Btween, il disfacimento nelle visioni di Anna Rosati e Anuar Arebi. Mostra alla Galleria B4 di Bologna

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in foto © Anuar Arebi - btween - dal progetto Escape 2021 - Italy

L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte, in Italia e all’estero, avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Chiara Fucci

L’incanto nel disfacimento e nella volontà di sopravvivere, intesi come motore e forza di tutto ciò che ci circonda, è il fil rouge che lega le opere di Anna Rosati e Anuar Arebi esposte in occasione della mostra btween, curata da Azzurra Immediato e inaugurata lo scorso 23 aprile alla Galleria B4 in Via Vinazzetti4/b a Bologna. È una doppia visione complementare quella che unisce SCARS di Anna Rosati ed ESCAPE2021 di Anuar Arebi, due indagini che, attraverso obiettivo fotografico e frame video, rivelano l’essenza di ciò che apparentemente non è più ma che a uno sguardo più profondo continua a essere, Anuar Arebi l’ha identificato nelle architetture dismesse e Anna Rosati nella natura. L’elemento umano è solo evocato nelle opere dei due artisti ma non è presente se non idealmente nel disfacimento, che è il prodotto di una relazione causa-effetto, conseguenza e segno del passaggio dell’uomo. Nella distruzione persiste però una volontà di sopravvivenza che, metaforicamente, coinvolge questo grande assente e al contempo complice: l’uomo, il quale, messo alla prova fa tabula rasa, abbandona e si trasforma. Un muro scrostato visibile in uno degli scatti di Anuar Arebi sembra essere l’elemento che materialmente palesa il trait d’union delle opere dei due artisti, rievocando la corteccia dell’albero isolato nella nebbia da cui parte l’indagine di Anna Rosati – visual artist, fotografa e graphic designer – che, come da lei dichiarato, con questo progetto pone l’attenzione sulla compartimentazione: la capacità dell’albero di reagire alle ferite indotte dagli attacchi dell’uomo tramite l’isolamento della zona colpita, da cui per l’appunto il titolo del progetto: SCARS, cioè ‘cicatrici’. Particolari di tronchi diventano astrazioni, in un percorso che dal bianco e nero passa per i diversi colori delle texture degli scatti raffiguranti i dettagli delle cortecce – quasi fossero pitture astratte – e guida l’occhio dell’osservatore nel seguire ciò che l’obiettivo fotografico ha individuato, riconducendolo nuovamente verso il bianco e nero, stavolta delle foglie essiccate e cadute che, seppur non più vive, mantengono la loro meraviglia. Suggestioni, queste, che stimolano una riflessione su quanto ciò che continua a esistere, seppure in altra forma, può ancora stupire, nella natura così come nello spazio urbano. Di quest’ultimo si è fatto testimone Anuar Arebi – imprenditore, musicista e videographer – che ha iniziato la sua indagine nel 2008 alla ricerca di luoghi in cui le parole chiave sono distruzione e abbandono, posti scoperti attraverso un processo di scouting o scovati non volutamente, quasi in maniera epifanica; un’indagine non priva di rischi per i pericoli insiti in queste aree e, spesso, portata avanti con strumenti di fortuna: ai cavalletti ad esempio si sostituiscono pietre o qualsiasi cosa possa fungere da supporto. Esperienze tanto pericolose quanto affascinanti anche perché, come sottolineato dall’Arebi, esse sono legate alla filosofia dell’abbandono dei luoghi urbani e industriali che, in questo periodo storico, riecheggia nello stato d’animo e nell’atteggiamento di chi, messosi in discussione e provato dall’esperienza pandemica, desidera lasciare da parte quanto c’è e iniziare una nuova vita. Dopo una prima indagine solo statica, Anuar Arebi – artista poliedrico – si è avvicinato all’elemento video e al sound design dando vita a un connubio di frame filmici, suoni industriali e compositivi estremamente evocativi, riprodotti da due monitor che affiancano i suoi scatti. SCARS ed ESCAPE2021 appaiono dunque come due facce della stessa medaglia in cui ciò che permane è la distruzione, ricaricata però semanticamente: non più qualcosa che non è ma, al contrario, qualcosa che è, fissato in un qui e ora immobile che sopravvive e resiste nella rovina. La mostra è in programma fino al prossimo 18 maggio e si inserisce anche all’interno della decima edizione di ART CITY Bologna, progetto di sodalizio culturale tra il Comune di Bologna e Bologna Fiere.

in foto © Anuar Arebi – btween – dal progetto Escape 2021 – Italy
in foto © Anna Rosati – btween – dal progetto Scars