Roma, 12 feb. (Labitalia) – Il settore della birra (artigianale e industriale) in Italia cresce a ritmi sostenuti: sono aumentate del 55% le imprese del comparto, passate da 649 nel 2015 a 1.008 nel 2017, e anche l’occupazione registra percentuali importanti. In tre anni i lavoratori sono cresciuti del 16%, passando dai 7.893 addetti del 2015 ai 9.126 del 2017. I dati verranno illustrati nel corso di ‘Beer Attraction’, fiera del settore in programma a Rimini dal 16 al 19 febbraio. I numeri mettono in evidenza, in particolare, la centralità della dimensione ‘micro’ nella produzione di birra: in Italia i birrifici con più di 50 addetti (ossia quelli industriali) sono l’1,5% del totale, mentre quelli con meno di cinque (microbirrifici artigianali) rappresentano l’84%. Confrontando il 2017 con il 2015, le realtà che occupano da 1 a 5 addetti sono cresciute del 57%, con 551 nuovi posti di lavoro (+60%), mentre quelle con più di 50 addetti sono aumentate del 36%, con 206 nuove assunzioni (+4%).
E la legge di Bilancio 2019 ha introdotto proprio per i microbirrifici artigianali indipendenti, con produzione annua inferiore ai 10mila ettolitri, una riduzione di accisa pari al 40%, oltre a una semplificazione della metodologia di accertamento per il pagamento dell’imposta che sarà definita nel decreto del ministero dell’Economia atteso per la fine di febbraio. “Abbiamo raggiunto un risultato importante per il settore artigianale, in cui oltre il 50% delle imprese impiega personale a tempo indeterminato”, spiega Vittorio Ferraris, presidente di Unionbirrai, impegnata nel tavolo tecnico al Mef per la definizione del decreto.
“Grazie al nuovo regime – prosegue – l’intero comparto craft potrà risparmiare circa 6 milioni di euro di tasse l’anno, da poter reinvestire per l’ottimizzazione e l’incremento della produzione. Molti birrifici indipendenti, infatti, oggi sono sottodimensionati, ma da qui al 2021 ci aspettiamo un ulteriore incremento del 10% di posti di lavoro, oltre a investimenti su nuovi macchinari”. I margini di crescita, quindi, saranno rilevanti anche per l’export: “La birra artigianale italiana – sottolinea ancora il presidente di Unionbirrai – è sempre più richiesta all’estero, ma al momento le esportazioni assorbono solo il 5% della produzione. Tanti microbirrifici non riescono a rispondere neppure alla domanda del mercato italiano. Con l’aumento della produzione e le semplificazioni contenute nel decreto auspichiamo vengano rimossi anche tutti quegli impedimenti burocratici che oggi ostacolano la vendita dei nostri prodotti oltreconfine. In questo modo anche il nostro export potrà aumentare notevolmente”.