Biotecnologie, Enea brevetta metodo per produrre lo zafferano

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di Paola Ciaramella

Lo zafferano rappresenta una delle spezie più costose al mondo, con prezzi che possono raggiungere 30mila euro al kg; per una bustina di ‘oro rosso’ sono necessari più di 20 fiori, mentre per ottenerne un chilo occorrono 150mila fiori e ben 500 ore di lavoro. L’Enea ha brevettato un metodo biotecnologico che consente di produrre in grandi quantità, a basso costo e con alti livelli di purezza le crocine, le molecole di colore giallo-rosso dei fiori di zafferano, utilizzate storicamente come coloranti in pittura e ingredienti alimentari, ma che vantano proprietà antiossidanti e funzioni protettive nei confronti di malattie degenerative della retina e di alcune forme tumorali. L’invenzione descrive sequenze di DNA, vettori, proteine e il loro uso per la produzione biotecnologica di apocarotenoidi di zafferano ad elevato valore aggiunto, in sistemi in vitro. Si tratta dell’unica via “per produrre crocine in grandi quantità, in considerazione dell’impossibilità di ottenerle tramite sintesi chimica e della stagionalità della pianta che fiorisce solo una volta l’anno”, spiega Olivia Costantina Demurtas del Laboratorio Biotecnologie dell’Enea, una delle autrici del brevetto. La coltivazione dello zafferano è limitata a terreni ad altitudini superiori ai 300 metri; ogni pianta produce al massimo 3 fiori, ognuno dei quali porta al massimo 3 stigmi, e tutte le operazioni di raccolta e processamento devono essere svolte manualmente. È inoltre una pianta sterile, aspetto che ne impedisce il miglioramento genetico e delle caratteristiche produttive. “Il metodo che abbiamo messo a punto consente di ottenere pigmenti a costi fino a 100 volte inferiori rispetto a quelli di origine naturale e con livelli di purezza tali da consentirne l’utilizzo anche in biomedicina”, sottolinea la ricercatrice. Descritto sulla rivista di settore Plant Physiology, il sistema ha permesso, ancora, di individuare metodi innovativi di ingegneria genetica per produrre le crocine in batteri, lieviti o piante diverse dallo zafferano. E, grazie a studi sulle molecole biologiche, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile insieme all’Università spagnola di Castilla-La Mancha hanno identificato una serie di geni coinvolti nella produzione delle crocine, pubblicando i risultati – ottenuti con le attività di caratterizzazione dello zafferano selvatico, che accumula crocine anche nella parte gialla di altri organi oltre che negli stimmi – su Scientific Report. “Attraverso l’uso di tecnologie ‘omiche’ per determinare i meccanismi che controllano la sintesi di crocine – aggiunge Gianfranco Diretto, del Laboratorio Biotecnologie dell’Enea – abbiamo ottenuto una serie di geni associati all’accumulo di queste molecole e i risultati saranno oggetto di studi futuri al fine di aumentarne la produzione”.