Borse con il freno tirato in vista delle festività pasquali

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Il punto. Il Ftse Mib segna -0,93%, il Ftse Italia All-Share -0,86%, il Ftse Italia Mid Cap -0,44%, il Ftse Italia Star -0,47%.
Mercati azionari europei in rosso. DAX -1,1%, CAC 40 -1,5%, FTSE 100 -1,2%, IBEX 35 -1,2%.
In calo Tokyo con il Nikkei 225 a -0,64%. Negative le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen termina a -1,68%, a Hong Kong l’indice Hang Seng -1,31%.
Future sugli indici azionari americani in ribasso dello 0,3-0,4 per cento circa.
Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -0,64%, Nasdaq Composite -1,10%, Dow Jones Industrial -0,45%.
Il greggio ha perso terreno dopo il dato sulle scorte statunitensi, cresciute la scorsa settimana di 9,4 milioni di barili, quasi quattro volte rispetto le stime (2,5 milioni).
Euro su dollaro sui minimi da mercoledì 16 marzo. EUR/USD tocca quota 1,1149, poi recupera in direzione di 1,1170.
Mercati obbligazionari eurozona in rialzo. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente scende di 4 bp allo 0,18%, anche quello del BTP scende di 4 bp all’1,29%. Lo spread è stabile a 111 bp.

Borse asiatiche
Dopo la seduta contrastata sui mercati europei mercoledì e quella negativa per Wall Street per le Borse asiatiche sono state perdite generalizzate. A spingere le vendite è stato soprattutto l’impatto combinato, e interconnesso, del rafforzamento del dollaro e dell’indebolimento delle materie prime.
A sostenere la divisa a stelle e strisce ha contribuito James Bullard, capo della Federal Reserve (Fed) di St. Louis, che come in precedenza fatto da Dennies Lockhart, della Fed di Atlanta, e John Williams, presidente della Fed di San Francisco, ha lasciato la porta aperta per un nuovo rialzo dei tassi d’interesse Usa già in aprile.
Il petrolio, dopo essersi deprezzato del 4% mercoledì, ha continuato a perdere terreno anche sui mercati asiatici, come ha fatto per altro l’oro, che viaggia ai minimi da fine febbraio. Prese di beneficio ci sono state anche su rame e minerale di ferro (quest’ultimo in declino per due sedute consecutive), mentre sul fronte valutario il dollaro ha portato giovedì a cinque le sedute consecutive di guadagni. E per una volta neppure l’indebolimento dello yen è riuscito a sostenere Tokyo, trascinata invece al ribasso proprio dal declino delle materie prime anche in scia all’annuncio di Mitsui & Co. che mercoledì ha dichiarato di attendersi per l’attuale esercizio il primo rosso dal 1947, quando fu costituita nell’attuale configurazione (la storia della società risale invece al 1876), a causa di aggravi per 225 miliardi di yen (1,79 miliardi di euro) su svalutazioni di attività in gas e rame. Il colosso giapponese del trading delle materie prime, che prevede per l’anno fiscale in chiusura a fine mese una perdita netta di 70 miliardi di yen (circa 560 milioni di euro) contro profitti per 190 miliardi (1,51 miliardi) stimati in precedenza, ha chiuso con un crollo del 7,51% nella peggiore performance di un Nikkei 225 in declino dello 0,64% (leggermente peggio ha fatto l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,70%). Seduta negativa anche per Seoul, con il Kospi che ha segnato una perdita dello 0,46% al termine degli scambi.

La giornata, comunque con il freno tirato in vista delle festività pasquali (venerdì rimarranno chiuse anche le Borse di Hong Kong, Sydney e Singapore), è stata complessivamente negativa, come conferma la perdita intorno all’1% dell’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso. E la performance di Sydney è stata in linea: l’S&P/ASX 200 si è infatti deprezzato dell’1,13% appesantito dai titoli legati alle materie prime (i colossi minerari Rio Tinto e Bhp Billiton hanno registrato cali di oltre il 3%), ma ancor più dal settore finanziario, con crolli che hanno superato il 5% come nel caso di Australia and New Zealand Banking Group. Le performance peggiori nella regione sono però arrivate dalla Cina. In chiusura Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno perso l’1,63% e l’1,68% rispettivamente.
Meglio ha fatto lo Shenzhen Composite che ha limitato allo 0,80% la sua flessione al termine delle contrattazioni. Sostanzialmente allineata a Shanghai la performance della piazza di Hong Kong: l’Hang Seng avvicinandosi alla chiusura è in declino di circa l’1,50% mentre l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, perde oltre due punti percentuali.

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in ribasso a causa della caduta del prezzo del petrolio. Il Dow Jones ha perso lo 0,45%, l’S&P 500 lo 0,64% e il Nasdaq Composite l’1,1%. Il Wti ha lasciato sul terreno il 4% ed è sceso sotto i 40 dollari al barile dopo i dati sulle scorte (superiori alle attese).
Positivo il dato macroeconomico pubblicato in giornata. Le vendite di nuove abitazioni sono cresciute a febbraio del 2% rispetto al mese precedente, attestandosi a 512 mila unità (consensus 510 mila), in netta crescita rispetto alle 502 mila unità della rilevazione precedente. Sul fronte societario male il comparto dell’energia.

