Borsa: Milano perde quota (-4%), raffica di sospensioni

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Milano torna a perdere quota (-4%) sotto la pioggia di vendite. In asta di volatilità non solo i titoli finanziari, Banco, Bper e Unipol ma anche Telecom ed Exor.

Le borse europee restano in calo dopo che l’avvio scoppiettante di Wall Street con le quotazioni del greggio a 34 dollari al barile ha ceduto il passo a un rialzo risicato del listino Usa. Londra cede lo 0,38%, Parigi lo 0,87%, Madrid l’1,07%, Francoforte l’1,42%. Milano fa peggio (-3,16%) appesantita dalle banche tra vendite speculative e un mercato deluso dalle garanzie sulla cartolarizzazione dei crediti deteriorati. Banco Popolare e Bper sono finite in asta di volatilità, Unicredit e Mediobanca perdono oltre il 6%. Stop anche per Telecom.

Ancora una seduta da dimenticare per la Borsa di Shanghai che cede il 2,92%. A pesare, ancora una volta, le incertezze sulla tenuta dello yuan e l’onda lunga della gelata arrivata ieri dai dati sull’industria cinese, al settimo calo consecutivo. Forte corrente di vendite anche su Shenzhen che perde il 4,18 per cento.

Prese di beneficio sul mercato giapponese dopo la crescita della vigilia: la borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,7% con l’indice Nikkei che scende a 17.041,45 punti.

Borse di Asia e Pacifico incerte dopo che la Fed che ha mantenuto invariati i tassi di interesse, ha espresso preoccupazione per lo stato dell’economia. A pesare sui mercati è sempre la Cina all’indomani del settimo calo consecutivo dell’industria cinese che si fa sentire su Shanghai con il listino che perde il 2,92 per cento. Il listini guardano anche al saliscendi del petrolio. Tra le Borse male anche Shenzhen (-4,18%). Poco mossa, invece, Hong Kong (-0,13%), in lieve rialzo Seul (+0,48%), Sidney (+0,60%) e debole Tokyo (-0,71%) alla vigilia di una serie di dati macro tra cui l’inflazione e la produzione industriale. “La Fed riconosce la realtà” e cioè “che la prospettiva è diventata più incerta e sta segnalando che ci possono essere meno rialzi dei tassi”, sottolinea a Bloomberg Shane Oliver della AMP Capital Investors a Sidney. Sul fronte europeo i futures sono in negativo. Tra i dati sensibili di giornata il pil in Gran Bretagna, la fiducia dei consumatori nell’Eurozona e l’inflazione in Germania.

 

Milano torna a perdere quota (-4%) sotto la pioggia di vendite. In asta di volatilità non solo i titoli finanziari, Banco, Bper e Unipol ma anche Telecom ed Exor.

Le borse europee restano in calo dopo che l’avvio scoppiettante di Wall Street con le quotazioni del greggio a 34 dollari al barile ha ceduto il passo a un rialzo risicato del listino Usa. Londra cede lo 0,38%, Parigi lo 0,87%, Madrid l’1,07%, Francoforte l’1,42%. Milano fa peggio (-3,16%) appesantita dalle banche tra vendite speculative e un mercato deluso dalle garanzie sulla cartolarizzazione dei crediti deteriorati. Banco Popolare e Bper sono finite in asta di volatilità, Unicredit e Mediobanca perdono oltre il 6%. Stop anche per Telecom.

Ancora una seduta da dimenticare per la Borsa di Shanghai che cede il 2,92%. A pesare, ancora una volta, le incertezze sulla tenuta dello yuan e l’onda lunga della gelata arrivata ieri dai dati sull’industria cinese, al settimo calo consecutivo. Forte corrente di vendite anche su Shenzhen che perde il 4,18 per cento.

Prese di beneficio sul mercato giapponese dopo la crescita della vigilia: la borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,7% con l’indice Nikkei che scende a 17.041,45 punti.

Borse di Asia e Pacifico incerte dopo che la Fed che ha mantenuto invariati i tassi di interesse, ha espresso preoccupazione per lo stato dell’economia. A pesare sui mercati è sempre la Cina all’indomani del settimo calo consecutivo dell’industria cinese che si fa sentire su Shanghai con il listino che perde il 2,92 per cento. Il listini guardano anche al saliscendi del petrolio. Tra le Borse male anche Shenzhen (-4,18%). Poco mossa, invece, Hong Kong (-0,13%), in lieve rialzo Seul (+0,48%), Sidney (+0,60%) e debole Tokyo (-0,71%) alla vigilia di una serie di dati macro tra cui l’inflazione e la produzione industriale. “La Fed riconosce la realtà” e cioè “che la prospettiva è diventata più incerta e sta segnalando che ci possono essere meno rialzi dei tassi”, sottolinea a Bloomberg Shane Oliver della AMP Capital Investors a Sidney. Sul fronte europeo i futures sono in negativo. Tra i dati sensibili di giornata il pil in Gran Bretagna, la fiducia dei consumatori nell’Eurozona e l’inflazione in Germania.