Caccia al valore – Banche italiane, la scommessa vincente del 2014

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Lo scorso anno, di questi tempi, la gran parte degli analisti e degli esperti di microeconomia e macroeconomia prospettavano un 2013 borsistico per l’Italia molto difficile, indicando come fattori di criticità la perdurante crisi economica, il clima di Lo scorso anno, di questi tempi, la gran parte degli analisti e degli esperti di microeconomia e macroeconomia prospettavano un 2013 borsistico per l’Italia molto difficile, indicando come fattori di criticità la perdurante crisi economica, il clima di incertezza politica e puntando in particolar modo l’indice contro il settore finanziario, con le banche tempestate da una valanga di giudizi negativi. Gli stessi analisti hanno prevalentemente suggerito di acquistare, all’interno della cosiddetta allocazione ottimale di portafoglio, prodotti finanziari rappresentativi di obbligazioni e azioni dei paesi emergenti o di materie prime come l’oro (bene rifugio per eccellenza) e, per i più prudenti, le obbligazioni governative tedesche a tassi di rendimento reali negativi. I risultati hanno mostrato tutt’altra realtà: nel 2013 i mercati emergenti sono stati protagonisti di una spaventosa fuoriuscita di capitali con i fondi specializzati (sia azionari che obbligazionari) che hanno realizzato in media perdite a doppia cifra, l’oro si è svalutato del 28% e il bund, il future sul tasso decennale tedesco, ha subito una contrazione del 4,5% circa. Per ciò che riguarda la borsa italiana, l’indice FTSEMIB ha realizzato nel 2013 una performance del 16,5%, trascinato al rialzo proprio dal settore finanziario. Di seguito riassumiamo le performance annue dei primi sei istituti di credito italiani: Unicredit: +45%, UBI banca: +41%, Intesa Sanpaolo: +38%, Banco Popolare: +11%, Banca Popolare di Milano: -0,44%, Monte dei Paschi di Siena (-22%). Sul fronte obbligazionario, il BTP decennale ha chiuso il 2013 con un rendimento positivo dell’8% circa e le obbligazioni societarie bancarie sulla medesima scadenza hanno mediamente realizzato performance a doppia cifra. L’Italia, dunque, con le banche in pole position, è stata la scommessa vincente del 2013. Il nuovo anno è appena iniziato e, sorpresa nella sorpresa, l’indice borsistico italiano è in testa alle classifiche di performance dei principali Paesi europei e addirittura mondiali (+7% circa). Le banche sopra indicate, ancora una volta, primeggiano all’interno dell’indice con performance che vanno da un minimo del 6% circa (BMPS) a un massimo di oltre il 20% (UBI Banca e Intesa Sanpaolo). Cosa consigliare a questo punto agli investitori? Come insegna Warren Buffett, bisogna concentrarsi sul valore e non sul prezzo di borsa delle aziende per cui, come abbiamo già evidenziato in passato all’interno di questa rubrica (cfr. Caccia al valore del 20/7/2013 e 23/11/2013), è ancora il caso di profittare dell’enorme differenziale positivo tra valore intrinseco e prezzo di mercato dei principali istituti di credito italiani. Gli aumenti di capitale già approvati dai consigli di amministrazione delle principali banche italiane (Banco Popolare, Banca Popolare di Milano e Monte dei Paschi di Siena in testa) rappresentano un’opportunità irripetibile per programmare finalmente un significativo sviluppo delle attività degli istituti in vista della prospettata crescita economica del nostro Paese, senza la spada di Damocle rappresentata dalla scarsa patrimonializzazione e dall’eccessivo peso dei crediti deteriorati. A titolo di esempio, l’effetto congiunto della svalutazione dei crediti deteriorati da 1,7 miliardi di euro e dell’imminente aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro del gruppo Banco Popolare determinerà un corposo miglioramento dei ratios patrimoniali dell’istituto, pur considerando l’impatto negativo della perdita di esercizio dell’anno 2013 stimata pari a circa 600 milioni di euro. Dopo l’aumento di capitale, il rapporto a prezzi correnti tra capitalizzazione di mercato e patrimonio netto del gruppo sarà del 43% circa, pari a un quarto circa rispetto alla media delle principali banche europee, rappresentando un’opportunità di investimento davvero molto favorevole. Analizzando infine il rapporto tra capitalizzazione e patrimonio netto tangibile (patrimonio netto meno avviamento) delle prime sei banche italiane, pari in media al 63% rispetto a un valore medio del 135% riferito alle principali banche europee, possiamo affermare che tale valore è del tutto ingiustificato alla luce del rafforzamento patrimoniale e del progressivo recupero di redditività dei nostri istituti di credito favorito dal recupero di valore dei titoli di Stato italiani detenuti in portafoglio in seguito alla forte discesa dei tassi di interesse governativi, ai minimi degli ultimi dieci anni e su alcune scadenze ai minimi storici. In sintesi, il mio consiglio per gli acquisti del 2014 (come nel 2013) è il seguente: cari investitori, comprate Italia (banche in particolare).