Tra i singoli titoli Nike -3,87%. Il colosso dell’abbigliamento sportivo ha comunicato risultati relativi al terzo trimestre del suo esercizio segnati dal progresso degli utili del 20% a 950 milioni di dollari, pari a 55 centesimi per azione, contro i 49 del consensus di Thomson Reuters. Nei tre mesi i ricavi sono cresciuti d ell’8% (14% al netto dei corsi valutari) a 8,03 miliardi di dollari, contro gli 8,20 miliardi previsti dagli analisti.
General Mills +0,33%. Il gruppo alimentare General ha chiuso il terzo trimestre con un utile di 361,7 milioni di dollari, in crescita rispetto ai 353,8 milioni dello stesso periodo di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’Eps si è attestato a 0,65 dollari, 3 centesimi in più delle attese. Peggio del previsto invece il giro d’affari, calato a 4 miliardi da 4,35 miliardi di un prima e contro i 4,08 miliardi indicati dal consensus.
Pepco Holdings +26,88%. Exelon ha ricevuto il via libera dal Distretto della Columbia all’acquisto del gruppo energetico per 6,8 miliardi di dollari.

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in ribasso. Il Dax30 di Francoforte cede lo 0,8%, il Cac40 di Parigi l’1,1%, il Ftse100 di Londra l’1% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,75%. L’indice Gfk che misura la fiducia dei consumatori in Germania si attesta nel mese di aprile a 9,4 punti, in calo dai 9,5 punti della rilevazione precedente e a fronte di attese pari a 9,5 punti.
Sempre in Germania i prezzi alle importazioni nel mese di febbraio sono diminuiti dello 0,6% su base mensile e sono scesi del 5,7% su base annuale. Le attese degli analisti erano fissate su un decremento mensile pari allo 0,3% e di un decremento annuo del 5,1%.
In Francia la fiducia degli imprenditori è stabile a marzo: l’indicatore sulla fiducia negli affari si attesta a 101 punti in calo rispetto alla rilevazione precedente e inferiore alle attese degli analisti entrambe fissate su un indice pari a 103 punti.

Italia
In scia all’andamento negativo di Wall Street e allo scivolone del petrolio anche Milano ha chiuso in ribasso. Giornata tranquilla sul secondario in attesa delle aste di fine mese che iniziano oggi con i Ctz e i Btpi. L’indice Ftse Mib ha ceduto l’1,26% a 18.462 punti.
Sorvegliate speciali le due popolari, Banco Popolare e Bpm, i cui titoli e strumenti derivati sono stati sospesi dagli scambi per tutta la seduta.
Vendite sul resto del comparto bancario: Montepaschi ha ceduto l’1,4%, Intesa SanPaolo il 2,63%, Unicredit oltre il 3%.
Tonfo di Mediaset (-3,32% a 3,658 euro) all’indomani dei conti e della smentita sulla cessione di Mediaset Premium, nonostante resta vivo l’interesse a stringere accordi sui contenuti. Mediaset ha chiuso l’esercizio con un utile netto di 4 milioni di euro, ricavi per 3,52 miliardi e un risultato operativo pari a 231,4 milioni. Gli analisti di Equita hanno ridotto a 4,10 euro il target su Mediaset confermando comunque il giudizio buy.
Sotto pressione il settore oil in scia alla caduta delle quotazioni del petrolio: Eni ha lasciato sul parterre il 2,39% a 13,47 euro, mentre Saipem è arretrata dello 0,29%.
Sprint di Poste Italiane (+3,36%) dopo aver chiuso il 2015 con ricavi in crescita del 7,8% a 30,7 miliardi di euro. Crescita a due cifre per il risultato operativo, salito del 27,4% a 880 milioni, e per l’utile netto, più che raddoppiato a 552 milioni.
Vendite decise su Telecom Italia (-3,73% a 1,007 euro) con il mercato che resta in attesa del nome del nuovo amministratore delegato dopo le dimissioni di Marco Patuano.

I dati macro attesi oggi
Giovedì 24 Marzo 2016
08:00 GER Indice GfK (fiducia consumatori) mar;
08:00 GER Indice prezzi importazioni feb;
08:45 FRA Indice fiducia imprese mar;
10:00 EUR Bollettino Economico BCE;
10:00 ITA Fatturato industriale gen;
10:00 ITA Ordini all’industria gen;
10:30 GB Vendite al dettaglio feb;
11:00 ITA Vendite al dettaglio gen;
12:00 ITA Bilancia commerciale (non EU) feb;
12:00 GB Indice CBI (settore distributivo al dettaglio) mar;
13:30 USA Ordinativi beni durevoli (prelim.) feb;
13:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione;
14:45 USA Indice Markit PMI servizi mar.