Caccia al valore – Il lato positivo della crisi

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  Lo scorso giovedì la Banca Centrale Europea (BCE) guidata da Mario Draghi, con una mossa inattesa dagli operatori, ha ridotto il tasso di sconto dallo 0,15% allo 0,05% e ha ridotto di dieci centesimi il tasso di interesse   Lo scorso giovedì la Banca Centrale Europea (BCE) guidata da Mario Draghi, con una mossa inattesa dagli operatori, ha ridotto il tasso di sconto dallo 0,15% allo 0,05% e ha ridotto di dieci centesimi il tasso di interesse praticato alle banche portandolo a un penalizzante tasso negativo dello 0,2%; quest’ultima mossa vuol dire di fatto che le banche europee, che negli ultimi anni hanno preferito depositare la liquidità in eccesso presso la BCE piuttosto che prestare denaro ad altri istituti, si vedono adesso costrette a  impiegare nuovamente le proprie risorse in modo congruo.   Alla luce di quanto accaduto, i tassi di interesse odierni su tutte le scadenze fino ai cinque anni, che si parli di mercati interbancari o di titoli di Stato, sono di fatto prossimi allo zero e i corrispondenti tassi reali (al netto dell’inflazione) su numerose scadenze sono addirittura negativi.   La BCE, oltre a tagliare il costo del denaro, ha scelto di andare oltre le più rosee aspettative degli investitori avviando il programma di acquisto dei titoli detenuti dalle banche emessi a garanzia di crediti, di mutui e di obbligazioni societarie (Abs, Rmbs e covered bond). L’obiettivo degli interventi del governatore centrale è quello di favorire la crescita economica, ritenuta “troppo debole” e, in ultima analisi, di stimolare la ripresa attraverso un duplice canale: ridurre il costo del danaro, agevolando le famiglie esposte ad esempio sui mutui a tasso variabile e, cosa più importante, stimolando le banche a prestare nuovamente denaro a imprese e famiglie.   L’insieme delle decisioni prese dalla BCE è frutto della perdurante crisi economica che ha coinvolto il continente europeo negli ultimi sei anni che ha favorito l’allontanamento del sistema bancario dalle imprese e, in seguito alle politiche economiche recessive imposte dall’Unione Europea, ha generato oltre due milioni di nuovi disoccupati negli ultimi tre anni.   Cercando adesso di semplificare il discorso e di limitarlo al nostro Paese, il pacchetto complessivo di misure anti crisi sopra elencate consentirà alle nostre banche di raccogliere nei prossimi due anni circa 200 miliardi di euro da destinare al sostegno dell’economia reale. Ciò vuol dire che, provando a ragionare in prospettiva e non (come fa la maggior parte degli osservatori) guardando attraverso lo specchietto retrovisore, l’impatto che potrebbe derivarne sul Prodotto Interno Lordo italiano è di un incremento aggiuntivo dell’1,5% nel prossimo biennio che favorirebbe in modo sostanziale la tanto auspicata politica di riduzione delle imposte necessaria a invertire un trend che nell’ultimo decennio ha fatto perdere all’Italia competitività in modo drammatico.   Spostando il discorso dal lato degli investimenti finanziari, il settore bancario italiano, fortemente sottovalutato in borsa, beneficerà in modo importante degli interventi sopra elencati.   I primi sei gruppi bancari negli ultimi cinque anni hanno effettuato svalutazioni per oltre 100 miliardi di euro, hanno posto in essere ricapitalizzazioni per oltre 40 miliardi e hanno beneficiato in modo importante della costante discesa dei tassi di interesse sui titoli di Stato (ai minimi storici) che oggi pesano tra in media tra il 10% e il 20% all’interno dell’attivo patrimoniale.   Analizzando il rapporto tra capitalizzazione e patrimonio netto tangibile (patrimonio netto meno avviamento) delle prime sei banche italiane, pari oggi all’80% circa rispetto a un valore medio del 140% se riferito alle principali banche europee, alla luce dei recenti provvedimenti della BCE che favoriranno in modo sostanziale l’incremento della redditività dei nostri istituti e la ripresa della nostra economia, ritengo (e ribadisco) che l’investimento in azioni bancarie italiane rappresenti un’opportunità di medio periodo davvero molto interessante sotto il profilo rischio/rendimento. La crisi, a volte, ha anche i suoi lati positivi.