Caccia al valore – Il ritorno della politica e la parabola di Mr. Market

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Nell’ultimo ventennio i cittadini italiani hanno visto il succedersi di governi di ogni tipo (centrodestra, centrosinistra, tecnici, larghe intese, ecc.) i cui risultati, in larga parte, sono stati gli stessi: il progressivo peggioramento dell’economia, l’aumento della disoccupazione, l’aumento Nell’ultimo ventennio i cittadini italiani hanno visto il succedersi di governi di ogni tipo (centrodestra, centrosinistra, tecnici, larghe intese, ecc.) i cui risultati, in larga parte, sono stati gli stessi: il progressivo peggioramento dell’economia, l’aumento della disoccupazione, l’aumento della pressione fiscale e la costante crescita del debito pubblico. Lo scollamento tra la classe politica e i cittadini è stato sempre più evidente, il partito dei non votanti è diventato il partito di maggioranza assoluta (la metà degli elettori oramai non si reca più alle urne) e, come logica conseguenza, gli investitori sia italiani che stranieri si sono progressivamente allontanati dal nostro mercato borsistico. Alla disaffezione verso la politica si è aggiunta la disaffezione verso gli investimenti. Il comportamento degli esseri umani è spesso dominato dall’emotività e la chiave del successo di un investitore razionale è racchiusa nella capacità di focalizzare la sua attenzione sui risultati operativi delle società oggetto di investimento senza mai lasciarsi distrarre dall’andamento erratico dei mercati finanziari. Il processo appena descritto riflette in pieno la parabola di Mr. Market di Benjamin Graham, uno dei padri fondatori del Value Investing, che pone in luce la differenza tra l’investitore orientato alla speculazione di breve termine e l’investitore orientato al valore: Mr. Market (la massa degli investitori) ogni giorno acquista e vende porzioni di migliaia di azioni. Il prezzo al quale egli compra o vende non è basato sul valore intrinseco del business sottostante, ma solo sul suo stato d’animo (a volte eccessivamente depresso, a volte eccessivamente euforico). Occorre diventare amici di Mr. Market, profittando del suo atteggiamento folle, acquistando da lui business sottovalutati nei momenti di depressione e vendendogli business sopravvalutati nei momenti di euforia. Il fattore psicologico, dunque, riveste un ruolo determinante per l’investitore razionale in quanto egli tipicamente acquista titoli nelle fasi di generale sfiducia durante le quali la maggioranza degli investitori, orientati alla speculazione, subisce la pressione emotiva e non ha la lucidità mentale per distinguere la differenza tra il valore intrinseco delle aziende e il prezzo di mercato delle stesse. Il tempo, come si dice, è galantuomo e prima o poi ci sarà un fattore catalizzatore che favorirà l’inversione  di tendenza dei prezzi e la convergenza tra prezzo di mercato e valore reale dei business acquistati. La parabola di Mr. Market appena descritta è quanto mai attuale se riferita all’atteggiamento di rifiuto del popolo italiano nei confronti della politica che, di fatto, è figlio dello sdegno nei confronti di una classe politica sempre più lontana dalle esigenze della vita reale. Come nel caso dell’investitore irrazionale orientato al breve termine, il cittadino medio oggi attraversa una fase di forte confusione e ha dimenticato il ruolo indispensabile della politica, definita da Aristotele come l’amministrazione della cosa pubblica per il bene di tutti. Tuttavia, anche in questo caso, prima o poi ci sarà un evento catalizzatore che determinerà una violenta inversione di tendenza e restituirà alla politica il ruolo che le compete. Il governo Renzi, a pochi giorni dal suo insediamento, ha già licenziato la nuova legge elettorale, ha tagliato l’IRPEF per dieci milioni di lavoratori, ha ridotto l’IRAP del 10%, ha aumentato le rendite finanziarie al 26%, ha fortemente incentivato i contratti a termine e di apprendistato, ha sbloccato 68 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione entro luglio e ha annunciato altri importanti provvedimenti su scuola, casa e territorio. La speranza comune è che, una volta tanto, i disfattisti si facciano da parte e diano a questo governo la possibilità di restituire credibilità al nostro Paese. In ultima analisi, l’improvviso ritorno di interesse (e di passione) per la politica unitamente alla recente ripresa del mercato borsistico italiano, rappresentano forse i primi segnali di un’inversione di tendenza dell’economia reale e della fine di uno dei decenni più bui della storia del nostro Paese dal dopoguerra. Noi ci crediamo.