di Fiorella Franchini
“Mentre parliamo, sarà fuggito avido il tempo”, ed è inutile sprecare la vita cercando di conoscere il futuro. La filosofia lirica di Orazio sembra prestarsi alla comprensione dell’inafferrabilità della nostra esistenza contemporanea. In realtà, mentre il poeta poneva in primo piano la libertà dell’uomo nel gestire la propria vita e invitava a essere responsabili del proprio tempo, oggi il concetto sottintende ben altro.
Siamo nell’era del nowness, un avverbio che diventa sostantivo e, soprattutto, stile di vita, quello di essere sempre in diretta con le persone care, gli amici, i colleghi, con il mondo, per non perdere nulla di ciò che sta accadendo ora.
Adessità di Bruno Pezzella – Cuzzolin editore – è un compendio di riflessioni sull’età che stiamo attraversando dominata dai mezzi digitali. Un intento ambizioso perché la società liquida muta continuamente conoscenze, aspettative, valori ed è arduo definire la complessità dei fenomeni sociali di cui siamo protagonisti e testimoni.
Bruno Pezzella, giornalista, scrittore, formatore, con uno stile narrativo fluido e sobrio, citando Hakim Bey, David Gelernter, Jakob Nielsen, Bauman, filosofi e analisti, esamina e pone in evidenza aspetti e ragionamenti ricorrenti che inducano il lettore a confrontarsi con la realtà e a interrogarsi.
Immediatezza e informazione sono le peculiarità del vivere moderno, eppure si fa strada lentamente il dubbio su cosa siamo veramente a conoscenza; incombe la questione della “information pollution“, l’emissione d’informazioni a livello inquinante. La quantità di notizie che raggiungono i nostri sensi e l’intelletto, anestetizza la reale percezione, finisce con il farci precipitare nell’incertezza. Siamo diventati tutti ‘informivori’, divoratori d’informazioni, e finiamo per ingerire “solo e sempre notizie che ingrassano, ma non nutrono il cervello”.
La nostra vita è pervasa dal sistema connettivo informatico fino al punto che sono cambiate le abitudini, il modo di pensare, le attività lavorative, la gestione della casa, della famiglia e delle relazioni amicali.
Sappiamo tutto degli altri, le news del mondo di ora, le quotazioni borsistiche, le offerte last minute, le opinioni della gente ma, eccetto quello presente, “la nowness ignora tutti gli altri momenti”. Cambia la percezione del tempo, lo sguardo sulla realtà subisce uno schiacciamento ottico e la prospettiva storica insieme alla progettualità a lungo termine vengono compresse.
Se, come sosteneva Benedetto Croce, la storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell’anima umana è la storia del mondo, così come si dissolve il valore etico della memoria, così la coscienza individuale e collettiva si disgrega. L’inarrestabile necessità di espressione raccontata da Pezzella, non solo evidenzia una Babele di conoscenze ma accentua una solitudine profonda e incolmabile che fa intravedere un futuro incerto e angosciante.
I Social hanno rivoluzionato il nostro senso dell’essere, i rapporti personali sono marchiati dal narcisismo dei selfie e dalla condivisione di ogni momento e ogni gesto. La cognizione umana sta, quindi, evolvendo non solo per forza di leggi biologiche, ma anche e soprattutto di leggi cibernetiche, nuovi linguaggi umani e culturali, inediti comportamenti affettivi ed emozionali, imprevedibili conseguenze psichiche. Conduciamo “più vite contemporaneamente e tutte nel segno dell’impazienza“. Eppure, da un lato c’è il tempo scandito dall’urgenza, dove tutto accade nello stesso istante, contemporaneamente, dall’altro abbiamo “un tempo fermo, immobile, una fotografia del passato costituita da ciò che viene archiviato e che resta immutato, ricercabile”, che non può essere cancellato, ma anzi diventa memoria collettiva della quale non possiamo disfarci. Siamo sempre più proiettati al presente, in cerca di gratificazioni istantanee, pronti a riempire tutti gli attimi liberi, grazie alla perenne connessione. Essere always-on è diventato normale, – sostiene Alessandro Cusmano – e grazie ai dispositivi mobili abbiamo preso l’abitudine di riempire tutti gli attimi liberi. Così l’attesa è morta”.
Il volume è quasi un manuale di sopravvivenza, in questa dimensione temporale anomala e ricca di paradossi, in cui si sovrappongono pensieri precari e confuse emozioni. Storia, mitologia, ricordi personali, reality show e indagini scientifiche consentono all’autore di scomporre “lo spazio temporale che separa i pochi attimi che precedono e seguono l’adesso”. Una giostra di percezioni senza riferimenti temporali dettati dall’uomo e dalla natura ma un movimento incontrollabile, istantaneo, artificioso. Una corrente di dati che non procede in modo lineare e organico, ma flussi spezzettati, schizofrenici, ridondanti, spesso non sollecitati e ancor più spesso non utili. “Un gran bazar dove niente è troppo triviale da essere escluso e niente è così importante da meritare un’attenzione particolare”, ha osservato Hubert Dreyfuss in On the Internet.
Bruno Pezzella, con la leggerezza del narratore, catapulta il lettore in una giostra di parole, argomentazioni e dimostrazioni, che non lasciano scampo e costringono a una presa di coscienza amara del tempo della provvisorietà e del transito. In fondo la sfida non è combattere la rete ma “vivere bene al tempo della Rete”.