redini dell’azienda”. Questa figura femminile forte e intraprendente ha lasciato un grande imprinting nel giovane Pino, che non ha mai avuto preclusioni di genere. “Negli anni ’60 una grande conquista, della quale vado fiero, fu ottenere che le nostre operaie indossassero le scarpe – racconta Pino Calcagni – Prima infatti le donne arrivavano in azienda con gli zoccoli e, come usava nei campi, se li toglievano”.
Nel 1970 impose che la paga delle operaie fosse equiparata a quella degli uomini. Nel 1980 mise le donne alla guida dei muletti, in seguito le nominò responsabili di reparto. Oggi il 65% dei dipendenti sono di sesso femminile. Anche il “numero due” di Besana, la CFO Marcella Netti, è una donna: “Mio papà lavorava e viveva in Besana, era il Direttore di produzione. Io sono nata e cresciuta qui – ricorda Marcella – Apri la mente, mi diceva sempre Pino, vai oltre l’ostacolo, trova la soluzione. Un suggerimento prezioso ancora oggi, in un mondo della finanza sempre più complesso, dove le donne solo da poco non sono più viste come mosche bianche. Pino è stato pioniere anche in questo”.
La capacità di innovare
La tecnologia è nel Dna di Besana fin dagli esordi: nel 1935 è stata la prima azienda in Europa ad avere una sgusciatrice meccanica per le nocciole, mentre risale al 1950 l’introduzione della prima macchina per pelare le mandorle. Dalla fine degli anni Settanta vengono rinnovati tutti i macchinari. “Avevamo uno degli stabilimenti più avanzati d’Europa”, ricorda orgoglioso Pino. “La nostra seconda rivoluzione industriale avvenne nell’80, dopo il terremoto che rase al suolo parte degli stabilimenti più vecchi. Questo diede ulteriore slancio alla modernizzazione”. Ancora oggi l’azienda vanta le strumentazioni più all’avanguardia.
Ricerca sostenibile
Innovazione non solo in termini di meccanizzazione ma anche di ricerca e sviluppo, da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’azienda. “L’intuizione di Pino è stata quella di legare l’R&D all’ottica commerciale, incanalando nuovi spunti e idee verso i trend di consumo e le richieste del mercato”, afferma Giusy Ambrosio, Direttore Business Development per il mercato UK. L’azienda si distingue inoltre per la ricerca di soluzioni innovative anche nel packaging, con lo sviluppo di confezioni sempre più green. “La sostenibilità è uno degli asset fondamentali sui cui investiamo e in cui crediamo – afferma Renato de Goyzueta, Export Director – Già entro il prossimo anno ci siamo impegnati a realizzare il 25% di imballaggi riciclabili, per arrivare a quota 100% entro il 2025”.
Benessere naturale
Oggi si parla tanto della salubrità della frutta secca, ma non è un caso. Ancora una volta, Besana ha mostrato una visione pioneristica anche in tal senso. “Pino è stato fra gli ideatori e fondatori delle maggiori istituzioni che a livello mondiale hanno contribuito alla conoscenza della frutta secca, come l’international Nut and Dried Fruit Council” ricorda Anna Ciriello, che è stata per anni la sua assistente di direzione e oggi si occupa dello sviluppo commerciale dell’industria. “Con l’INC abbiamo iniziato fin dagli anni ‘80 una grande campagna di ricerche cliniche che hanno coinvolto i più qualificati centri mondiali di eccellenza e numerose università – specifica Vittoria Calcagni, figlia di Pino e responsabile di Public Affairs di Besana. Questi studi hanno contribuito a rivalutare la frutta secca, ponendola al centro della dieta salutare per le generazioni del Terzo Millennio”.
Il resto è storia recente
Oggi Besana brinda con orgoglio ai suoi primi 100 anni, dopo aver superato di slancio un anno difficile per tutti. “Il 2020 appena terminato ha fatto conoscere al mondo fragilità impensabili, rimettendo in discussione frontiere e distanze – commenta l’AD Riccardo Calcagni – Anche noi abbiamo dovuto fare i conti con la pandemia da Covid-19, questo tuttavia non ha fermato i nostri propositi di crescita. Siamo abituati ad affrontare gli ostacoli come opportunità di rilancio”.
Proprio nel 2020 infatti Besana è entrata a far parte del Gruppo Importaco, secondo un piano strategico di sviluppo volto a creare nuove sinergie comuni e consolidare la leadership sui mercati internazionali. “Siamo sopravvissuti alla guerra, a due incendi, un terremoto e ora ad una pandemia mondiale. Ormai quasi nulla ci spaventa – conclude sorridendo Pino Calcagni – In cent’anni di storia ne abbiamo viste tante e questo ci dà il coraggio e la determinazione per guardare al futuro con ottimismo”.