Calcio, Diritti TV e la corda troppo tirata

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Non era mai successo prima. A giugno inoltrato, i tifosi di calcio, che sono decine e decine di milioni in Italia, ancora non sanno esattamente dove potranno seguire la loro squadra del cuore di Serie A la prossima stagione in TV o in streaming tramite web ed app.
Se per le coppe europee la situazione è chiarissima con i diritti sia di Champions che di Europa League in mano a Sky ed una partita in chiaro trasmessa dalla Rai ad ogni turno, per il campionato nazionale, dopo i problemi con gli spagnoli di Mediapro, si è arrivati ad un nuovo modo di vendere i diritti, una scommessa che potrebbe rivelarsi piuttosto azzardata. D’altronde non è detto che non si possa scommettere su questa situazione qui magari accedendo a online-casino-espana.es.
Non ci sarà più infatti una vendita per squadra ma per pacchetti di fasce orarie senza limiti in fatto di device. Dunque chi acquisirà un pacchetto, potrà trasmettere le partite sia in TV che sul web. Visto che nessuno degli operatori potrà acquisirli tutti, c’è il potenziale rischio che un tifoso per vedere tutte le partite della sua squadra debba fare più di un abbonamento ma si spera che tra le varie compagnie si giunga ad un accordo per dare modo di poter vedere tutte le partite di una squadra tramite un solo operatore.
Inoltre la Lega di Serie A ha deciso di ridurre drasticamente le possibilità delle reti in “chiaro” di mostrare quanto meno highlights e gol. Solo dopo le 22 della domenica potranno essere mostrate le partite del weekend, compresi gli anticipi del sabato. Se non ci saranno variazioni a tutto questo, in una situazione del genere una trasmissione storica anche per l’immaginario collettivo nazionale come 90′ Minuto della RAI andrebbe a scomparire o trasformarsi in una trasmissione esclusivamente di calcio “parlato”. Sul piede di guerra i giornalisti sportivi della TV pubblica ma i margini di manovra sono davvero esigui.
Questi cambiamenti, che dovrebbero valere per i prossimi tre campionati, hanno ovviamente come scopo ultimo quello di far arrivare alle società calcistiche maggiori introiti dai diritti televisivi quantificati all’incirca in trecento milioni di euro ma la saggezza popolare ci ricorda anche che la corda troppo tesa poi rischia che si spezza.
La passione degli italiani per il calcio è innegabile ma l’idea che si debbano sottoscrivere due abbonamenti distinti per seguire tutte le partite di una squadra potrebbe disincentivare un buon numero di utenti sia per ragioni economiche ma anche nella percezione di un sistema troppo complicato da seguire e gestire.
La drastica riduzione del calcio in chiaro con highlights soltanto la domenica sera inoltrata anche rischierebbe di rendere il calcio un prodotto lontano da quelle TV generaliste che possono pure ricoprire un ruolo di promozione magari per le generazioni più giovani che iniziano a conoscere il calcio e la Serie A magari a casa dei nonni che non hanno un abbonamento.
I prossimi giorni saranno quelli decisivi per l’assegnazione dei pacchetti. La speranza è che chiunque li vinca (in corsa ci sono Mediapro, Sky, Perform, Mediaset, Tim e Italia Way) abbia poi una gestione oculata negli accordi con altri operatori fruttuosi per tutte le parti in causa.